martedì 7 agosto 2018

La Sicilia abbandonata. Spopolamento e assenza di investimenti infrastrutturali in tutti i piccoli comuni


La nuova Amministrazione di Contessa Entellina, uscita vincitrice dalla consultazione elettorale del 10 giugno, ha portato a casa un primo successo  conseguendo il finanziamento, non indifferente, di oltre un milione di euro per la messa in sicurezza dell’Istituto Scolastico. Ha fallito il conseguimento del finanziamento per l’impianto antincendio, per cui pure in tempi da record aveva presentato richiesta già all’indomani dell’esito elettorale, ma comunque  va tenuto presente che ancora non sono trascorsi cento giorni dall’insediamento. I fondi originano dal Piano Triennale sull’edilizia scolastica, da cui appunto proviene il nuovo finanziamento che sarà attivato dal 2019, che è in gestione della Regione Sicilia con Fondi Comunitari. Quella Unione Europea che i populisti disprezzano e persino odiano.
Riferita doverosamente questa buona notizia sul Blog ci piace fare una carrellata sullo stato in cui vivono i piccoli Comuni dell’isola e di cui Contessa Entellina è parte.

Tutti i centri dell’interno dell’isola soffrono di carenze socio-economiche e la loro incidenza è segnata dai costanti e crescenti flussi migratori, e non solo; a evidenziare che il dettato costituzionale secondo cui gli italiani sono tutti eguali, nei piccoli centri dell’interno dell’isola, esiste l’assoluta carenza di infrastrutture. Non si tratta di una constatazione dei nostri giorni; da sempre –forse dall’Unità d’Italia- nell’area in cui è situata Contessa Entellina esiste un costante svuotamento umano ed una crisi economica di lunga, lunghissima, durata che può condurci, se non adeguatamente compresa da chi qui vive, a non lontani rischi di estinzione in quanto comunità. Rischio non lontano se si continua di questo passo trascurando infrastrutture di collegamento col resto del mondo e condizioni umane. I piccoli comuni, secondo l’Anci, annualmente perdono nel Paese 16mila  abitanti.
Ruderi di Castello Calatamauro
Tutti i 207 piccoli comuni siciliani negli ultimi anni, dai governi renziani in poi, corrono veloci all’indietro non solo verso lo spopolamento, circostanza che bene conosciamo a Contessa, ma senza alcun intervento delle istituzioni di livello superiore (Provincia, Regione, Stato) nel comparto delle infrastrutture rischiano di divenire isole del sotto-sviluppo. Ben 23 comuni interni dell’isola sono segnati, negli uffici di Mamma Regione, come “a forte rischio idrogeologico” e le abitazioni di chi lì abita sono legate agli inverni perchè non siano pesanti per non incorrere nelle frane. Nel mondo che scruta l’Universo e progetta di sbarcare su Marte su buona parte della Sicilia puntiamo sulla buona sorte.
L’impoverimento della popolazione, nei comuni interni, ormai non lo constatiamo più dai dati Istat ma dal nostro occhio che coglie le condizioni delle persone che bene conosciamo e che ci stanno accanto, su come vivono e su come trascinano la loro esistenza. Lo constatiamo dal fatto che nei piccoli comuni si vive esclusivamente di pensioni, piccoli lavoretti ed ignorando la normativa sul collocamento.
In un Paese il cui reddito nazionale –ancora nel 2018- è al di sotto di quello del 2008, l’anno di inizio della grande crisi, i piccoli comuni dell’interno, non solo della Sicilia ma dell’intera penisola, sono divenuti “marginali”, da non considerare, rispetto agli investimenti infrastrutturali e all’inserimento nella veloce corsa verso migliori condizioni di vita che –comunque- il resto del mondo persegue.

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