venerdì 7 aprile 2017

Pasqua. Non sempre abbiamo provato a capire i riti pre-pasquali e pasquali (2)

Mancano 10 giorni alla Pasqua e in tutta la Sicilia sono incorso preparativi all’evento con una serie di iniziative che riempiranno con sfaccettature le più varie la settimana definita Santa. Si tratta di sagre gastronomiche, di rappresentazioni drammatiche degli ultimi giorni del Nazareno ed anche di vere e proprie celebrazioni rituali e liturgiche.

A Contessa per quanto ne sappiamo nulla di eclatante e tale da suscitare l'interesse di comitive turistiche è previsto.
Eppure abbiamo la sensazione che molti di noi contessioti probabilmente mai abbiamo posto sufficiente attenzione ai riti liturgici che la Chiesa bizantina propone per la Settimana Santa. 

Ci riferiamo ai contenuti e ai messaggi che da essi possono trarsi e che sappiamo bene originano in gran parte dalle riflessioni dei Padri della Chiesa delle origini. 

Ci siamo già soffermati sui riti del Sabato di Lazzaro, che iniziano nella serata di Venerdì ((Clicca qui) e (clicca pure QUI).
  
Il presente testo ricalca in libera traduzione dall'inglese
A LITURGICAL EXPLANATION OF HOLY WEEK 
The Very Rev. Alexander Schmemann 

DOMENICA DELLE PALME

Domenica delle Palme: L'Ingresso a Gerusalemme

Il Sabato di Lazzaro dal punto di vista liturgico è la pre-festa della Domenica delle Palme, quella dell'ingresso del nostro Signore a Gerusalemme. Entrambe le feste hanno un tema comune: --il trionfo e la vittoria--.
Il Sabato mostra chi è l'avversario, la morte; la domenica delle Palme invece annuncia la vittoria e ne esplicita il significato nel trionfo del Regno di Dio e nell'accettazione, da parte del mondo, dell'unico re, Gesù Cristo.

Nella vita terrena di Gesù l'ingresso solenne nella Città Santa è stato l'unico trionfo pubblico. Fino a quel giorno, Egli ha costantemente respinto tutti i tentativi di venire glorificato. Ma sei giorni prima della Pasqua, Egli non solo accetta di essere glorificato, ma egli stesso provoca e organizza quell'esaltazione facendo ciò che il profeta Zaccaria aveva pre-annunciato: "Ecco, il tuo re viene a te ... umile e a dorso di un asino .. "(Zac. 9: 9).

Ha chiaramente mostrato il desiderio di essere acclamato e riconosciuto come il Messia, il Re, e il Re d'Israele.
Le narrazioni del Vangelo evidenziano quali sarebbero state le caratteristiche messianiche: le Palme, il grido della folla di “Osanna”, l'acclamazione di Gesù come Figlio di Davide e re d'Israele.

La storia di Israele stava ormai arrivando alla sua fine, questo è il significato dell'evento; lo scopo di questa storia era stato di annunciare e preparare il Regno di Dio, l'avvento del Messia.
Adesso questo evento sta realizzandosi. Il Re entra nella sua Città Santa e in Lui tutte le profezie, tutte le aspettative trovano il compimento. E' ormai stato inaugurato il Regno.

La Liturgia della Domenica delle Palme commemora questo evento. Con rami di palma nelle mani, ci identifichiamo con il popolo di Gerusalemme, insieme ad esso salutiamo l'umile Re, cantando Osanna a Lui.
Ma qual è il significato di tutto questo oggi per noi?

La cittadinanza nel Regno
Anzitutto, c’è la nostra confessione di Cristo come Re e Signore. Ci si dimentica spesso che il Regno di Dio è già stato inaugurato e che nel giorno del nostro Battesimo siamo divenuti suoi cittadini ed abbiamo promesso lealtà al di sopra di tutte le altre lealtà.
Dobbiamo ricordarci che per qualche ora Cristo è stato veramente re sulla terra, in questo mondo, lo è stato solo per poche ore e in una sola città.
Ma come in Lazzaro abbiamo riconosciuto l’immagine di ogni uomo, in questa città (Gerusalemme) riconosciamo il centro mistico del mondo e  di tutta la creazione.
Questo è il significato biblico di Gerusalemme, quel punto focale di tutta la storia della salvezza e della redenzione; la città santa dell’avvento di Dio.

Il Regno inaugurato a Gerusalemme è un regno universale, abbraccia in una unica visione tutti gli uomini e la totalità della creazione.
Per alcune ore - ma si è trattato del tempo decisivo, dell'ora del compimento di tutte le sue promesse, di tutte le sue decisioni, Egli è 'venuto infatti alla fine di tutto il processo di preparazione già rivelato nella Bibbia.
E' questo il fine di tutto ciò che Dio ha immaginato per gli uomini.

Questa breve ora del trionfo terreno di Cristo acquista un significato eterno. Introduce nella realtà il Regno, lo introduce nel nostro tempo per sempre, e fa di questo regno il senso ed il significato del tempo.
Il Regno è stato rivelato a questo mondo - da allora - e la sua presenza giudica e trasforma la storia umana.
Al momento più solenne della nostra liturgica celebrazione, quando riceviamo dal sacerdote un ramo di palma, rinnoviamo il nostro giuramento di adesione al Re e confessiamo il suo Regno, come senso ultimo e come contenuto della nostra vita.
Noi confessiamo che ogni cosa della nostra vita e del mondo appartiene a Cristo, nulla può essere tolto dalla sua unica e vera proprietà, perché non c'è ambito della vita che Egli non governa al fine di salvarlo e redimerlo.
Noi proclamiamo la responsabilità universale e totale della Chiesa per la storia umana e sosteniamo  la sua missione universale.

La Via Crucis
Noi, sappiamo però che il re che i Giudei hanno acclamato e che successivamente anche noi acclamiamo fino ai nostri oggi, ha una  propensione per  il Golgota, per la Croce e la tomba; sappiamo che quel breve tempo del trionfo è stato in realtà il prologo del sacrificio.
I rami che teniamo in mano significano, dunque,
- disponibilità e volontà di seguirlo su questa strada sacrificale,
- accettazione del sacrificio e abnegazione quale unico modo reale per accedere al Regno.
Questi rami, questa celebrazione servono per proclamare la fede nella vittoria finale di Cristo.
Il suo regno è ancora nascosto e il mondo lo ignora.

Viviamo come se questo decisivo evento non avesse avuto mai luogo, come se Dio non fosse morto sulla croce e l'uomo in lui non fosse risorto.
Noi, cristiani, crediamo nella venuta del Regno, quando Dio sarà tutto in tutti e Cristo l'unico Re.
Nelle nostre celebrazioni liturgiche ricordiamo gli eventi del passato. Ma il significato e il potere della liturgia consistono nel trasformare il ricordo in realtà.

Nella Domenica delle palme c’è quindi il coinvolgimento della nostra responsabilità in favore del Regno di Dio. Cristo non entra in Gerusalemme bensì fa molto ma molto di più. 
L’ha fatto una volta per tutte. Egli non ha messo in scena dei “simboli”. Egli non è morto sulla croce per eternamente poterlo “Simboleggiare”. 
Egli vuole da noi una vera e propria adesione al Regno propostoci ... e, se non siamo pronti a rispettare questo solenne giuramento, che rinnoviamo ogni anno nella Domenica delle Palme, se non intendiamo fare del Regno di Dio la misura di tutta la nostra vita, la nostra annuale commemorazione non ha alcun senso e vani sono i rami che portiamo a casa dalla Chiesa.

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