lunedì 14 settembre 2020

Civiltà Bizantina. Ne parliamo tanto, ma ne sappiamo poco (2)

 Da settimane i media ci intrattengono su Santa Sofia, la più grande Chiesa della prima Cristianità.

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L'Impero cristiano, divenuto tale perchè voluto dal susseguirsi di grandi imperatori romani (da Costantino fino ad arrivare a Giustiniano e poi ad altri) su cui abbiamo accennato appena qualcosa nella precedente pagina, probabilmente, non conservò nella coscienza della gente quasi nulla della storia pre-cristiana dell'Impero con capitale Roma e cultura pagana.

Le differenze tra cristiani
d'Occidente e d'Oriente
cominceranno
a rivelarsi, non sul piano
religioso bensì su quello politico,
quando la sede di Roma per sottrarsi
 alla tutela dell'Imperatore
costantinopolitano
trova in Carlo Magno un sostegno.

In preceduta c'era stata una rottura
ideologica, quella del 
Filioque nel
Credo  (rottura che i cattolici
definiscono  con l'espressione  
“scisma di Fozio”).

La questione è riconducibile al non
voler riconoscere come unico e
universale impero cristiano
 quello di Costantinopoli.

Quello con capitale Costantinopoli era l'Impero Cristiano a vocazione universale e non sarebbe, si diceva e si era convinti, mai tramontato. Sia nei vicoli della città capitale che nei saloni del Palazzo Imperiale, tutti affrontavano argomenti "di eternità" come se si discutesse di affari commerciali o di questioni spicciole di famiglia. I temi religiosi venivano, ovviamente, prioritariamente discussi e fissati nei concili, il primo dei quali fu quello di Nicea (325) e dopo che le conclusioni conciliari venivano rese pubbliche, pur trattandosi per la gran parte della popolazione di concetti piuttosto artrusi, diventavano dibattito e interesse di vita quotidiana dai vicoli della capitale fino ai vicoli delle città siciliane ed oltre ancora. Un pò come avviene oggi quando -dopo avere ascoltato le novità che arrivano dall'ultima seduta del Consiglio dei Ministri, su Facebook in tanti iniziano a commentare gli annunci di  Lucia  Azzolina sulle problematiche scolastiche, tutte ancora ad oggi da risolvere. La differenza ovviamente è che allora a partecipare ai Concili erano uomini di grande e grandissimo spessore culturale ed oggi al Consiglio dei Ministri si discute di ritardi e richieste di proroghe per addivenire a sempre lontani  punti fermi.

La assoluta inesplicabilità dei dogmi religiosi affascinava la gente. 

La dottrina cristiana definita in concetti astrusi diveniva in via di fatto -nel vasto Impero Romano d'Oriente- parte della vita quotidiana e si estrinsecava non solamente con parole ed espressioni, ma attraverso simboli, gesti rituali che chiarivano meglio delle dimostrazioni o delle non infrequenti dispute religiose. Le due candele abinate alludevano alla duplice natura del Cristo, le tre candele alla consustanzialità e uguaglianza tra le persone della Trinità. Dalla metafora si passava quindi alla realtà.

Certo, potevano verificarsi fraintendimenti e per questa ragione il Concilio di Trullo vietò la rappresentazione del Cristo sotto forma di agnello e richiese la rappresentazione come vera persona. Ad un certo puntò arrivò però il divieto (nel 730) con decreto dell'Imperatore Leone III a "scrivere" le icone. Il patriarca che non conveniva con la decisione venne deposto ed il successore (Niceforo) scontentò anch'egli l'Imperatore e fu deposto pure lui. Su queste "questioni" avremo modo di tornare.

L'Impero prosperò e raggiunse il culmine della potenza fino al XII secolo sotto la dinastia dei Comneni. L'insuperata architettura bizantina della chiesa di Santa Sofia è legata ai nomi di Antemio di Tralle e Isidoro di Mileto. Dopo quell'opera maestosa l'architettura bizantina non puntò più alla monumentalità bensì alle piccole proporzioni. I grandi mosaici delle chiese nella quasi generalità dei casi non sono legati al nome dei loro autori (tutti sconosciuti), contrariamente a quanto accadrà successivamente nel corso del Rinascimento in Occidente quando sapremo chi è stato il committente, chi l'autore di ogni singola opera e quale l'ispirazione che ha animato l'opera.

L'arte figurativa bizantina si mosse nell'assoluto equilibrio fra la tensione spirituale e la necessità di una rappresentazione generalmente comprensibile della realtà.

Il grandissimo e indimenticabile apporto del mondo bizantino al mondo occidentale, che per più secoli era vissuto sotto il giogo dei barbari perdendo ogni documento scritto e ogni forma di memoria della storia precedente, è stato  il trasferimento dell'immane lavoro dei suoi copisti arrivati qui portando con sé quanto avevano conservato di testi poetici, storici e dei filosofi dell'antichità lontana. Grazie a questo servizio reso all'Umanità intera, l'arte, la testimonianza e la visione bizantina si è rivelata all'Occidente ed ha consentito a questa parte del mondo di risalire e conoscere il tempo precedente le invasioni barbariche e arrivare fino all'antichità classica ed ancora più oltre. Un passato storico che qui, in Occidente, risultava perduto.


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