mercoledì 5 dicembre 2018

Terremoto del 1968. Quell'evento discriminante della storia non facile della Valle del Belice


Fra poco più di un mese ricorrerà il 51° anniversario del sisma che sconvolse la Valle del Belice, un evento ormai lontano e peraltro non vissuto dalle giovani generazioni che nulla sanno dell'evento in sé come fatto attivato dalla natura e nulla sanno su cio' che di umano, di sociale, esso comportò seppellendo un modello di vita (quello contadino) in quest'area della Sicilia Occidentale.

Nell'arco del 2018 un calendario di eventi commemorativi si e' svolto un pò in tutti i comuni della Valle. A Contessa non è mancata la solita distrazione sotto quest'angolaura che sarebbe invece servita a riflettere, e a far riflettere,  ampiamente sul perche' un centro abitato dalla capienza di ottomila abitanti (dati Istat) corra' invece velocemente in direzione dello spopolamento e oggi si attesti a poco piu' di mille residenti e con un patrimonio edilizio che ormai necessita di ingenti investimenti manutentivi a causa dell'abbandono e del mancato uso.



La gente emigra, vanno via i giovani e non torneranno mai più se non per visitare i sempre più anziani parenti, adesso pensionati.
Da noi, ma in generale nella Valle, manca la voglia, l'energia, di reagire all'esodo.

E' chiaro a chiunque che c'è carenza di politici, di sindacalisti, di gente impegnata sul sociale. Quando mancano le voci che esprimono il disaggio di un territorio è segno che quel territorio umanamente, socialmente, economicamente e' divenuta ormai un'area a perdere, ininfluente nel contesto più ampio regionale e nazionale.


Spiace scrivere e riportare qui queste sensazioni ma nella Valle essere passati dai Di Martino, Bellafiore, Gulotta, Montalbano alle voci spente dei nostri giorni e' ulteriore segno che ai nostri giorni non è la natura delle cose che si adatta agli uomini ma sono gli uomini che si adattano al Fato, al destino avversario delle cose e degli eventi.
Da noi a Contessa il cinquantennio è incredibilmente trascorso nel massimo silenzio. Abbiamo saputo appendere semplicemente un quadro ricordo del nostro caro e splendido concittadino Merendino nell'Aula Consiliare e nient'altro abbiam saputo compiere che coinvolgesse al nostro futuro la cittadinanza. Mai alcuna riflessione, mai alcuna circostanza per interrogarci sul perchè in mancanza delle forze giovanili stia per chiudersi, forse definitivamente, il futuro del nostro paese-comunita' e insieme ad esso stia per venire men l'avvenire delle nostre aree, delle zone interne dell'isola.
Se manca la Politica tutt'attorno non può che cogliersi la sensazione dell'impotenza. Tutto ormai ci appare e diventa scolorito; anche ciò che in un diverso contesto socio-economico sarebbe ammirevole qui da noi invece ai nostri girni appare ed è depotenziato, privo di aggregazione e quindi di speranza.
I Di Martino, i Bellafiore, i Gulotta, i Montalbano etc, di allora oltre che Sindaci delle loro piccole realta' furono uomini di grandi intuizioni e non per nulla seppero assurgere a dimensioni politiche più ampie rispetto alle realta' locali di prvenienza che essi per lungo tempo seppero bene amministrare: eran uomini con la vista lunga e per questa ragione in queste ultime settimane del cinquantennio li abbiamo voluti ricordare qui, sul Blog.
Seppero leggere i giorni del loro tempo e fecero di tutto per favorire il loro territorio e le popolazioni residenti. 


Non ebbero sufficiente forza o forse abbastanza tempo per esigere la seconda parte del programma di crescita e sviluppo della Valle che prevedeva il rinvigoramento socio-economico con -fra l'altro- un polo industriale a Capo Granitola.

Ma di questo abbiamo trattato in altre pagine e non mancheremo di tornarvi per analizzare le ragini sul perchè -sul finire del secolo passato- resero chiuso il ciclo di quella che era stata l'industria pesante novecentesca.

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