mercoledì 8 marzo 2017

8 marzo. Nel mondo dei furbi la discriminazione delle lavoratrici è ritenuto il minimo

Un esame dall'ottica della scienza economica

Un aspetto significativo del modo di produzione  che prevale ai nostri giorni è l'aumento della partecipazione femminile al "mercato del lavoro". Le donne, tradizionalmente relegate fino a pochi decenni fa al lavoro domestico non remunerato, si sono inserite in maniera massiccia nel lavoro salariato e si affermano sempre più come imprenditrici.
Tuttavia nel nuovo e più recente sistema si è intensificata la segregazione tra le diverse tipologie di lavoratori e questo confina la maggior parte delle donne, che siano immigrate o giovani, a occupazioni temporanee, esternalizzate, instabili, in condizioni  pessime e con redditi più bassi.
E questo non riguarda solamente le regioni geograficamente più sfavorite: nell'Unione Europea le donne guadagnavano nel 2015 il 16,4% in meno degli uomini che facevano lo stesso lavoro, divario che negli Stati Uniti raggiungeva il 25,6%.
Queste vergognose differenze si riflettono anche sul tipo di lavoro svolto: il 64% delle attività del settore dei servizi e vendite è esercitato dalle donne.

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In una realtà come quella locale, di Contessa Entellina, le donne che lavorano e conseguono una retribuzione sono poche (insegnanti, impiegati municipali, e pochissime altre opportunità quale il lavoro nella forestale). Sono numerose invece, in un paese dove prevalgono i vecchi,  le donne che svolgono il lavoro di "badanti". Sono tante, sono pure diligenti nello svolgimento del servizio, ma non percepiscono la prescritta busta paga. 
A dire la verità non risulta che ottengano nemmeno il famigerato vaucher. Sono donne che lavorano in nero e negli anni della vecchiaia non avranno contribuzioni da far valere.

Nel terzo millennio ... c'è tanto da fare ancora per arrivare ad ottenere un mondo migliore. 

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