lunedì 20 maggio 2019

Cultura e politica. Correnti di pensiero dell'Occidente

Libertà, solidarietà e amore

Abbiamo già accennato in pagine precedenti come alla fiducia di un domani radioso degli "illuministi" sia subentrata l'angoscia e la sensibilità dei romantici per la distanza che esiste fra la "realtà" ed i "valori" promessi dalla cultura e dalla modernità.
Molti fra i lettori ricorderano -dagli studi scolastici- lo smarrimento umano che si coglie in testi quali:
--I dolori del giovane Werther, di Goethe;
--Le ultime lettere di Jacopo Ortis, di Foscolo;
--Idilli di Leopardi;
-- e tanti altri ancora.
(sintesi dello "smarrimento": tutto ciò che è non esiste; tutto ciò che sarà non è ancora). Sta in questa sintesi la frustrazione romantica nei confronti della Storia; frustrazine non solo politica, ma filosofica ed esistenziale che con stridore spunta fra il razionalismo illuministico e le aspettative romantiche.

Su tutto, è indubitabile, ha influito la perdita dei riferimenti spirituali e morali connessi al Cristianesimo, uscito fortemente smarrito ed indebolito dal precedente secolo razionalistico "illuminista".  
L'essere umano in un certo senso è rimasto orfano di molte aspettative, di molte aspirazioni, del proprio Io, a cagione degli ostacoli sociali; la realtà nuova dell'Illuminismo (e della Rivoluzione) è apparsa deludente rispetto alle mete che ci si riprometteva.
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L'amore, nel periodo romantico, ha un valore assoluto; costituisce uno slancio verso il divino, verso l'infinito. Il mondo appare -nel contesto come trateggiato sopra- privo di senso; serve pertanto all'uomo un percorso che vada oltre la strada: verso il fine. 

Con la "passione" e la sublimazine -secondo il romanticismo- si possono superare le limitazioni umane e quelle sociali. E' -quella del primo Ottocento- una fase storica in cui l'intelligenza umana prova a cercare ciò di cui si sente mancante, vuole conoscere e capire, ma anche riflettere e pure fantasticare.
Per i romantici, la ragione (dea dell'lluminismo) nel comparto dell'amore non ha avuto nulla da asserire; la passione per sua natura è stata ritenuta irragionevole, in più aspetti mistica e persino intuitiva verso la trascendenza.  

Ciò che la "filosofia", con Kant, impediva all'uomo, ossia di poter raggiungere l'Assoluto, il romanticismo ha provato di contro a poterlo fare con la poesia, ed in generale con l'arte.
La poesia, in periodo romantico, assume analogie con la religione. Entrambi infatti si nutrono di simboli ed esigono serietà di ascolto e di visione. La Fede sia nella religione che nella poesia rende amabile ogni cosa e (secondo Shelley) esalta la bellezza di ciò che è bellissimo.
La poesia dei romantici è rivelazione di un ordine che gli esseri umani, intenti a curare finalità pratiche, non tutti, riescono a percepire. Per gran parte degli autori romantici la poesia è chiamata ad accompagnare ed a fare da guida alla "modernità".

Chiudiamo questa pagina ricordando come, con Leopardi, la poesia sia chiamata a farci dimenticare la tristezza del reale e portarci nel mondo delle illusioni, pur di toglierci dall'apatia e dall'ambito dell'assenza di vita. 
La poesia è chiamata a stimolare lo spirito ed il poeta (e in generale l'artista) è colui che vede ciò che gli altri non vedono.  
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