venerdì 18 settembre 2020

Referendum. In Italia la politica è affondata nel risentimento, nell'antipolitica populista e nel sovranismo antieuropeo


Liliana Segre - Senatore:

"Mi pare che la questione venga
un po' troppo drammatizzata. Ci sono
buone ragioni sia per il Sì sia per
il No
". La senatrice a vita si
schiera per il No al referendum
costituzionale sul taglio dei
parlamentari in programma per
il 20 e 21 settembre. E spiega
le sue ragioni a La Repubblica:
 "Io alla fine mi sono orientata
per il No soprattutto in coerenza
con il mio atteggiamento generale
verso il Parlamento. Sono entrata al
Senato in punta di piedi, onorata
e sorpresa della scelta del
Presidente Mattarella che, come
 ho sottolineato più volte, ha un
profondo valore simbolico e trascende
la mia persona. Sono entrata come
 si entra in un tempio perché il
Parlamento è l'espressione più alta
della democrazia. Quindi sentir
parlare di questa istituzione che fa
parte della mia religione civile come
se tutto si riducesse a costi e
poltrone, è qualcosa che proprio
non mi appartiene
".


Chi domenica voterà NO alla riduzione del numero dei parlamentari non lo farà perchè ritiene congruo l'attuale numero e nemmeno perchè ritiene quel numero immodificabile. Tante forze politiche nel passato hanno presentato disegni di legge per la rimodulazione della Costituzione immaginando, su uno sfondo organico, la riduzione dei seggi. 

Tutte le forze presenti in Parlamento sono peraltro favorevoli alla diversificazione dei compiti fra Camera e Senato; alcune propongono l'abolizione del Senato o comunque la sua trasformazione sostanziale. Il tutto però lo si vuole in un disegno organico che non faccia correre rischi al sistema istituzionale. 

Nessuna forza democratica intende imboccare, in buona sostanza, e nemmeno alla lontana, una parvenza di democrazia populista che somigli alla piattaforma Rosseau. 

La Costituzione può e verosimilmente deve essere modificata ma nel rigore e con le garanzie degne di un paese occidentale.

I populisti dei nostri giorni hanno presentato la modifica sottoposta a referendum  nei termini di un taglio secco e basta! almeno per intanto. E solamente questo finora conosciamo.

Sfugge ai populisti, o forse no, che una simile modifica avrebbe dovuto implicare, prima e non dopo,  una legge di riordino più complessivo del sistema istituzionale vigente, a cominciare dalla nuova legge elettorale che ri-disegni i collegi territoriali e faccia conoscere il tipo di sistema elettorale (con preferenza o meno)Non averlo fatto in precedenza mette a rischio gli equilibri fra i vari poteri e pure la rappresentanza per più territori. Mette a rischio il sistema "democratico", la nostra democrazia. 

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