giovedì 27 febbraio 2020

La Scienza e il Progresso. Dal Novecento ai nostri giorni (3)

LA SCIENZA: Un'affermazione è credibile, in misura variabile, se di essa sono pubblicamente disponibili prove, e il grado di credibilità dell'affermazione dipende dalla qualità di tali prove al momento di valutarla. 
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Anche il coronavirus 
sarà sconfitto dalla Scienza 
e dalla cultura in generale

Spesso parliamo di cultura forse ignorando la sua natura problematica. Problematica perchè oggi il livello delle "comunità" entro cui noi esseri umani viviamo non è più quello di cinquecento anni fa quando gli arbëreshe di Contessa ebbero un riconoscimento comunitario che ha consentito loro di conservare fino ad alcuni decenni fa la loro identità  minoritaria in terra sicula ed il loro specifico bagaglio cristiano-bizantino nel cuore della cristianità latina. Riconoscimento ed identità che -pare- sarà celebrato in via ufficiale localmente nel corso dell'anno. 

Il Blog darà, per quello che gli compete, il proprio contributo alla rievocazione e lo farà seguendo un itinerario suo specifico, su un terreno non nostalgico ma prettamente culturale e nei limiti delle possibilità e capacità usando i mezzi e gli strumenti della cultura in senso ampio. 
Ciascuno di noi -oggi- non è più semplicemente cittadino del luogo in cui è nato e cresciuto, è in cammino per diventare cittadino del mondo.

 Robert Redfield, un antropologo ed etnolinguista americano, ha ritenuto il modello delle comunità ristrette superato ed assorbito -in via di fatto- dalla sussistente "società e civiltà complessa", affermatasi nel XX secolo col suo alto sviluppo culturale, col suo corpus di dottrine religiose e con la totalizzante letteratura scritta.
Ovviamente, oggi in ogni parte del mondo coesistono tradizioni culturali molteplici (che vanno studiate e nei limiti del possibile "e dell'impossibile" conservate nell'intento di doverle ritenere riferimenti della "complessa cultura" entro cui tutti conviviamo ai nostri giorni) 

Una cosa è certa. Essere affascinati dalla "grande cultura" planetaria, quella che usa analoghi linguaggi e riferimenti in più parti del pianeta, non significa che devono sussistere opposizioni tra le tradizioni localistiche e la modernità, tra centro del mondo di oggi e periferie. 
In nessuno "stato-paese" nel Novecento si è provato a sopprimere, almeno in Europa, le "tradizioni locali" linguistiche, religiose e/o di costumi per farle confluire entro prefigurati stati nazionali, unitari o confederati.
Lì dove identità e modelli culturali -nel tempo- si sono persi più che l'arroganza ed il potere circostante la responsabilità è da attribuire all'indolenza e alla fiacchezza culturale delle singole comunità. 
Nemmeno il forzato nazionalismo fascista può essere incolpato della accellerata perdita della parlata arbëreshe a Contessa Entellina. 
Gli organismi internazionali che provano a tutelare le minoranze in ogni parte del pianeta affermano che lì, come da noi a Contessa Entellina dove l'arbëreshe è al limite dell'estinzione perchè schiacciato dall'italiano declinato alla maniera siciliana, non c'è stata alcuna "pesantezza" dello stato, bensì una sorta di "coercizione simbolica" come l'uso generalizzato dell'italiano -lingua nazionale- nelle scuole, la quale lentamente ed inesorabilmente ha raggiunto ogni famiiglia, ogni angolo del territorio nazionale e locale. Fenomeno quest'ultimo che analgamente gli studiosi colgono vistosamente in Africa, dove gli stati nazionali sorti nel secondo dopo-guerra hanno scelto una lingua zonale rispetto a parecchie altre esistenti all'interno dei confini statuali e l'hanno estesa fino ai confini dei giovani stati nazionali.

Comportamenti rispetto al
Coronavirus

Da quando, nei giorni più recenti sui media appaiono meno uomini di governo, meno politicanti incompetenti e più medici ed esperti internazionali dell'Organizzazione Mondiale della Sanità per commentare il diffondersi del virus, purtroppo molto radicato nel Settentrione dell'Italia, la gente appare meno afflitta, meno pensierosa.
L'epidemia, se di questo si tratta, non è problematica da affidare agli incompetenti, nemmeno quando fingono di affidarsi agli esperti.
Se per le prossime settimane i politici lasciassero più spazio e ruoli a chi conosce meglio il fenomeno (medici, esperti di statistica, sociologi etc.) forse il Paese riuscirà ad uscire dal tunnel in cui è attualmente finito. La politica ha suoi specifici ruoli che non l'autorizzano a occupare spazi, competenze e specificità per loro essenza di spettanza della scienza, della tecnica e del mondo della cultura. Specialmente quando i politici sono diffusamente politicanti. 


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