mercoledì 9 maggio 2018

Dissero ... ...

Il mistero della I° Repubblica
“Se lei sapesse com’è sporca la verità di questa storia”

(Eleonora Moro, 22 Maggio 2000)

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Io so. Ma non ho le prove.
Non ho nemmeno indizi.
Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede

(Pasolini).



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LA FONDAZIONE PIETRO NENNI, oggi pubblica:
Nel gennaio 1978 Richard Gardner, ambasciatore americano a Roma,  vedeva male la situazione politica italiana dopo la caduta del terzo governo Andreotti.
Il timore  dell’amministrazione statunitense emerge dal contenuto di una serie di  documenti da trent’anni custodita negli archivi segreti del Foreign Office  britannico.
In quei giorni anche Aldo Moro aveva capito che il rapporto con gli americani si era fatto difficile. Infatti, il presidente del consiglio nazionale della Dc nel mese di gennaio scrisse un articolo per il Giorno che, però, non fu mai pubblicato per «motivi di opportunità». Nel “pezzo” si faceva riferimento allo scenario che si stava determinando in Europa, cioè alla possibilità dell’ingresso dei comunisti nel governo italiano, insieme alla forte presenza della sinistra in Portogallo, al ritorno della democrazia in  Spagna, all’eventualità del formarsi di una maggioranza di sinistra in Francia.
Moro nel suo articolo interpretò le dichiarazioni ufficiali e quelle apparse sulla stampa come rivolte non tanto all’Italia, «lo Stato amico», quanto all’Unione sovietica che definì «uno Stato terzo nel quadro di equilibri di potenza». Negli atti resi pubblici dal National Archive inglese si raccontano le ansie e i retroscena sia dell’amministrazione americana che di quella britannica. Furono proprio gli Usa a esser presi dal panico dopo la crisi del terzo governo Andreotti.
Le relazioni tra Italia e Stati Uniti si fecero critiche tra il 12 e il 16 gennaio. Il 12 gennaio il dipartimento di Stato Usa, dopo aver richiamato a Washington l’ambasciatore Gardner, comunicò che l’atteggiamento del governo statunitense nei confronti dei partiti comunisti dell’Europa occidentale, compreso quello italiano, «non era in alcun modo mutato » e ammonì i «leader» democratici al dovere di «dimostrare fermezza nel resistere alle tentazioni di trovare soluzioni tra le forze non democratiche».
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                          (testo di Antonello Di Mario, della Fondazione Pietro Nenni)
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