lunedì 27 aprile 2020

No alle messe, si ai funerali (a condizioni). Si potrà andare fuori dal Comune (se necessità)



Riapriranno le chiese e gli altri luoghi di culto purchè si organizzino per evitare assembramenti e per garantire la distanza di un metro tra le persone. 
Le cerimonie civili e religiose restano sospese, mentre saranno consentiti i funerali «con l’esclusiva partecipazione di parenti di primo e secondo grado e, comunque, fino a un massimo di 15 persone, con funzione da svolgersi preferibilmente all’aperto, indossando mascherine protettive».

La mobilità delle persone sarà possibile, nel senso che si potrà tornare a muoversi da un comune all’altro entro la stessa regione per motivi di lavoro, salute o «necessità e urgenza», e vengono annoverati tra quelli necessari e urgenti anche «gli spostamenti per incontrare congiunti, purché venga rispettato il divieto di assembramento e il distanziamento e vengano utilizzate le mascherine»
Tra una regione e l’altra, invece, ci si potrà spostare solo per lavoro, ragioni di salute e altre necessità e urgenze. Sarà comunque possibile il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza. 
È  obbligo rimanere a casa per chiunque abbia sintomi da infezione respiratoria e febbre più alta di 37,5 °.

Contestazioni dal mondo dei fedeli
I vertici della Chiesa si lagnano

"Nei prossimi giorni si studierà un protocollo che consenta quanto prima la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche in condizioni di massima sicurezza": lo fa sapere in una nota Palazzo Chigi che, ha precisato, ha "preso atto della comunicazione della Cei confermando quanto già anticipato in conferenza stampa dal presidente Conte".
Secondo le ultime disposizioni contenute nel dpcm illustrato dal premier e firmato in tarda serata, ancora non saranno possibili le celebrazioni religiose ma ci sarà la possibilità di celebrare i funerali alla presenza al massimo di 15 persone. Il presidente del Consiglio  ha spiegato che "c'è stata una fitta interlocuzione con il comitato tecnico-scientifico, che non ha nascosto la propria rigidità".
La decisione non ha incontrato il favore della Cei che ha commentato così: "Non possiamo accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto, la fede deve potersi nutrire alla vita sacramentale".
E spiega: "Dopo queste settimane di negoziato che hanno visto la Cei presentare orientamenti e protocolli con cui affrontare una fase transitoria nel pieno rispetto di tutte le norme sanitarie, il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri varato questa sera esclude arbitrariamente - si rileva - la possibilità di celebrare la Messa con il popolo".
"Alla Presidenza del Consiglio e al Comitato tecnico-scientifico si richiama il dovere di distinguere tra la loro responsabilità, dare indicazioni precise di carattere sanitario, e quella della Chiesa, chiamata - ricorda la Cei - a organizzare la vita della comunità cristiana, nel rispetto delle misure disposte, ma nella pienezza della propria autonomia.
"I Vescovi italiani - si conclude - non possono accettare di vedere compromesso l'esercizio della liberta' di culto. Dovrebbe essere chiaro a tutti che l'impegno al servizio verso i poveri, cosi' significativo in questa emergenza, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale".
Dura anche la presa di posizione di Avvenire, dopo gli annunci del governo sulla Fase 2. "Sconcerta, preoccupa e ferisce l'orientamento a negare ancora, per settimane e forse mesi, ai credenti la possibilità di partecipare, naturalmente secondo rigorose regole di sicurezza, a funzioni religiose diverse dai funerali (gli unici finalmente consentiti)", si legge in un editroriale a forma del Direttore, Marco Tarquinio, "E' un errore molto grave. Non si puo' pensare di affrontare una generale "ripartenza" che si annuncia delicatissima rinunciando inspiegabilmente a valorizzare la generosa responsabilità con cui i cattolici italiani - come i fedeli di altre confessioni cristiane e di altre religioni - hanno accettato rinunce e sacrifici e, dunque, senza dare risposta a legittime, sentite e del tutto ragionevoli attese della nostra gente".
"Sarà molto difficile far capire perché, ovviamente in modo saggio e appropriato, si potrà tornare in fabbriche e in uffici, entrare in negozi piccoli e grandi di ogni tipo, andare in parchi e giardini e invece non si potrà partecipare alla Messa domenicale. Sara' difficile perche' e' una scelta miope e ingiusta. E i sacrifici si capiscono e si accettano, le ingiustizie no", aggiunge.
"Messe ancora senza popolo: i vescovi italiani contro la decisione del governo", titola intanto il sito Vatican News, dove non si registra la precisazione di Palazzo Chigi.
Appena cinque giorni fa lo stesso Papa Francesco aveva avvertito che celebrare la messa senza popolo "è un pericolo", perché le modalità a distanza sono legate "al momento difficile" ma "la Chiesa è con il popolo, con i sacramenti". Non si può  "viralizzare la Chiesa, i sacramenti, il popolo", aveva detto. "E' vero che in questo momento" si tratta di "uscire dal tunnel", ma "questa non è la Chiesa, è una Chiesa in una situazione difficile".
Dopo queste parole le richieste da parte dell'episcopato italiano si erano fatte costanti, soprattutto per quel che riguarda la celebrazione dei sacramenti, a partire dai funerali e dai battesimi.
Intanto alla parte della Cei si è schierato il Pd con l presidente dei senatori Pd, Andrea Marcucci, prima e Graziano Delrio poi. "Credo che l'ammonimento dei Vescovi italiani sia corretto. Non poter individuare ipotesi che prevedano il distanziamento sociale ma permettano le funzioni religiose sembra incomprensibile. Spero che il governo ci metta più attenzione", ha scritto Marcucci su Facebook.
Della stessa opinione è anche Delrio: "Credo sia giusto raccogliere la sollecitazione della Conferenza episcopale e rivedere il divieto per le funzioni religiose anche dopo il 4 maggio. Attraverso la collaborazione sarà sicuramente possibile consentire la partecipazione dei fedeli alle funzioni nel pieno rispetto del distanziamento e della cautela necessaria".

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