venerdì 8 gennaio 2021

Tempi passati. Sfogliamo un libro scritto da un siciliano,

 Borgese Giuseppe Antonio,

Il libro: GOLIA

La nazione   italiana ebbe origine, come tutte le altre nazioni europee, verso la fine del MedioEvo, ma nacque in modo diverso. L'Italia non fu fatta da re o capitani;  essa fu la creatura di un poeta: Dante. Gli stranieri che identificano l'Italia con Dante hanno in sostanza ragione. Il suo temperamento e la sua opera ebbero una influenza decisiva, aumentata col passare dei secoli, finchè divenne essenziale nelle classe dirigenti del popolo italiano. Non è in'esagerazione dire che egli fu per il popolo italiano quello che Mosé fu per Israele.

La sua biografia, com'è spesso accaduto ai fondatori di religioni e di nazioni, è nettamente spartita in due dal fallimento della carriera naturale e dall'inizio delle peregrinazioni. Dante fu cacciato in esilio nel 1302, quando aveva trentasette anni, e fu la sua Egira.

La sua prima giovinezza era stata, nel complesso, mediocre. Apparteneva a gente nobile senza denari, con scarso sangue azzurro e probabilmente priva di terre. Morendo,  i genitori avevano abbandonato questa debole fronda, nel violento ambiente di Firenze medievale. Anche di salute era malfermo, e d'aspetto  poco attraente. Non erano mancate voci calunniose sul suo conto; era accusato da "amici" per lo meno sarcastici, di scorrettezze in questioni di denaro e di mancanza di coraggio personale nei confrontio di coloro che insultavano l'onor suo e della sua famiglia.

All'età di nove anni si era innamorato, fuor di regola,  e forse patologicamente, di una fanciulla  press'a poco della sua età  di nome Bice o Beatrice. Ma è ragionevole dubitare che ella si accorgesse mai della fiamma  che aveva acceso nell'animo del ragazzo. In seguito, sposò un banchiere di Firenze, e benchè morta giovanissima, sembra che fosse una creatura normale, non senza gaiezza e un tocco di civetteria e di crudeltà femminile.

Alla morte di Beatrice, Dante compose un libricino in memoria, intitolato la Vita nuova, dove sollevò la donna della sua fantasia, della quale non aveva sfiorato le dita, così alta in Paradiso da venir seconda soltanto alla Vergine; e lo chiuse con la promessa di celebrare  la stessa donna in un'opera maggiore, anzi di vivere  e di morire soltanto nella luce della sua gloria. Fu tuttavia dopo quella mistica evasione dalle delusioni della giovinezza che egli ebbe le sole esperienze di vita reale di tutta l'esistenza.

Negli anni dal 1295 al 1301 entrò nella vita politica della sua città; fu più volte chiamato a tener pubblici uffici e a partecipare ad ambascerie; ebbe anche famiglia con moglie e figli.

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Quella sopra riportata è semplicemente la prima pagina di un libro antifascista "Golia" scritto da  Borgese Giuseppe Antonio. Era nato nelle Madonie e dopo aver conseguito laurea e cattedra universitaria in Italia, preferì durante tutti gli anni trenta insegnare in Università americane, dove collaborando con Gaetano Salvemine si impegnò nelle attività e iniziative antifasciste. In quegli anni sposò la figlia di  Thomas Mann.

Nel 1948 rientrò in Italia.

La casa di cui alla superiore foto fu l'abitazione natale, in Polizzi Generosa, oggi destinata ad ospitare un centro culturale dedicato alla valorizzazione dell’opera dello scrittore

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