lunedì 7 settembre 2020

Arretratezza sociale. Diritti negati, furberie, inventive, compromessi (5)

 Autodeterminazione del popolo siciliano. 

L'U.E. ha messo a disposizione una montagna di miliardi per la rinascita dal post-coronavirus. Montagna che ha messo a tacere sia i sovranisti nostrani che i populisti che non hanno mai letto un libro di finanza pubblica e che non hanno mai perso occasione per accusare l'Unione piuttosto che la loro incompetenza.

Quella montagna di soldi ovviamente in un sistema democratico-parlamentare implicherebbe, anzi implica,  che le decisioni importanti su come impiegarla spetti alle élite politiche, sia nazionali che locali. Noi tutti sappiamo che non  sempre i politici hanno guardato all’interesse dei loro territori e per quanto riguarda noi meridionali, dei siciliani. 

L’occasione offerta dall'Europa è importante per ri-provare ancora ad autodeterminarci, sia pure nell’ambito di precisi e stringenti vincoli istituzionali.

Cerchiamo intanto di capire, a grandi linee di cosa si tratti. 

Il Consiglio Europeo ha messo in campo risorse assolutamente straordinarie offrendo ai Paesi membri una strada per uscire dalla crisi. Si tratta di un piano complesso che prevede  di dover scorrere sia attraverso strumenti ordinari come il bilancio pluriennale, sia strumenti straordinari come il Recovery Fund. Questo, in particolare, punta al rafforzamento della capacità di resistere a nuovi shock, investendo sul sistema produttivo.

La strutturazione:

1)  “Recovery and Resilience Facility” (Dispositivo per la ripresa e la resilienza) dotato complessivamente di 560 miliardi di euro per l'intero continente, destinato a rimettere in piedi e rafforzare l'economia. Ciascun paese dovrà nei prossimi mesi, presentare il proprio “Recovery and Resilience Plan” che, negli auspici di tutti non deve essere una spartizione come si usa fare in Italia "per vincere le prossime elezioni".

La gravità del momento esigerebbe che i politici puntassero a rimettere in piedi l'economia nazionale e a renderla meno vulnerabili a shock come quello che ha investito il mondo intero. Diamo per certo che questo faranno i Paesi nordici. Dubitiamo che così andrà in Italia, retta come è da populisti e da gente che considera la politica come via per l'affermazione personale, e basta!

Piove su Contessa E.

Continuerà a pioverese dalla
politica dell'apparenza se non
passeremo alla politica 
socio-economico-territoriale
Il piano deve, dovrebbe, essere coerente con le grandi linee strategiche proposte dall'Europa. 

--Deve affrontare la questioni cruciale della competitività del sistema produttivo; 

--deve dare ampio spazio alla riqualificazione del sistema della formazione dell’istruzione, puntando sulla ristrutturazione delle competenze; 

--deve occuparsi di salute, occupazione e coesione territoriale;

--Deve fare tutto questo nel quadro delle transizioni verde e digitale, per raggiungere una crescita sostenibile e rendere l’Unione più resiliente.

La redazione del piano spetta al Comitato Interministeriale per gli Affari Europei (CIAE),  presieduto dal Presidente del Consiglio e a cui partecipano di diritto il ministro degli Esteri e il ministro dell’Economia. Di volta in volta partecipano anche gli altri ministri competenti ed i Presidenti di Regione.

 Il coinvolgimento di tutto il territorio nazionale non può limitarsi a prevedere interventi sparsi sui territori, ma deve coinvolgere i territori nell’elaborazione delle proposte. In pratica, perchè l'iniziativa non sia sterile ed inutile come il passato insegna,  si deve puntare a non distribuire mance ma a dimostrare che si tratti di investimenti produttivi, capaci di alimentare ricchezza per domani e dopodomani.
Al livello locale, regionale e territoriale, serve, servirebbe, il coinvolgimento quanto più diffuso possibile per poter dare contributi utili a produrre un piano di rinascita per la Sicilia.

Si dovrebbe elaborare, per la Sicilia, un quadro di rilancio che guardi al medio-lungo termine che guardi alle prossime generazioni affrontando seriamente i veri nodi strutturali. Se i politici che abbiamo conosciuto finora vi metteranno mano essi avranno innanzi a se -da salvaguardare- il loro futuro personale, quello dei loro clienti e ....

 E questa prospettiva ovviamente non ci fa ben sperare.

Occorre coinvolgere dagli enti locali alle competenze professionali migliori, scartando le clientele di sempre. Se sfugge questa opportunità, che ha zittito all'improvviso dai sovranisti ai populisti, e se quelle risorse non verranno utilizzate al meglio non ci sarà futuro per le prossime tre-quattro generazioni di Siciliani. Continueremo come dal 1860 ad emigrare, lasciando qui, in Sicilia, a Contessa Entellina, i vecchi e i pochi loro badanti sfiduciati, sfiduciati come molti fra noi sono -purtroppo- diventati.

Vedremo nelle prossime settimane se il dibattito sul futuro passerà dai tecnici-competenti al cittadino dei vicoli e dei paesi dell'interno dell'Isola o resterà in mano a chi da sempre ha distrutto il futuro della nostra terra. E poi -come d'abitudine- ha scaricato la colpa a Roma, a Bruxelles, ai cattivi che starebbero altrove, ma che tutti sappiamo che stanno fra noi.

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