mercoledì 3 aprile 2019

Cultura e politica. Correnti di pensiero dell'Occidente

Erano periodi difficili per l’Europa quelli del primo Ottcento. La Rivoluzione francese al seguito della cultura illuminstica aveva aperto grandi orizzonti di riscatto per l'uomo. Eppure la cultura romantica -in più sensi- manifesta rammarico per la società precedente.
Abbiamo riportato sul Blog più ragioni di opposiizione da parte della letteratura romantica e -almeno su questa pagina- continuiamo sullo stesso filone di ragionamenti, tenendo presente che a meno di venti anni dalla Rivoluzione Liberale (1799) ci ritroviamo, sul piano politico, col trionfo della Restaurazione.


Ragione contro Sentimento ? No


Sicuramente un ulteriore punto di avversione, che va ad aggiungersi a quanto nelle precedenti pagine ricordato, è la ferma avversione dei romantici all'astrazione razionalistica.
Ancora oggi viviamo il processo di disincantamento che ci spinge a razionalizzare, a quantificare, ogni cosa e persino l'intero mondo. Questo processo mentale e culturale ha fatto scaturire, sostengono i romantici, la "mentalità mercantile". Tutto ha un prezzo.

L'avversione dei romantici verso la nuova mentalità razionalistica (che produce peraltro l'astrazione matematica) sfocia in essi verso la ricerca della perduta concretezza. 
Ai concetti di libertà individuale di ciascun cittadino oppongono la libertà concreta di ogni ceto sociale (nobiltà, ecclesiasti e terzo stato) di conservare gli antichi e tradizionali privileggi; le condizioni ed i confini fra gli stati precedenti il buonapartismo vengono rivendicati rispetto ai diritti naturali ed universali (naturali) dei popoli e dell'uomo. 

Su questi presupposti i romantici puntano a riabilitare la Storia (il passato) come madre della cutura.

Per -in qualche modo- riabiltarsi rispetto alle ricorrenti avversioni al razionalismo, di contro  spingono molto sulla letteratura romantica (l'amore inteso come pura emozione, slancio spontaneo non riducibile ad alcun calcolo), da qui chiari e diretti gli attacchi ai matrimoni di convenienza, quelli dettati dalla "ragione", la dea cara agli illuministi.
Da qui origina conseguentemente la rivalutazione delle
-intuizioni,
-premonizioni,
-istinti,
-sentimenti.

Ci soffermeremo ulteriormente -nei prossimi giorni- sull'accusa dei romantici che investirebbe la "dissoluzione dei legami sociali" nella società post-illuministica, e dopo affronteremo tanti altri versanti del romanticismo, tutti con ricadute che oggi definiamo di natura "politica". 

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