venerdì 4 settembre 2020

Arretratezza sociale. Diritti negati, furberie, inventive, compromessi (3)

I contagi coronavirus crescono pure in Sicilia, Musumeci alza la voce e con lui gli altri governatori delle regioni meridionali. Come mai i nostri politici meridionali stanno distraendosi dalle loro faccende fra il clientelare ed il dolce dormire ?

Bisogna essere raccomandati
per essere esentati dallo sfascio
della sanità pubblica siciliana  
Sanno una cosa, che i cittadini tutti intuiamo. Se con l'autunno il virus riassume virulenza come nello scorso inverno nel Settentrione essi, le strutture sanitarie che essi avrebbero dovuto gestine al meglio, non sono in condizione di fronteggiare un bel nulla. Essi finora, da decenni (da sempre ?) si sono serviti della sanità per collocarvi parenti, amici, elettori della propria cordata con la mansione di non far nulla. Gente priva in assoluto, o quasi, di professionalità posta, sulla carta, ad incarichi rilevanti. Sulla carta.

Investimenti per la formazione ? per apparati tecnico-sanitari avanzati ? Sulla carta si; si è fatto come legge comanda. Nella realtà c'è tutto quello che ciascuno di noi scopre quando si ha la disaventura di finire in un ospedale.

Musumeci in questi anni di sua gestione l'abbiamo conosciuto come uomo pacato, di poche parole, moderato nonostante le sue origini almirantiane; un brav'uomo. Da alcune settimane, pur non essendo in vista, almeno in Sicilia, alcuna scadenza elettorale si è rivelato con grinta, voce alta ed arrabiato. Cosa gli è successo ?

Ha scoperto che pure la sua gestione ha usato la sanità come i predecessori: clientelismo nelle nomine di dirigenti, apparati e spese a casaccio.

Se il coronavirus dovesse prendere di petto la Sicilia (come pure la Calabria o la Campania) cosa succederà ?

Da un libro di due rivcercatori (Luca  Bianchi e Antonio Fraschilla) mi piace riportare una paginetta, premettendo quale dovrebbe essere il ruolo della politica nell'assicurare la tranquillità sanitaria all'intero Paese

^^

ARTICOLO 32 della Costituzione

"La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge".

Così scrivono i due ricercatori in un tratto del loro lavoro:

Il 6 marzo, quando già in Lombardia è da giorni scoppiata l'emergenza coronavirus, un carabiniere con febbre alta e tosse arriva al pronto soccorso dell'Ospedale Civico di Palermo, una delle più grandi aziende sanitarie del Sud Italia. La moglie aveva chiamato il 118 per una sincope e l'ambulanza era arrivata pochi minuti dopo con a bordo un rianimatore. Da protocollo, essendo un paziente a rischio coronavirus, il 118 avrebbe dovuto trasportarlo direttamente nel primo reparto di malattie infettive disponibile. Ma a Palermo in quel momento tutti i posti disponibili "a pressione negativa", dove devono essere ricoverati secondo le indicazioni ministeriali i casi sospetti, erano esauriti. Il Civico non dispone di posti letto dedicati. Così si decide di trasferire il carabiniere nell'area di emergenza  in attesa di trovare un posto libero. L'uomo viene fatto entrare al pronto soccorso da un'entrata laterale. A visitarlo è il primario con due infermieri. Per dieci ore rimane in una stanza di isolamento del pronto soccorso e si cerca un posto letto in tutta la Sicilia. L'Asp di Catania comunica la disponibilità di un posto a Caltagirone, all'altro capo dell'isola a ben 250 chilometri di distanza. Un elicottero del 118 viene allertato. Le eliche si mettono in moto,  ma arriva una comunicazione urgente: a Caltagirone non sono pronti ad accogliere pazienti covid, cioè affetti da coronavirus. Passano altre quattro, cinque, sei ore. Il carabiniere con la febbre alta rimane seduto in una brandina. Soltanto il giorno successivo l'Ospedale Civico troverà posto in un suo reparto.

Ecco una sotria emblematica che dà sostegno all'allarme di tutti i governatori del Meridione all'indomani del boom dei malati di coronavirus al Nord: "Se anche da noi si arriva ai numeri della Lombardia sarà un'ecatombe, una strage" dicono in coro i governatori di Sicilia, Campania, Calabria e Puglia. Governatori che di fronte ad una situazione ormai cronica, cioè il pessimo stato della sanità regionale, si trasformano quindi in sceriffi, minacciando arresti, multe, quarantene per chiunque, originario delle loro regioni che lavora o studia al Nord, aveva fatto nel frattempo ritorno. Forse l'unica mossa, disperata, che gli restava da fare sapendo bene di non poter certo trasformare dall'oggi al domani i loro sistemi sanitari per adeguarli a quelli di Emilia Romagna, Lombardia e Veneto.

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Comprendia bene perchè Musumeci da uomo pacato, che ci sembrava fino a non molto tempo fa, adesso ha cominciato ad alzare la voce. Certo la colpa sua si ferma a due, tre anni fa; il resto è responsabilità dei Crocetta, Lombardo, Cuffaro etc. etc.

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