domenica 11 ottobre 2020

Alle radici del Cristianesimo

Vincenzo Pagliaconsigliere spirituale della Comunità di Sant'Egidio 

Saverio Gaeta, giornalista, saggista, vaticanista 

Essere cattolici - Dialoghi con Saverio Gaeta - Mondadori

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Saverio Gaeta:

Agli inizi del XX secolo il filosofo Benedetto Croce affermò che "non possiamo non dirci cristiani". Avviando questo nostro dial sul significato e sull'attualità dell'essere cattolici, vorrei innanzitutto lanciare una provocazione: non è che, a meno di un secolo  di distanza da quella affermazione e dopo duemila anni di cristianesimo, stiamo per raggionare intorno a qualcosa che ha senso soltanto per pochi intimi ? Di fatto, anche se centinaia di milioni di persone continuano a frequentare le chiese e i sacramenti, ben di più sono quelle che fanno parte, per scelta o per semplice non curanza, della società "secolarizzata", se non addirittura "scristianizzata"" ...

Vincenzo Paglia:

In effetti il Novecento è stato il secolo più secolarizzato della storisa cristiana: la fede è stata man mano spinta  nell'angolo della vita privata, facendole perdere quella rilevanza che aveva nella società nei secoli precedenti. Era del resto convinzione largamente diffusa tra gli intellettuali, sin dall'Ottocento, che le religioni sarebbero state spazzate via dal progresso scientifico e umanistico. E, con le religioni, ovviamente il cristianesimo. Questo processo ha spinto qualche storico a interpretare il Novecento come un secolo "uscito" da Dio, quindi emancipatosi dalla religione, disincantato e adulto nelle proprie scelte. Nel contempo, però, questo secoilo "uscito da Dio" è stato anche il più tragico della storia umana: mai infatti si sono visti regimi totalitari e sanguinari come il nazi-fascismo e il comunismo ateo; mai sono scoppiate guerre così terribili come i due conflitti mondiali; e poi la Shoà, i genocidi, le pulizie etniche. Sul finire del Novecento è però accaduto che le religioni, invece di scomparire, sono tornate sulla svena della storia. Il crollo delle ideologie eil fallimento di un'idea ottimistica del progresso hanno provocato un insopportabile vuoto esistenziale che ha mosso i cuori a ricercare nella dimensione religiosa il senso della vita. Se il mondo era "uscito da Dio", Dio non era uscito dall'uomo. Le religioni erano rimaste nel tessuto di vita di moltissime persone e sono "tornate di moda" . Non si deve peraltro dimenticare che per la Chiesa Cattolica il Novecento è stato il secolo più missionario della propria storia e anche quello più ricco di martiri: milioni e milioni sono stati i cristiani uccisi, nelle più diverse parti del mondo, a motivo della loro fede. La nota frase di Benedetto Croce, sebbene in un senso forse diverso da come lui la intendeva, conserva una parte consistente di verità e spinge a ritenere che il tema del nostro dialogo non riguarda solamente pochi intimi, ma tocca il cuore di tanti. L'attuale rinascita della religione, un fenomeno straordinariamente ricco e complesso, non manca tuttavia di contraddizioni. Talora vengono definiti "religiosi" atteggiamenti psicologici tesi a ricercare tranquillità e benessere. Ma la fede è ben più di un vago benessere: essa richiede adesione interiore e scelte precise. Già Tertulliano, nei primi secoli del Cristianesimo, diceva che non si è cristiani per nascita, ma per scelta, . Insomma, cristiani si diventa con scelte che coinvolgono profondamente chi le compie. E la decisione fondamentale è quella di seguire Gesù non in modo astratto ed esteriore, ma con il coinvolgimento del cuore e della vita. Questo nuovo secolo,  iniziato con un pesante carico di problemi e di angosce, ha bisogno di credenti con una fede ben più profonda  e radicale di quella che forse in tanti, nel Novecento, vivevano come "pia abitudine".

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 11 Ottobre:

Miniera di Diamante

dal breviario laico di Gianfranco Ravasi - Mondadori

L'Italia è come un signore che sa di avere sotto il suo campo una miniera di diamanti, ma preferisce coltivarci sopra patate e costruirci capannoti

Jack Lang

   E' difficile smentire questa considerazione dell'ex ministro francese della Cultura, Jack Lang. Il patrimonio culturale che i nostri padri ci hanno lasciato è sterminato. Purtroppo, però, soprattutto in epoca recente, essi hanno avuto come eredi dei veri e propri stupidi o barbari che hanno cominciato allegramente a sfregiare quei lasciti, a coprirlo di capannoni e di orridi edifici, a calpestarlo con disprezzo. Ormai questo lamento sulla devastazione ambientale e monumentale, spesso persino avallata da leggi insensate, è diventato un luogo comune che talora è bollato comer maniacale.

   E' così che si abbassa progressivamente lo stile di vita, che si trovano giustificazioni per gli scempi edilizi o per gli orridi graffiti urbani, che ci si disinteressi di arte e di musei a partire già dalla scuola, protessa solo su internet e sull'inglese. La corruzione non è solo una questione di etica ma anche di estetica: il Nobel messicano Octavio Paz (1990) affermava che un popolo comiuncia aguastarsi quando corrompe la sua grammatica e il suo linguaggio. Banalità, volgarità, stupidità che ci assediano sono il segno della perdita non solo del senso del bene ma anche del bello. La bruttezza delle città e delle cose genera anche brutture ed brutalità morali. La deggenerazione nello stile di comportamento trascina con sé un calo dei valori e della dignità umana. Per questo è necessario riscoprire i veri diamanti della cultura, della spiritualità, della bellezza.

Gianfranco Ravasi 

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