domenica 10 maggio 2020

Alle radici del Cristianesimo

Ci proponiamo di dare alla pagina "Alle radici del Cristianesimo" un taglio diverso da quello usuale del recente passato. La pagina troverà una sua tipologia definitiva nelle prossime settimane.
Intanto per alcune domeniche proporremo dei testi di Pavel Florenskij, un pensatore geniale e originale del XX secolo. 
Sacerdote della Chiesa Ortodossa Russa fu fucilato nella notte tra il 7 e l'8 agosto 1937 su determinazione del potere sovietico.
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Il Timore di Dio

2.V.1918, notte

6. Parlando della Croce, l'abbiamo presa come esempio per riuscire a spiegare nel modo migliore la sfera misteriosa  del culto. Ma ciò che adesso ci interessa non è tanto la Croce, quanto il modo in cui la natura e lo scopo del culto ci portano a entrare in contatto con altri mondi; la percezione della presenza, della presenza di realtà misteriose accanto a noi, davanti a noi -di esseri, eventi, e forze misteriose- non può che essere terribile. Ed è bene che lo sia. "Quanto è terribile questo luogo", poichè è terribile guardare  nelle brecce dell'empirico. I culti antichi -anche meno terribili, nella sostanza, del culto dei culti, ovvero quello cristiano- erano nelle loro espressioni esterne più sconvolgenti ed in tal modo aprivano, quasi spalancavano, alla visione dei Misteri gli occhi di tutti i fedeli, e non solo dei profeti. Facendo conto di una grande ricettività, il culto cristiano tempera la tragica profondità dei suoi misteri con forme più contenute e asciutte. Se il fuoco che arde nel santo Calice si manifestasse in forme uguali per intensità a quelle dei culti antichi, la nostra umanità non sarebbe mai in grado di sostenerlo. E se la luce dei Sacri Misteri splendesse non celata dalle specie del pane e del vino -come afferma p. Giovanni di Krostadt- nessun occhio umano potrebbe sopportare il fulgore. Ma a noi, per accontentarci ai lineamenti caratteristici del culto -che io chiamo "filosofia del culto" -sarà utile dare prima uno sguardo alla minacciosa grandezza e alla solidità dei culti antichi, per arrivare così alla comprensione del timore di Dio, prima esperienza della Religione. Poichè il timor di Dio è un a Dio.
 Quanto più penseremo alla religione in maniera solida, lapidaria, arcaica, tanto più ci avvicineremo alla verità. Vorrei dare a queste nostre riflessioni il peso delle pietre. Vorrei che tutte le parole pesassero 10, 100, 1000 volte di più di quanto pesano. Vorrei che ogni parola vi gravasse addosso con il peso di cento pua, che ogni parola vi facesse sentire tutto il suo peso, senza che voi poteste togliervelo di dosso. Vorrei, insomma, che ogni parola si imprimesse in voi in maniera sempre più profonda. Solo allora potremmo sperare in un successo e pensare di comunicare qualcosa sui fondamenti del culto. Ma non è così, le mie parole sono vuote e senza forza ...

7. Forse in questi casi, per essere chiari, la cosa migliore sarebbe quella di rinunciare ai sistemi e alle dimostrazioni, e far ricorso al sincero, ma scoordinato, flusso iniziale dei propri pensieri sulle impressioni suscitate dalla vita.
E tra le impressioni che tanta rilevanza hanno avuto nella mia vita, ci sono quelle suscitate in me da un viaggio a Gjulistan. Non so se riuscirò a trasmettervi le cose fondamentali di quel viaggio, ma ci proverò lo stesso.
 Era il 1892, un anno tristemente noto. Imperversava il colera. Io avevo allora 9 anni e stavo passando l'estate nella tenuta della zia, Chanagaja nel governatorato di Elizavetopol.

3. V. 1918
La strada ripida fra rocce e boschi ai piedi del monte Mrov. La cima innevata che si staglia nitida nel cielo, lambita dall'azzurro intenso e vellutato. L'orizzonte limpido, senza nuvole. Ontologia incarnata. Il santuario antico, dove si raccolgono armeni, georgiani, tatari, e per poco anche molocani, che probabilmente  esisteva molto prima della cristianizzazione. E' la festa delle rose, il Vardavar: Alla benedizione dell'acqua, tutti bevono dallo stesso calice, nell'anno del colera ! Le vittime del sacrificio sanguinanti. Sangue, grasso, interiora. La gente che le calpesta mentre dappertutto si spandeva nell'aria di montagna, fredda e pungente, chiara e ontologica ⇄senza nebbia, senza (..illegibile) ⇄ l'odore del grasso e della carne cotta allo spiedo.

4. V. 1918

8. 
segue

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