lunedì 15 giugno 2020

Pestilenze in età moderna. Il duro confronto fra scienza e pandemie a cominciare dal '500 (2)

117. Ingrassia_Libro - Università di Palermo

Abbiamo attinto informazioni e dati da:

TERRITORIO, ECONOMIA E POPOLAZIONE 
NELLA SICILIA D’ETA’ MODERNA (1571-1577) 
Dott. Salvatore Andrea Galizia

Seconda parte
Ai primi di luglio 1575 la situazione appariva un Sicilia piuttosto diversificata da città a città, da zona a zona. 
--A Messina l’espansione della peste appariva contenuta, 
--Cammarata era gravemente infettata 

Come abbiamo ricordato nella precedente pagina gli iniziali focolai erano stati individuati a Palermo, Messina, Palazzo Adriano, Sciacca e Giuliana, ma in poche settimane l’infezione era dilagata ancora a 
-Monreale, 
-Carini, 
-Chiusa, 
-Caltabellotta, 
-Castronovo, 
-Bisacquino, 
-Burgio, 
-Villafranca, 
-Piana dei Greci, 
-Alcamo, 
-Sala, 
-Gibellina, 

Sostanzialmente l'epidemia era dilagata piuttosto intensamente nella Val di Mazara e questa circostanza indusse le autorità a ricorrere a misure più decise, in relazione ai tempi di allora. 

La situazione era davvero grave a tutto giugno a Palazzo Adriano dove il 1° luglio fu stabilìta  la costituzione di tre luoghi, isolati dal resto della cittadina e vigilati da guardie: 
^^uno adibito al ricovero degli infetti, 
^^uno per il ricovero dei convalescenti 
^^e uno per i sospetti.

Fu stabilito inoltre per tutte le località dell'isola:
-che le persone abbienti, se infette, convalescenti o sospette, dovessero rimanere “barreggiate” nelle loro case e vigilate da guardie comunque a spese loro; 
-che le Università locali (oggi diremmo i Comuni) dovessero provvedere a loro spese a fornire di vettovaglie, medicine e vestiti i lazzaretti;
-che tutti i capi d'abbigliamento ed i panni dei ricoverati in uscita dai tre lazzaretti venissero bruciati; 
-e che le abitazioni degli infetti, convalescenti e sospetti dovessero essere ventilate per fare “sventare” l’aria infetta.

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