martedì 6 ottobre 2020

Cose da conoscere. Storie, sinossi, tabelle e curiosità per non essere disorientati (11)

 Storia italiana in sintesi

1859

==Gennaio; Le diplomazie internazionali e la stamps parlano insistentemente della imminente guerra fra il Regno di Sardegna e l'Austria. Truppe austriache sono di fatto ammassate  al confine con il Piemonte. Manifestazioni soprattutto studentesche, si verificano in diverse città al grido di viva VERDI (giocando sull'equivoco tra il nome del grande musicista e la sigla di: Viva Vittorio Emanuele Re d'Italia).
==1 Gennaio; Napoleone III lascia intendere all'ambasciatore austriaco, durante il tradizionale ricevimento del corpo diplomatico, i propositi di guerra della Francia nei confronti dell'Austria.
==10 Gennaio; Vittorio Emanuele II dichiara di fronte al Parlamento subalpino di "non essere insensibile al grido di dolore che da tante parti d'Italia si leva verso di noi".
\==17-18 Gennaio; Il principe Giuseppe Napoleone, cugino di Napoleone III, giunge a Torino per siglare con Vittorio Emanuele II un progetto segreto di alleanza fra la Francia e il Regno di Sardegna. Il trattato prevede l'impegno della Francia ad aiutare il Piemonte nel caso che sia attaccato dall'Austria; la costituzione alla fine della guerra di un regno dell'Alta Italia, dalle Alpi ad Ancona, con possibilità di annettere i territori della Legazione, la cessione alla Francia della savoia (la sorte della contea di Nizza è rinviata ad una successiva occasione). Al trattato sono annesse due convenzioni, una militare e una finanziaria. La prima stabilisce che le forze  alleate da impegnare in Italia saranno di circa 300mila uomini; 200mila francesi e 100mila sardi; che il comando supremo spetterà all'Imperatore e che l'inserimento dei volontari nell'Esercito sardo dovrà avvenire in modo da accogliere solo truppe "istruite e disciplinate", per evitare la formazione di gruppi rivoluzionari (forse riferimento ai mazziniani). La seconda  stabilisce che le spese di guerra saranno rimborsate alla Francia dal regno dell'Alta Italia per mezzo di annualità corrispondenti a un decimo delle entrate del regno stesso.
(segue)

Novecento

1946

Rinascono i partiti

1 Gennaio; La giurisdizione politico-governativa sulle regioni del Nord Italia viene trasferita dai comandi militari alleati al governo italiano. Resta sotto il governo alleato solamente la Venezia-Giulia. Intanto in Italia inizia il non facile cammino della "democrazia". Nell'intento di gradualmente vedere il posizionamento dei partiti usciti dalla Resistenza iniziamo a capire come si muoveva il Partito Comunista, fortemente collegato con l'Unione Sovietica seppure la Liberazione fosse arrivata dagli alleati occidentali.

Il 6 gennaio del 1946 chiude i lavori il Congresso del Pci, che erano stati aperti il 29 dicembre precedente a Roma con la partecipazione di duemila delegati. Il segretario Palmiro Togliatti aveva trascorso lunghi anni del suo esilio nella Russia di Stalin e ne aveva condiviso -sostanzialmente- tutte le vicende, che per la verità alla luce della Storia non furono per nulla umane, edificanti. Nella relazione presentata ai delegati Togliatti trattegia per l'Italia la costruzione di un "partito nuovo" che faccia proprio il percorso "democratico e repubblicano" con contenuti innovativi. La struttura di partito e di società immaginata sembrò aperta agli ammiccamenti in direzione di una società permeata di socialità e di "democrazia progressiva" che avrebbe dovuto costituire la "via italiana al socialismo". Altro tema a lungo dibattuto fu, avendo imboccato e data per scontata la via democratica, la possibile unificazione con i socialisti che, però, il larga parte aborrivano -alla radice- il sistema sovietico che, invece,  ancora per decenni costituirà -al di là delle dichiarazioni ufficiali- un faro per il gruppo dirigente comunista. Gruppo dirigente che, come vedremo in seguito, non riuscì mai con convinzione a dissentire sulle repressioni sovietiche in Ungheria e successivamente in Cecoslovacchia. 

Nei primi anni sessanta del Novecento la presa di distanze dei socialisti dall’esperienza sovietica diviene netta e conseguentemente la divaricazione dal pci diventa definitiva. Il pci chiuderà la sua vicenda storica subito dopo il crollo del muro di Berlino.

Vedremo, in prosieguo, le linee politiche seguite degli altri partiti ri-sorti dalla Resistenza, il Psi, la Dc, i Liberali etc.

Linguaggio

-discorsi e chiacchiere a vuoto-

Come parlano i politici? E cosa nasconde il registro che scelgono?

Per Rita Limbrandi, docente di Storia della lingua italiana e di Linguistica: il linguaggio in uso dai politici è quello da social network, con la frantumazione della sintassi e il predominio delle frasi a effetto. La lingua “non è solo uno strumento neutro ma ha la forza di costruire la nostra identità. Il liguaggio politico oggi insegue i media, cerca di conquistare le prime pagine alzando il tiro e con la volgarità. Ciò comporta una riduzione dei contenuti, una crescita degli slogan, la predilizione dei sostantivi a effetto, a danno delle forme verbali come nei social network”..
Su Grillo, scrive: Grillo “sceglie il turpiloquio e usa la parolaccia come intercalare aggressivo. Il suo modo di parlare è vicino a quello della Lega Nord e nasconde un vuoto di ragionamento, di profondità e riflessione. Non c’è organizzazione di partito nel movimento e chi è il popolo della rete rispetto a tutti gli altri?”.
rubrica curata da Vincenzo

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