sabato 25 febbraio 2017

Finanze Pubbliche. In Italia ... il parassitismo



Rapporto alla Corte dei Conti: il fratello del ministro degli Esteri da dirigente non ha mai firmato un atto

LA REPUBBLICA

Il più pagato è quello che lavora di meno. Il più giovane ed il meno qualificato. L’ascesa da supermanager in Poste di Alessandro Alfano - laurea triennale in economia conseguita a 34 anni – è tutta una contraddizione. Ne sono certi anche i finanzieri del gruppo valutario che nei giorni scorsi hanno depositato alla Corte dei Conti (il pm è Massimo Perin) l’informativa finale sul caso dell’assunzione di “Alfano jr”, 41 anni, fratello dell’attuale ministro degli Esteri Angelino Alfano. Alfano jr è il più pagato tra i dirigenti del suo stesso livello. In media percepisce il doppio dei suoi colleghi. Quando è stato assunto in Postecom, nel 2013, ha firmato un contratto da 160 mila euro lordi. All’epoca i due suoi omologhi, più anziani, con più esperienza e curriculum – una sua collega ha una laurea in architettura al Politecnico di Milano col massimo dei voti - percepivano 90 e 80 mila euro lordi l’anno. 

Il fatto però è che l’ascesa irresistibile di Alessandro non si è certo fermata in Postecom. E nonostante risulti che non si sia certo distinto per la mole di lavoro - zero documenti firmati da parte del supermanager - Alessandro nel giro di 4 anni, passando da Poste Tributi è approdato nel 2016 direttamente in Poste. Ad ogni passaggio lo stipendio è lievitato fino a toccare quota 200mila euro lordi. Anche in questo caso i suoi sette colleghi, tutti più anziani con qualifiche da ingegneri, dottori in legge e con più anni di esperienza guadagno meno del fratello del ministro. Qui la forbice va da un minimo di 81 mila euro lordi per il più giovane, classe ‘71 laurea in ingegneria civile conseguita a 28 anni,  a un massimo di 120 mila euro lordi l’anno per un altro dirigente sempre ingegnere di 55 anni.

Insomma niente a che fare con i 41 anni di Alessandro,  la sua laurea triennale conseguita a 34 e il mega stipendio lordo da 200 mila. Ma le anomalie non finiscono qui. Nell’informativa finale si legge che Pierangelo Scappini, responsabile risorse umane di Poste, incalzato dai finanzieri sul perché Alfano jr non firmasse documenti che ne attestassero un’effettiva attività lavorativa manageriale, ha risposto che “l’attività di un dirigente non si traduce in documenti firmati ma in decisioni o contributi”. In sostanza disposizioni vocali. Ed è sulle presunte indicazioni che Alfano jr doveva dare ai suoi sottoposti che si pone un altro interrogativo. E sì, perché Alessandro quando era maxi dirigente in Postecom aveva sotto di lui un unico dipendente. Impiegati che poi sono aumentati nel tempo, fino ad arrivare ai 39 che adesso il fratello del ministro dirige in Poste.         

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