giovedì 12 gennaio 2017

Economia. Nel mondo globalizzato ... la democrazia

Quando la Politica diventa inconcludente
e gli affaristi ne approfittano (II)


Il 40% dei giovani -sostiene l'Istat- è disoccupato. Il dato, è scontato, è ampiamente errato per difetto. Basta girarsi attorno è capire che l'intera generazione nata dagli anni '90 in poi è per intero disoccupata, solo una parte minoritaria studia e la parte maggioritaria non sa cosa fare.

Questo dato di fatto, purtroppo, viene vissuto dai più come un dato ineluttabile. Una evenienza che esiste e contro cui non esistono controindicazioni.

Non è così; non è mai -nella storia dell'uomo- stato così. L'uomo, quando vuole, sa piegare gli eventi alle proprie esigenze, non si lascia piegare dalle esigenze che lo soffocano.
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Il neo-liberismo
Abbiamo precedentemente -su questa rubrica dedicata all'economia- evidenziato che il mondo da un paio di decenni cammina su un unico sentiero di pensiero "il pensiero unico", quella corrente che prese corpo a cavallo fra gli anni 70/80 del Novecento al seguito   dei governi di Margaret Thacher (primo ministro britannico dal 1979-1990) e Ronald Reagan (presidente degli Stati Uniti dal 1981 al 1989). Entrambi questi leaders basarono il proprio programma economico sulle idee liberiste di due scuole, quella di Chicago (Friedman, Lucas Jr.) e della scuola austriaca (Hayek). 
Sulla base dei modelli e dei metodi matematici queste scuole diedero legittimità "scientifica" alle logiche liberiste. 

New York e Londra sono sede delle due principali piazze finanziarie del mondo e da lì è partita la "controrivoluzione conservatrice" con tutte quelle misure che oggi inspiegabilmente subiamo, pur sapendo che non possiedono nulla di umano ma tutto, proprio tutto, di egoistico a beneficio di una estrema minoranza di personaggi che vivono coperti dall'opacità.

Quali sono le principali misure della svolta che ormai tutti i paesi applicano ?
---la liberalizzazione dei mercati,
---la deregolamentazione di vastissimi settori dell'economia (principalmente quello finanziario e quello energetico),
---la privatizzazione dei beni dello Stato,(si pensi che in Italia sono scomparse Iri, Eni, etc.) 
---politica fiscale di drastica riduzione delle tasse (1).

Sulla scia degli Stati Uniti e della Gran Bretagna il liberismo si è ormai diffuso sostanzialmente in tutto il mondo.   
Il nuovo assetto in campo economico non ha mancato di riprodurre i suoi inevitabili risvolti in campo socio-politico; il primo fra tutti la totale indifferenza fra le politiche di destra e/o sinistra. Il liberismo è norma. 
La sinistra socialista o la destra liberale sono costrette a somigliarsi. Il liberismo è una gabbia in condizione di stritolare quei paesi che vorrebbero allontanarsene (la Grecia insegna ...).

(1) La riduzione delle tasse esiste, non per tutti, per pochissimi, i più ricchi. 
Negli anni settanta in Italia fu fatta la riforma tributaria curata dal socialista Rino Formica. L'aliquota massima -per lo scaglione massimo- fu fissata  al 72%. 
Negli anni di liberismo trionfante (con la sinistra post-comunista al governo è stata ridotta -per i grandi redditi- al 42%).
Chi è ricco deve diventare più ricco, chi non lo è non deve nemmeno sognarlo. 

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