giovedì 11 gennaio 2018

La cultura dell'Occidente.

Filosofia spiccia -2-

Nella Metafisica, Aristotele riferisce di tutti i filosofi che lo hanno preceduto.
Leggiamo "I primi, fra coloro che praticarono la filosofia, per la maggior parte ritennero che i principi di tutte le cose fossero soltanto quelli di specie materiale".

Talete  pensa -infatti- che il principio di tutte le cose sia l'acqua. 

Cosa siamo chiamati a pensare ?
Che prima del pensiero filosofico, il significato delle parole "principio" e "totalità delle cose" non era noto. Per la prima volta lo sguardo delimita il confine ultimo delle cose; oltre c'è il nulla. Il confine costituisce "il tutto".


Talete
Quando Talete afferma che l'acqua è il principio di tutte le cose, la parola "principio" (arché) vuol dire che c'è qualcosa che non esce dal nulla e non va nel nulla, e dunque è eterna. Talete, sostanzialmente, dice che c'è un phẙsis , un essere da cui le cose provengono e in cui ritornano, e che è sempre salva dal nulla. 

Una phẙsis che è la matrice di tutte le cose. C'è qualcosa di  identico nella molteplicità delle cose che non è l'acqua della pioggia, del mare, del fiume, ma è qualcosa di diverso. La parola "acqua" è un tentativo di indicare qualcosa che non è l'acqua sensibilmente percepibile. E' qualcosa di diverso dalle singole cose parziali, qualcosa che è identico in ognuna di esse, e che Eraclito chiama xynòn, il "comune".
Talete si trova, però, su un piano inclinato: il "comune" non può essere una cosa particolare (l'acqua). Acqua che, secondo Aristotele, Talete aveva ipotizzato vedendo "che il nutrimento di tutte le cose è umido (...) e anche perchè i semi di tutte le cose hanno natura umida...).

Anassimandro dirà:  il "comune" è l'indeterminato. Il principio di tutte le cose, che le governa e le avvolge, che è il divino, non è dunque una cosa particolare, ma un "non parziale", esso è comunque il "comune".

(appunti da E. Severino)

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