sabato 3 ottobre 2020

Una riflessione la settimana: "La libertà non è sicurezza"

 Ágnes Heller è stata una filosofa e saggista ungherese. Durante la seconda guerra mondiale, il padre la incoraggiava, a lei che era una giovinetta, ad uscire da casa pur sapendo che era rischioso dicendole che "esseri liberi non corrisponde ad essere sicuri". Ed infatti essa finì rinchiusa nel "ghetto" ebraico da dove fu liberata con l'arrivo dei russi a guerra quasi finita, mentre il padre, che tanto amava la libertà, non tornò mai più dalla deportazione ad Auschwitz.

 Essa, Agnes Heller, nel dopo guerra divenne allieva del filosofo Lukàcs e ricordando sempre quanto il padre le aveva insegnato (la libertà viene prima della sicurezza) nell'Ungheria comunista non esitò mai a criticare lo stalinismo e nei suoi studi, avendo approfondita l'etica di Lenin, non esitò a scrivere che Lenin, al pari di Hitler, non aveva posseduto mai un'etica. 

  Nel 1968 condannò senz'appello la repressione russa di Praga e le arrivò subito l'accusa di negazionismo della rivoluzione d'ottobre. Fuggì dall'Ungheria e riparò in Australia, dove con i suoi testi rinnegò tutta l'impostazione marxista. Da titolare della cattedra newyorchese che era stata di Hannah Arendt incoraggiò il progetto di crescita dell'Unione Europea e definì il terrorismo islamico "nuovo nazismo". Non tardò a dichiararsi irriducibile nemica dell'allora, ed attuale, premier ungherese Viktor Orban, il sovranista europeo per eccellenza.

  Si attenne fino alla fine (19 luglio 1999)  a quanto il padre le aveva detto: "esseri liberi non corrisponde ad essere sicuri".

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