lunedì 25 novembre 2019

Patrimoni dell'Umanità. In Sicilia non mancano solamente le strade, manca pure la capacità di valorizzare la Storia

Sono giorni quelli correnti, di questo Novembre 2019, in cui sulla città di Venezia, gioiello dell'intera umanità e non solamente di noi italiani, sono puntati gli occhi di tutto il mondo.

Abbiamo già lasciato intendere nella precedente pagina (Patrimonio dell'Umanità n. 2) che è quasi incredibile che la città sia riuscita a sopravvivere su fondamenta tanto fragili per un millennio e mezzo di anni.

Nel 1966 una eccezionale inondazione mise in serio pericolo la sua sopravvivenza e allora il mondo intero prese atto dei pericoli che storicamente hanno sempre minacciato Venezia. Da allora la città oltre che sottoposta alle "cure" del governo italiano è passata pure sotto l'egida dell'UNESCO. Governo e studiosi di tutto il mondo da allora si sono dati da fare per trovare adeguati e permanenti accorgimenti di salvaguardia -accantonando ovviamente leoperazioni corruttive dei nostri politicanti- ma non si è finora riusciti ad ovviare alla provvisorietà di esistenza della specialissima città sulla laguna. Ed infatti in questi giorni, in queste ore, il mare la ghermisce per farne un sito di archeologia marina.

LA CITTA' DI SAN MARCO
Fu nell'anno 828 che due mercanti veneziani, la cui nave colta da un potente temporale era stata portata in prossimità delle coste egiziane, furono costretti a violare il divieto dell'Imperatore di Costantinopoli Leone V di approdare presso porti occupati dai saraceni.
I due, Bono da Malamocco e Rustico da Torcello, in effetti si resero subito conto della difficile e dura situazione in cui erano costretti a vivere e a conservare la Fede i cristiani locali (che conservavano la giurisdizione della Chiesa Copto-Orientale di Alessandria d'Egitto). Decisero di trafugare le spoglie mortali dell'evangelista Marco, che riposavano nella locale  (Alessandria d'Egitto) Cattedrale di San Marco, per portarle in luogo di sicura affidabilità,  a Venezia.
La città per conservare degnamente i resti dell'evangelista Marco avviò la costruzione della Basilica, accanto al palazzo dei dogi. Quella Basilica nel 976 andò purtroppo distrutta e nella metà dell'XI secolo fu allestito l'attuale complesso. 
San Marco oltre che patrono della città ha nei secoli simboleggiato la prosperità della repubblica marinara: il leone alato (emblema dell'evangelista) è stato scolpito (oltre che dipinto) su pietre e pareti della città.
Lo splendore di Venezia è ancora oggi legato soprattutto ai mosaici bizantini che decorano la Basilica, ai marmi preziosissimi e ai capolavori d'arte che -numerosi- la città conserva.

La città raggiunse l'apogeo della sua potenza economico-politica nel XVI secolo quando estendendosi su 118 isolotti (uniti fra loro dalla rete di ponti, calli e rii) vide definitivamente completato il Palazzo Ducale, sede del Governo,  in perfetto stile gotico e rivestito di marmo bianco e rosa.
I palazzi delle grandi famiglie patrizie veneziane vennero tutti allineati lungo il Canal Grande. Lì, in quei palazzi, possono oggi godersi grandi opere pittoriche del Tintoretto, del Tiziano, del Veronese.

La preziosa ricchezza artistica della città è frutto di grande ingegno e di immani sacrifici affrontati lungo i secoli. I veneziani dei secoli andati per realizzare e salvaguardare quel patrimonio hanno reso i fondali della laguna con pietre e tronchi e vi hanno costruito -sotto il livello dell'acqua- grandi piattaforme (in legno) fissate a grossi travi piantati nel fondale. 

L'augurio è che gli italiani del terzo millennio, liberandosi dai politicanti corrotti, sappiano conservare il patrimonio veneziano (e non solamente quello).

(è stato utile il fascicoletto su Venezia curato e distribuito dal Corriere 
della Sera nel 1999).

Nessun commento:

Posta un commento