giovedì 23 maggio 2019

Cambiamenti climatici. Mutamenti prodotti dall'uomo e variabilità generate da cause naturali ... ... di Paolo Borgia


Dove abità l'umanità? Come fa a stare in mezzo a tanta zozzeria?
Sono stato in questi tempi ultimi ma nessun cenno ho percepito da destra e manca.
La CO2 l'ho trovata nel prosecco del Veneto.


HUMANUM HABITAT
Spesso sentiamo dire dagli speaker della Tv il “clima odierno” anziché il “tempo odierno”. Tale espressione è contraddittoria, poiché il tempo cambia in continuazione su una località determinata, al contrario il clima ci parla di tipiche ricorrenze periodiche su aree più o meno estese. Entrambe parlano di nuvole, precipitazioni, vento, temperature che sottendono stesse grandezze fisiche ma, mentre il tempo fotografa un istantaneo stato locale, il clima esprime la sua modulazione su un arco di tempo, che può essere decadale mensile stagionale annuale o anche su periodi geologici. 
In un certo senso, il tempo è la condizione al contorno della cronaca della vita, mentre il clima ne è la sua memoria storica. 
Tra i suoi elementi costitutivi la vera protagonista forse è la temperatura, il freddo come il caldo. Gli esseri viventi, vegetali o animali che siano, possono adattarsi solo a limitati ambiti climatici, al di fuori di tali domini termici non sopravvivono senza la odierna tecnologia. L’essere umano, per esempio, solo nell’aria secca del deserto può sopravvivere a 45÷50°C ma già a 30°C avverte disagio se non sofferenza in ambienti saturi di umidità. 
Al di sotto di tale valore sente la necessità di vestirsi in modo leggero o di più se è esposto al vento, che sottrae calore al corpo. Ulteriore vestiario gli occorre a mano a mano che le temperature scendono ma già lo zero termico è un limite per la maggior parte delle persone. Se coprire il corpo è stata una prima soluzione, in seguito col mutare del clima dovette pensare a migrare per sempre o anche solo per una stagione - come era d’uso tra gli Amerindi del Nordamerica prima dell’arrivo degli Europei -. 
Forse, per tale fragilità, l’umanità si è maggiormente ripartita grosso modo intorno al 40° parallelo ±10: il clima è più mite lungo queste due fettucce, specie lungo le coste occidentali dei continenti, rispetto a quello al loro interno e a quello lungo le coste orientali. Nel Nord europeo la calda Corrente del Golfo mitiga il clima che consente la vita anche in Norvegia, mentre in Canadà alla stessa latitudine c’è solo freddo e gelo. Nella fascia tra i tropici, se si esclude il Sud Est asiatico, la densità di popolazione è più scarsa.

L’uomo scoprì presto, a sue spese, l’esistenza del clima insieme alla dinamica cosmologica e quanto il clima condizioni la sua storia, come pure, quanto la sua mutevolezza lo abbia visto sempre inerme di fronte a fenomeni non comuni, anche là dove la mitezza dei fenomeni eccelle, come nel Mediterraneo, in cui pure sono nate le parole ciclone uragano tifone, note ad Ulisse ed a Paolo. 
Sì! Il clima è sempre stato mutevole e le sue variazioni dipendono dalla maggiore o minore attività del sole ma anche da cause terrestri come l’attività vulcanica. Non più di 4 secoli fa abbiamo avuto una piccola glaciazione, mentre durante l’espansione islamica verso nord la temperatura terrestre è aumentata. Ancora nel luglio del 1991, in seguito al violento scoppio del Vulcano Pinatubo, l’alta atmosfera si riempì di anidride solforosa e spiazzò molta parte dell’ozono – da noi il 15% -. Ciò produsse una diminuzione rapida di temperatura del pianeta di -0,56 °C che costrinse il nostro governo ad emettere bollettini di preallarme coi quali si esortava a non esporre i bambini al sole dalle ore 11;00 alle15;30 – senza indicare, però, la causa, cioè la maggiore presenza al suolo dei tossici raggi UV -. Questa tempestiva informativa si deve all’attività di satelliti rotanti in orbita polare che registrano costantemente, puntualmente e con estrema precisione la temperatura emessa dalla terra verso lo spazio. Questa temperatura climatica terrestre annuale ci dice se e di quanto è variata: se è correlata all’attività solare non ne siamo responsabili, altrimenti occorrerà capire quali siano le cause, se naturali o derivanti dalle attività antropiche.

Quando, più di quaranta anni fa, accennavo agli amici collaboratori di Mondo Albanese come ormai l’uomo era in grado d’influire in modo pesante sul clima, la notizia suscitava molti dubbi ed ironia, mentre già il Club di Roma dagli anni ‘50 si occupava del tema e la Suprema Corte di Cassazione imbastiva le basi per un diritto ambientale attraverso l’I.C.E.F., il giudice Amedeo Postiglione, 1988, e la giornata annuale per l’ambiente.

Oggi c’è una ridda d’affermazioni, spesso gratuite, su che cosa altera il clima. Invece, le cause che concorrono sono tante e complesse: 
-mega-urbanizzazione, 
-combustione, 
-deforestazione, 
-desertificazione, 
-la plastica, 
lo scarico a mare da fiumi-fogne e da navi, 
-la “geoingegneria”: 
._ _Prima, il territorio era organizzato a macchie di leopardo con le colture più pregiate in prossimità dell’abitato ed in ultimo, tra un abitato e gli altri c’erano i boschi -vedi la Sardegna-, ora ci sono città senza un nome, estese anche 2000 chilometri quadrati -come da Novara a Brescia-.
_Un tempo, prima di arare le maggesi si dava fuoco alla paglia secca per concimare la terra, ora forse per incuria o per speculazione o per mezzo di riscaldatori ionosferici (?) scoppiano incendi di dimensioni regionali.
_Una volta, per la nascita di un figlio una figlia era d’uso piantare un noce, ora si radono al suolo intere foreste equatoriali ma anche si usano dai nativi le rare acacie del Sahel per scaldare la magra minestra di sorgo quotidiano.
_Quando ero bambino in paese tutti pulivano il tratto di strada davanti la propria casa, mentre gli avanzi alimentari erano consumati dal maiale di casa, dalle galline o servivano da concime alle piante di ulivo, ora il mondo è diventato un mondezzaio inquinato.
_Ricordo quando per comprare il latte, l’acqua, l’olio o il vino dovevo portare la bottiglia di scambio e avevamo la borsa di stoffa per il pane, ora i contenitori sono di plastica, che spesso finisce in mare. E non solo la plastica giunge al mare.
_Il mare è diventato una cloaca in cui i pesci mancano di difese immunitarie, hanno difficoltà a sopravvivere e se ne pescano pochi: mangiare il pesce da frittura è diventato un lusso ed il pesce comune, come orata, spigola e acciuga, viene allevato entro gigantesche nasse costiere. 
_Ma c’è ancora qualcosa di peggio che dopo la Seconda guerra mondiale si vietò con accordi internazionali. Si tratta di tecniche di modificazione della stessa atmosfera; sono attività che si tende a non divulgare e che sono sperimentate segretamente (!) da militari. 
Come si sa, l’aria è un cattivo conduttore termoelettrico, un isolante per la natura metalloide dei principali componenti: l’azoto per il 78% e l’ossigeno il 21%. Poiché si vuole fornire una conducibilità all’atmosfera occorre spruzzare in cielo aerosol di bario, stronzio e alluminio. Questi sono conduttori per le onde elettromagnetiche emesse da riscaldatori ionosferici da 10 e 9 watt posti a terra, su aeromobili o su satelliti. Tali onde (esistono fin dalla guerra del Vietnam) sparate nell’aria e riflesse sulla terra possono causare catastrofi naturali: tsunami, terremoti, eruzioni vulcaniche, cambiamento del tempo su intere regioni, uragani, siccità, incendi, inondazioni, deviazioni di correnti oceaniche. C’è anche chi studia per impiegare tali spruzzi per costituire una griglia, una sorta di gabbia di Faraday per proteggere il pianeta dalle radiazioni tossiche entranti a causa della carenza d’ozono in quota. 
Va inoltre detto che le onde elettromagnetiche dei riscaldatori ionosferici sono in grado di spostare le correnti a getto – quei fiumi di vento velocissimo che circondano la terra a 8÷12 km di elevazione – che costruendo barriere fra masse d’aria calda e fredda sono anche in grado di trasportare l’umidità sopra i deserti intertropicali e manipolare anche il clima. E, intanto, il CO2 e l’effetto “serra” o meglio “coperta” fa notizia, distrae dai problemi, fa sorgere il senso di colpa in noi e si trova in buona compagnia coi problemi ben più gravi appena accennati, che responsabili pubblici e privati non tengono debitamente in conto ché questi sono i principali fattori climatici planetari.
P. Borgia

JETA NJERËZORE
Shpeshherë ndiejmë folësit e TV-it të thenë “klima e sotme” te vendi të thonë “moti i sotëm”. Kjo shprehje është kundërthënëse, sepse moti ndërron në çdo moment mbi një lokalitet të përcaktuam, ndryshe klima na flet për tipike përsëritje të herëpashershme mbi sipërfaqe pak o shumë të gjera. Të dy flasin për re, reshje, erë, temperatura çë përmbajnë të njëjtat sasì fizike por, ndërsa moti fotografon një gjëndje lokale të çastit, klima shpreh modulimin e tij mbi një hark qëroi, çë mënd t’jetë dekadash (dhjetëditësh) mujor stinor vjetor o edhé mbi periudha gjeologjike. Në njëfarë ndëlgim, moti ë’ kushti në rreth të kronikës së jetës, ndërsa klima ë’ kujtesa historike e saj. Ndër elementet përbërës së saj protagonistja e vërtetë ndoshta është temperatura, të ftohtit ashtù si të ngrohtit. Klëniet e gjalla, bimë o kafshë çë të jenë, mënd të përshtaten vetëm te rrathë klimatikë të kufizuar, veç këtyre lëmenjëve termike ngë mbeten gjallë pa të sotmen teknologji. Njeriu, për shembull, vetëm tek ajri i thatë të shkretëtirës mënd të mbijetojë me temperatura më lart se 45÷50°C por çë nga 30°C ai ngë ndien veten mirë o vuan kur ndodhet te vende të ngopur me lagështì. Nën kësaj vlere ndien lipsjen të vishet hollë o më shumë nëse e rreh era, çë nxier nxehtësì kurmit. Veshje e mëtejshme i duhet pak e pak çë zdripen temperaturat por çë zeroja termike ë’ një kufì për pjesën më e madhe të vetavet. Nëse të pështrohej kurmi kle e para zglidhje, më vonë me të ndërruarit të klimës pat të mendojë shtegtimi i përhershëm o edhe vetëm stinor - si e kishin zakon Amerindianët e Amerikës Veriore më parë të arritjes së Evropianëvet -. Nodshta, për këtë dobësì, njerëzimi u shpërndà më shumë me përafërsì reth 40° parallelit ±10: klima ë’ më e butë glatë këtyre dy rripash, sidomos glatë brigjevet perëndimore të kontinentevet, në krahasim me atë në brëndìnë e tyre dhe me atë glatë brigjevet lindore. Te Veriu evropian e ngrohta Rrimë e Gjirit zbut klimën çë pranon jetën edhe në Norvegjì, kur në Kanadà tek e njëjta gjerësì ka po tëtim dhe mardhë. Te rripi ndër tropikët, nëse lëmë jashtë Jug Lindjen aziatike, dendësìa e popullsìsë është më e pakët.

Njeriu e zbuloi shpejt, psimi u bë msim, klënien e klimës bashkë me dinamikën kozmologjike dhe sa klima kushtëzon historinë e tij dhe sa ndërrueshmërìa e ka përherë parë pa mbrojtje përballë dukurìvet të pazakontë, edhe atje ku butësìa e dukurìvet shkëlqen, si te Mesdheu, megjithëse aty buruan fjalët ciklòn uragan tufan, të njohur nga Ulisi dhe nga Pali. Ëj! Klima ka klënë përherë e paqëndrueshme dhe ndryshimet e saj varen nga më i madhi o më i vogëli aktivitet të diellit por edhe nga shkeqe tokësore si aktiviteti vullkanik. Jo më shumë se katër shekuj prapa patëm një akullim të vogël, ndërsa glatë ekspansionit islamik në drejtim të veriut temperatura tokësore rriti. Edhe te korriku i 1991, si pasojë e plasjes së furishme të Vullkanit Pinatubo, atmosfera e lartë u mbush me anhidrid sulfuror e zhvendosi një pjesë e madhe të ozonit – tek na një 15% -. Kjo shkaktoi një rënie të shpejtë të temperaturës për -0,56°C çë shtrëngoi qeverìnë tënë të nxirrjë buletine paraalarmi me të cilët këshillohej të mos nxireshin në diell fëmijët nga ora 11;00 ngjer te ora 15;30 - por pa thënë shkakun, domethënë pranìa më e lartë rrezesh UltraVjollcë te dheu -. 

Këta të shpejta njoftime i kemi në sajë të aktivitetit të satelitët çë rrotullohen në orbita polare çë regjistrojnë pareshtur me përpikërì dhe me precision absolut temperaturën e rrezatuar nga toka ndaj hapësirës. Kjo temperaturë tokësore vjetore klimatike na thotë nëse e sa ka ndërruar: nëse është ndërlidhur me aktivitetin diellor ngë jemi përgjegjës për atë, ndryshe do të duhet të ndëlgohet cilat të jenë shkeqet, nëse natyrore o çë vijin nga aktivitetet antropike.
Kur më shumë se dyzet vjet prapa, çikja miqvet e revistës Mondo Albanese si nanimë njeriu ë’ në gjëndje të ndikojnë rëndësisht mbi klimën, lajmi shkaktojë shumë dyshime dhe ironì, ndërsa çë nga vitet ‘50 Klubi i Romës mirrej me temën dhe Gjykata e Lartë ildisjë/mbastirjë bazat për një drejtësì të mjedisit nëpërmjet I.C.E.F.-it, gjyqtari Amedeo Postiglione, 1988, dhe Dita e Përvitshme për Mjedisin.

P. Borgia

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