sabato 16 marzo 2019

Cultura e politica. Correnti di pensiero dell'Occidente

Proseguiamo il percorso storico sul "romanticismo". Non stiamo proponendoci (è bene ricordarlo) una analisi prettamnte letteraria che, al momento, qui sul Blog, non ci compete; ad altri -se lo desiderano- affidiamo una tale incombenza.
Puntiamo a capire invece lo sviluppo dei fenomeni culturali, e soprattutto, le ripercussioni che la "C-u-l-t-u-r-a" ha sull'assetto socio-economico delle comunità, che siano cittadine, nazionali e/o continentali.

Cosa ci spinge a questo sguardo sostanzialmente storico-sociale ?
Siamo stupiti, fortemente, nell'assistere al consenso che il populismo -in salsa salviniana e/o grillina- riscuote nel terzo millennio. 
Gente laureata, gente di buon senso, -ci sembra di capire- non si accorge che il populismo (esistente da sempre nella storia) è la negazione del progresso verso una societa' figlia della cultura e della scienza insieme (sto pensando ai No vaccinazione, ma anche a chi ritiene che l'umanità da rispetare sia solo quella bianca (razzismo) e ai fanatici che ritengono che i partiti politici siano delle religioni, quelle dell'epoca dei crociati).
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Il romanticismo, sorto alla fine del Settecento e consolidatosi nel primo Ottocento con l’esplicito sentimento di contrastare il razionalismo illuministico che, fra le tante novità di ordine scientifico, aveva aperto le porte alla “rivoluzione industriale”, trova gran parte dell’Europa dal punto di vista sociale ed economica ampiamente ri-strutturata e ri-organizzata rispetto al precedente assetto prettamente contadino.

Nostro intento è quello di evidenziare come il Romanticismo (movimento primariamente culturale) si sia  imposto per alcuni decenni non solo sulla cultura illuministica, ma soprattutto sulla società ormai complessa dell’ottocento ri-organizzata sulla spinta di vasti interventi legislativi successivi al  culmine della rivoluzione francese.

Cosa rifiutano i romantici della grande novità prodotta dal periodo illuministico ?
--Secondo Marx, e pure Weber, lo sviluppo al massimo grado della razionalizzazione e dell’intellettualizzazione coltivata dall’Illuminismo aveva prodotto nella società il disincantamento del mondo e quindi l’estraniazione per il vasto pubblico dai tradizionali valori supremi e sublimi che avevano fino ad allora trovato alimento sia nella vita mistica che nella solidarietà umana.
Il romanticismo, per più aspetti, è quindi stato come un movimento di recupero dell’entusiasmo “cavalleresco” contro il ghiaccio del calcolo razionale, scientifico –quasi egoistico- e contro il “disincantamento del mondo”. 
E’ stato –lo ribadiamo- oltre che fenomeno letterario anche un programma filosofico e spirituale spinto in direzione di un nuovo “incantamento” che dall’anima romantica si è poi spinto a coinvolgere la religione, l’ironia, la natura, il mito e in più modi la vita della gente e quindi la politica dell’epoca.

--Il “disincantamento del mondo” aveva creato nuove figure professionali, nuove scienze sociali. Nella nuova società moderna post-illuministica i romantici avevano di contro a disprezzo
a) la religione del dio denaro, b) la dissoluzione delle relazioni umane qualitative, c) l’eclisse dell’immaginazione, d) l’omologazione dell’esistenza, e) il rapporto puramente “utilitario” degli esseri umani fra loro e con la natura.

Quelle ora riportate erano quindi tutte caratteristiche rifiutate dai romantici perché vi leggevano una visione mercantile del mondo. Non bisogna interpretare, comunque, quanto finora riportato in termini moralistici.
L’inquinamento della vita sociale attraverso il denaro e quello dell’aria tramite il fumo delle industrie sono l’oggetto di tantissimi romanzi di quella prima metà dell’Ottocento (Charles Dickens, Walter Scott, …).


Ripromettendoci di scandagliare sempre con ottica socio-politica altri punti di critica dei romantici all’assetto ereditato dagli illuministi, possiamo sin da adesso azzardare e dire che la cultura illuministica era (con i parametri dei nostri giorni) progressista e quella romantica conservatrice, la prima era critica ed esplorativa e la seconda tradizionalista e mitica, la prima di sinistra e la seconda di destra.

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