lunedì 6 gennaio 2020

Contessa della grande trasformazione. Dal sopraffollamento dei primi anni sessanta del Novecento alla desertificazione

Pure le ricorrenze religiose evidenziano lo spopolamento crescente  del nostro
centro abitato. Negli anni sessanta, pur sotto la pressione già allora consistente
della migrazione soprattutto verso la Germania
e la Svizzera, Contessa Entellina era un paese, una realtà umana, di poco meno di 3mila anime.

Le ricorrenze religiose attestavano allora la massiccia partecipazione popolare, segno di attaccamento religoso e pure di attestazione etnico-identitario rispetto ai paesi vicini.
Essere arbëreshe (indipendentemente se di rito greco o latino) era motivo di fierezza.

Qui accanto una immagine dei primi anni sessanta del Novecento. Lo spiazzo di "Canale" con attorno gli sbalzi viari possedeva la sembianza di un anfiteatro. 

Allora era numerosissima la  partecpazione popolare al rito dell'Epifania secondo la versione cattolico-bizantina.

I celebranti di cui all'immagine erano Papàs Janni Di Maggio e Papàs Gaspare Schirò. 

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Meno sono i partecipanti al rito dell'epifania 2020. Sono tuttavia tanti in proporzione alla popolazione presente in paese. Il nostro è diventato infatti un tipico paese disabitato della Sicilia interna. Come tanti altri, forse più di tanti altri.
La celebrazione in Chiesa della viigilia
dell'Epifania (5 gennaio) è stata effettuata dal Parroco,
Papàs Nicola Cucca.
Spiace, certamente, cogliere il dato dell'avvenuto spopolamento (soprattutto nell'ultimo ventennio) proprio da un raffronto fotografico fra celebrazioni religiose di tempi lontani fra loro.
Ma facciamo il raffronto se esso può servire a far prendere coscienza ai politici/amministratori a cui compete elaborare progetti, iniziative e fnalità appropriate di crescita e sviluppo..



La celebrazione liturgica oderna, iniziata nella Chiesa Madre e successivamente spostatasi per la benedizione delle acque nella tradizionale fontana di Canale, è stata officiata da Papàs Joseph Borzì (parroco della Chiesa di Piano Cavalere) e dal diacono Luciano Aricò.

























I bastiioni attuali che circondano la villa di "Canale" danno ancora la vaga sensazione dell'anfiteatro.

Ma a Contessa non vi sono sufficienti abitanti  per fruirne.


















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