domenica 22 novembre 2020

Alle radici del Cristianesimo

Ritualità bizantina

ICONOSTASI:
 Quella parete a cui vengono appese file di icone e che separa il celebrante dal resto della chiesa di tradizione bizantina.      
  L'intento è, sarebbe, di mostrare una sorta di summa teologico-visiva, una sorta di chiave interpretativa del mistero cristiano. Non di semplice elemento decorativo si tratta quindi, ma di mostrare un senso teologico. 
  Il velo del Tempio di Salomone si squarciò alla morte di Cristo: su questa rievocazione, le porte regali (centrali) vengono aperte durante le ufficiature.

Le icone esposte non si propongono di rievocare un avvenimento o un personaggio, tendono piuttosto ad interpretarlo in chiave simbolica, secondo l'interpretazione dei Padri della Chiesa delle origini, appunto il mistero. Ecco perchè di esse non si dice che vengono dipinte; esse vengono da parte dell'iconografo "scritte" e da parte del fedele vengono "lette" in quanto possiedono dei messaggi.
La stessa materia usata per "scrivere" una icona costituisce già di per se un messaggio: tavola di legno incavata e ricoperta di strati di gesso, colla e tela; colori di pigmenti vegetali e minerali; acqua e tuorlo d'uovo; oro in foglio. Il tutto ordinato nell'esecuzione come si trattasse di un rito.
(segue)
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Dio esiste? Hans Kững, un teologo dei nostri giorni da sempre impegnato nel dialogo fra le religioni, in un volume "voluminoso" non ha esitazione e dice si, esiste. Lo dimostra o comunque prova a dimostrarlo, in oltre mille pagine di un suo libro.

Estrapoleremo per alcune settimane alcune pagina dal testo -forse il più impegnativo fra gli innumerevoli suoi libri-. 

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Io penso, dunque sono?: René Descartes.

1) Non c'è da stupirsi che proprio i matematici si siano dimostrati particolarmente interessati a una certezza incondizionata, assoluta, nel campo della vita e del sapere. Abituarsi alle più volte esigenze di certezza, essi, infatti non potevano non rimanere affascinati dalle conoscenze evidenti e indipendenti dall'esperienza (a priori), che la matematica  rende possibili. Perchè la verità non dovrebbe poter essere stabilita con una sicurezza quasi matematica, che la sottragga a tutte le fluttuazioni dell'opinione privata e pubblica, anche al di fuori dell'ambito, in verità molto astratto, dei numeri puri e delle possibilità pure, e cioè nella concreta realtà della vita? Nell'età moderna la certezza della matematica, una certezza cioè che esclude qualsiasi dubbio, è divenuta l'ardente aspirazione dei filosofi. Con il nuovo ideale conoscitivo ha avuto inizio una nuova epoca, l'epoca del calcolo, dell'esperimento, delle scienze naturali esatte.

1. L'ideale della certezza matematica

   Nessuno incarna l'ideale moderno di una certezza matematico-filosofica incondizionata meglio del geniale fondatore della geometria analitica e della filosofia moderna, il cui nome Cartesius è diventato sinonimo di clarté, di una chiarezza del pensiero geometricamente esatta, ma che, in quanto persona e in quanto filosofo, è rimasto un grave problema: questo René Descartes (1596-1650) era, fondamentalmente, un fisico o un matematico, un buon cristiano o un razionalista "cartesiano", un moderno apologeta della fede tradizionale o il padre della miscredenza moderna, a ragione perciò messo all'Indice da Roma e condannato dal Sinodo riformato d'Olanda?

Necessità del metodo esatto

   L'allievo dei gesuiti, abituato fin dalla giovinezza malaticcia a dormire a lungo al mattino -per cui, quando, a cinquantaquattro anni, su invito della regina Cristina di Svezia, si trasferirà, accompagnato da un ammiraglio su una nave da guerra, nel rigido inverno di Stoccolma, con il compito di recarsi ogni mattina alle cinque a intrattenere la regina sulla propria filosofia contrarrà la polmonite che doveva portarlo alla tomba-, fin dall'inizio dei suoi studi aveva provato avversione per la filosofia aristotelico-scolastica tradizionale, e si era invece subito sentito attratto dalle discipline matematiche, a motivo  della certezza (certitude)  ed evidenza delle loro dimostrazioni. A che cosa può servire una filosofia, le cui basi scientifico-naturale si è venuta rivelando (per opera di Copernico, Keplero, Galileo) sempre più insicura? Questo doveva essere il suo problema.

   Descardes giustifica il proprio distacco dalla tradizione in una "pagina autobiografica", tanto personale quanto meditata, soffusa di elevata serenità e letteralmente eccellente, posta in apertura del suo primo scritto a stampa, "Discorso sul metodo per condurre bene la propria ragione e ricercare la verità nelle scienze" , cui sono annesse, come appendice e "saggio", una geometria analitica e un'ottica geometrica. Questo monumento classico della prosa francese contribuì non poco, assieme all'Istitutio religionis christianae del riformatore Jean Cauvin, all'abbandono del latino quale lingua dei dotti. Ora nella problematica attuale ci è di aiuto proprio il fatto che questo fondatore del pensiero moderno si proponga di "mostrare le vie da me seguite e rappresentare come in un quadro la mia vita, affinchè ognuno possa giudicarne". Descardes costringe noi uomini del nostro tempo -per questo egli è la prima figura su cui deve concentrarsi il nostro interesse particolare- a interrogarci proprio sull'esistenza di Dio, a riflettere in maniera radicale sul nesso che intercorre tra fede, ragione e certezza, tra teologia, filosofia e scienze naturali.

(Segue)

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Alle radici del Cristianesimo sta l'Ebraismo.

Alcune riflessioni

1) Oltre la metà di chi si professa ebreo vive negli Stati Uniti d'America. Da oltre un trentennio più della metà dei matrimoni non avvengono più all'interno delle comunità ebraiche; si tratta ormai di matrimoni misti. Gli studiosi in questo dato colgono: a) da un punto di vista prettamente "liberale" l'apertura dopo parecchi secoli dell'ebraismo americano alle società di diversa cultura circostanti, b) dal punto di vista religioso e da quello conservatore come perdita progressiva dell'identità. Ed in effetti si calcola che nel giro di due, massimo tre generazioni, le forme pure di "ebraismo" saranno da riconoscere solamente in piccole comunità più che ortodosse.

Molti saggisti intanto cominciano a chiedersi se effettivamente l'ebraismo possieda o meno una natura religiosa. Anche in Italia moltissimi, in effetti, sono gli uomini di cultura, giornalisti, politici e professionisti noti al grande pubblico che lasciano conoscere la loro origine ebraica e nello stesso tempo tutti però cogliamo da loro che non tutti attribuiscono al dato dell'essere ebrei valore religioso.

Forse -da sempre- quella che è ritenuta religione degli ebrei in effetti è una mescolanza di etnicità e di religione.

(Segue)

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