sabato 30 novembre 2019

Desertificazione aree interne. Esiste una classe politica siciliana ?

Sicilia la decrescita infelice è inarrestabile
Nel 2065 la popolazione siciliana scenderà sotto i quattro milioni, con appena 6 abitanti su 10 in età “produttiva”.  Il dato è dell’Osservatorio dei consulenti del lavoro
 Nella classifica del tasso di occupazione nelle 165 regioni dell’area euro, con riferimento alla fascia d’età di 20-64 anni, la Sicilia risulta la penultima, con il 44,1% della popolazione.
A seguire ci sono Campania (45,3%), Calabria, (45,6%) e Puglia, (49,4%). 

Perché siamo arrivati a questo punto?  La prima risposta che viene in mente è ovviamente perchè i siciliani alle urne votano come votano. Incompetenza e clientelismo fra noi hanno un grande fascino, infatti.

Le cause tecniche su cui lavorano economisti, sociologi e studiosi vari sono di natura economiche e sociali. La decrescita della popolazione della Sicilia (che sul Blog definiamo desertificazione)  è determinata dall’effetto, dal saldo naturale negativo morti-nascite) e da quello migratorio negativo (cancellazioni-iscrizioni).

Lo spopolamento e la desertificazione produttiva - grave soprattutto nelle aree interne entro cui la nostra Contessa Entellina è inserita - sono destinati ad un trend ancor più drastico.


Negli atti predisposti dall’Assessorato regionale all’Economia per il Defr dello scorso anno, si leggono numeri davvero non tranquillizanti. 
Il tasso di occupazione della popolazione in età di lavoro in Sicilia (40,6%), si ritiene che, di questo passo, nel 2030 (fra dieci anni) riguarderà poco meno di 1.200.000 di occupati. La riduzione delle opportunità di lavoro, incrociata con la tendenza allo spopolamento, comporterà che le persone non in età di lavoro per 100 occupati salirà a 153,8. Per mantenere il livello degli anziani a 108,8 rispetto a 100 occupati occorreranno quindi alla Sicilia mezzo milione di nuovi occupati. entro dieci anni. Ma il governo della Regione non opera in quel senso. Confonde assunzioni nella burocrazia regionale con attività produttive.


Tra i laureati residenti al Sud appena il 47,7% lavora nella propria terra dopo aver studiato lì. 
La restante parte deve scappare. Più del 26% dei giovani di questi territori decide di conseguire la laurea in atenei del Centro-Nord o all'estero; ed il Sud perde oltre il 24 % dei diplomati mentre oltre il 42% dei laureati meridionali, occupati a cinque anni dal conseguimento del titolo, lavora fuori. 
Nel periodo 2002-2017 il Mezzogiorno ha perduto più di 600mila giovani e la Sicilia oltre 200mila. Sono i dati sulla “fuga dei cervelli”, di una vera e propria strage di capitale umano.

Fra le responsabilità delle classi dirigenti ?
«La spesa pubblica consolidata (che effettuano Stato, Regione. Provincia, Comune), nelle autonomie speciali del Nord è superiore alla media nazionale è ridotta del 16% in Sicilia.
Nelle Regioni del Mezzogiorno la spesa in conto capitale si è ridotta di oltre il 40%, contro un incremento per il Centro-Nord del 13%. 
Ed in Sicilia c’è una contrazione, rispetto alla media del Mezzogiorno, di oltre il 56%». 
(dati ripresi dal quotidiano 
La Sicilia)

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