sabato 31 dicembre 2016

Palermo. Così la notte di capodanno

Doppio appuntamento di fine anno a  Palermo. 
Due le location scelte dall’Amministrazione comunale per salutare l’arrivo del nuovo anno: piazza Politeama e piazza Giulio Cesare, a ridosso della stazione centrale. Al Politeama l’artista di punta sarà Luca Carboni. A presentare la serata sarà Filippo Marsala, mentre a tenere il ritmo ci penseranno i due gruppi palermitani “Worker Randisi Quartet” e “Ai fil gud”.
 Sul palco anche il duo Radio Lcs formato da Giorgio Gulì e Luca De Paoli.

Per il concerto a piazza Giulio Cesare il protagonista sarà Nino D’Angelo. Ad aprire la serata, dal palco allestito dinanzi la Stazione centrale, sarà Massimo Minutella insieme con la Lab Orchestra, composta da nove musicisti palermitani. 
Per le due manifestazioni il budget stanziato è di 275mila euro: 150mila per il Politeama e 125mila per piazza Giulio Cesare.
Anche il Teatro Massimo, infine, è al centro dei festeggiamenti con le le grandi arie di Verdi, Strauss, Lehar e Bernstein.

Hanno detto ... ...

MICHELE SERRA, autore della rubrica Amaca su La Repubblica

Facile pronostico: la prossima “guerra di religione”, a sinistra, sarà sui voucher. Il referendum della Cgil porterà alla radicalizzazione dello scontro. Se ne farà ragione di feroce divisione tra “amici dei padroni” e un sindacato accusato di vivere sulla luna. Peccato che con i voucher la contraddizione padrone/lavoratore c’entri relativamente poco. La vera contraddizione da mettere a fuoco è, in questo caso, cittadino/burocrazia.

Milioni di italiani (privati cittadini o piccoli imprenditori che diventano datori o prestatori di lavoro occasionali) sarebbero ben disposti a portare “in chiaro” buona parte dell’esorbitante economia “in nero”, se fosse possibile farlo senza impazzire per gli obblighi burocratici, perdendo ore agli sportelli o ascoltando le musichette dei call center o tentando di compilare moduli indecifrabili. 
Esiste un’evasione per frode, gravissima, ma esiste un’evasione per sfinimento. Per pagare mezza giornata di lavoro non è possibile che sia richiesta un’altra mezza giornata di stalking burocratico. I voucher, in sé, sono moneta legale (ovvero fiscalizzata) che rimpiazza i loschi rotoli di banconote, pratica quotidiana dell’economia minuta. Se poi qualcuno ne abusa, o li utilizza al di fuori delle restrizioni di legge, sia punito. Ma è colpa sua, non dei voucher. Lo spiegava bene Alessandro De Nicola su Repubblica di ieri. Ma è un articolo pacato e documentato. Non va bene, dunque, per allestire la prossima faida politica.

ANTONIO PADELLARO, giornalista de Il Fatto Quotidiano
Chi tira a campare e chi tira le cuoia. Giulio Andreotti diceva che è sempre meglio tirare a campare che tirar...Paolo Gentiloni, se non fa attenzione, rischia di tirare le cuoia dopo aver tirato a campare. Il Divo premier rispose per le rime – era il 1991 – all’allora segretario della Dc, Ciriaco De Mita, convinto che fosse meglio andare a ...

LEOLUCA ORLANDO, sindaco di Palermo
Il Governo Gentiloni sceglie la discontinuità col Governo Renzi proprio su un terreno in cui questo non aveva ceduto alle posizioni populiste

venerdì 30 dicembre 2016

Arriva un nuovo anno e tutti continueremo ad essere condizionati dal "pensiero unico" che pare essersi affermato

ARRIVA UN NUOVO ANNO

L'augurio che sentiamo di fare è sopratutto:
la gente coltivi -più che in passato- il "senso critico" e non si lasci abbacinare dai luoghi comuni che i media in continuazione somministrano.


Tutto ciò che i media in Italia
ed in gran parte del mondo diffondono
proviene da quattro agenzie di stampa.
Le coscienze dell'intero pianeta non sono più
influenzate dalle religioni bensì da Wall Street: 
  • Associated Press (Usa)
  • Reuters (Gran Bretagna)
  • France Press (Francia)
  • DPA (Germania)
Tutto quanto leggiamo, vediamo, giochiamo, pensiamo e immaginiamo è ormai influenzato da un pensiero che proviene e si diffonde a raggiera da un unico Potere, quello che domina a Wall Street e che ha affascinato, nell'ultimo ventennio, tanti, troppi personaggi, soprattutto quelli che un tempo si professavano progressisti, uomini di sinistra. 
L'1% della popolazione mondiale oggi è sul punto di influenzare l'intero pianeta. 

Hanno detto ... ....

La Seconda Repubbica nacque perchè 
nella Prima Repubblica i politici erano ladri
La Terza Repubblica nascerà perchè ...    ...

ENZO BANCHI, priore di Bose
Ai bambini si devono leggere le favole per farli addormentare ma ai vecchi le favole vanno lette per farli sognare !

MARCO TRAVAGLIO, giornalista de Il Fatto Quotidiano
Non bastavano Eco, Fo, Bowie, Prince, Michael e la principessa Leila. Il 2016 sarà ricordato anche per un’altra scomparsa illustre: quella del Monte dei Paschi di Siena, la banca più antica d’Europa. Ai suoi funerali di Stato, cioè a carico nostro (ogni italiano sborserà 250 euro), partecipano fischiettanti gli assassini, sempre i primi a inviare la corona di fiori (anch’essa a spese nostre). Ieri Giorgio Meletti ha elencato i più recenti indiziati del delitto: Bce, Bankitalia, gli ultimi governi. Ma la rapina iniziò molti anni fa e purtroppo nessuno la sventò perché i rapinatori non erano davanti allo sportello col passamontagna e la pistola: sedevano comodamente dietro il banco.
Monte dei Pasti. Giuseppe Mussari, avvocato calabrese, trovò l’America a Siena: non sapeva nulla di finanza, ma in compenso era iscritto al Pci, Pds, Ds, Pd, dunque fu presidente della Fondazione per 5 anni e della banca per 6. Si sdebitò col Partito finanziandolo a spese dei correntisti. Fece accordi sui derivati tossici al telefono coi giapponesi e li nascose in cassaforte, ma restò. Fu cacciato quando comprò Antonveneta pagandola 10 miliardi, il doppio del valore. Ma nessuno lo denunciò e gli chiese i danni, anzi fu promosso presidente dell’Abi. Ora non lo conosce più nessuno. Pare che l’abbia portato la cicogna.
Monte dei Guerci. Quando, quattro anni fa, il Fatto rivela lo scandalo dei derivati Alexandria e Santorini, Bankitalia rivendica le sue ispezioni: “Purtroppo siamo stati ingannati, ci hanno nascosto le carte”. Ma Bankitalia è lì proprio per evitare di essere ingannata, lei e i risparmiatori. Altrimenti il poliziotto che si lascia scappare un ladro potrebbe giustificarsi così: “Gli avevo detto di costituirsi e ammanettarsi da solo, ma quello è scappato”.
Monti dei Paschi. Addossò tutte le colpe al Pd, ma piazzò alla Rai la capa della Vigilanza di Bankitalia Annamaria Tarantola, che non s’era accorta di niente. Si alleò alle elezioni con Casini, suocero di Caltagirone che era il vicepresidente di Mps, cioè il vice di Mussari. Poi candidò nella lista Monti Alfredo Monaci, già membro del cda di Mps nell’èra Mussari e poi presidente Mps Immobiliare. Diceva Totò: “E noi saremmo falsi monaci? Ma controlli sulla Guida Monaci!”.
Monte dei Casti. Quando gli esplode lo scandalo in piena campagna elettorale 2013, Bersani strilla: “Per l’amor di Dio, noi non c’entriamo: il Pd fa il Pd e le banche fanno le banche” e minaccia di “sbranare” chi dice il contrario. Purtroppo dimenticò di sincronizzarsi con D’Alema.
Infatti Max dichiarò: “Mussari l’abbiamo cambiato noi un anno fa, dovrebbero ringraziarci”. A parte il fatto che Mussari lo cacciò il sindaco Ceccuzzi che subito dopo fu cacciato dal Pd: ma se è il Pd che caccia Mussari, vuol dire che il Pd ce l’ha pure messo. Indagato nel 2005 per i furbetti del quartierino, l’allora governatore Fazio raccontò ai pm: “Fassino e Bersani vennero da me a chiedere se si poteva fare una grande fusione Unipol-Bnl-Montepaschi”. A proposito di Fassino: la polizia giudiziaria di Siena annota nel febbraio 2010: “Chiamata dell’on. Fassino che domanda (a Mussari, ndr) quando potrà raggiungerlo a Roma ‘così facciamo un po’ il punto totale’”. Allora, riabbiamo una banca?
Monte dei Pascoli. Berlusconi, che è un sentimentale, Mps ce l’ha nel cuore: nei primi anni 70, quando Mps era in mano alla P2 come lui, gli fece un sacco di mutui per Milano2 (P2-Milano2, tutto 2). E lui, ancora di recente, i bonifici alle Olgettine li faceva dai conti al Monte. E quando Verdini stava ancora con lui (sempreché ora non ci stia più), usava la banca come bancomat. Intercettazione del 15.1.2010. Verdini: “Senti ti posso disturbare 2 minuti? È un favore quello che ti chiedo (un prestito di 10 milioni al costruttore della cricca Riccardo Fusi, in aggiunta ai 60 già elargiti, ndr). Ti prego, se te lo chiedo devi darmi una mano”. Mussari: “Non è facile, ma ci proviamo”.
Monte dei Giorgi. Il 1° febbraio 2013 l’allora presidente Giorgio Napolitano, quello che “il sistema bancario è solido”, monita la stampa (cioè il Fatto che ha svelato il caso Alexandria): “Abbiamo effetti non positivi, cortocircuiti tra informazione e giustizia. Il ruolo di propulsione alla ricerca della verità confligge con la riservatezza necessaria delle indagini giudiziarie e il rispetto del segreto”. E invoca il silenzio in nome dell’“interesse nazionale”. Se avesse monitato qualche volta banchieri e politici perché cacciassero le volpi dal pollaio, il sistema bancario sarebbe più solido o meno traballante.
Monte dei Tennisti. “Mi vergogno a chiedertelo, ma per il nostro torneo di tennis a Orbetello è importante, perché noi siamo ormai all’osso, che rimanga immutata la cifra della sponsorizzazione. Ciullini ha fatto sapere che il Monte vorrebbe scendere da 150 a 125 mila euro”. Questo, al telefono con Mussari nel 2010, è Giuliano Amato, ora giudice costituzionale. E meno male che si vergognava.
Monte dei Pacchi. “Mps è risanato e investire è un bell’affare, un bel brand”.“Investire in Mps è ancora un affare per italiani e stranieri”. Questo è Matteo Renzi, presidente del Consiglio, il 22 gennaio e il 6 novembre di quest’anno. Non è meraviglioso?
Ps. Ora che i soldi ce li mettiamo noi, vorremmo almeno sapere dove vanno a finire. Quindi: nuove regole severissime, criteri di onorabilità stringenti, trasparenza totale, niente bonus ai manager finché i conti non torneranno attivi e pubblicazione dei primi cento debitori. La scusa della privacy se la ficchino dove sanno loro, perché adesso siamo tutti sulla stessa banca.

I20 MILIARDI stanziati sono nuovi debiti pubblici.
Dall'anno prossimo peseranno sulle tasche di tutti i contribuenti. È giusto sacrificarsi per Siena. Ma a patto che si faccia luce sull'infinita catena di errori commessi in questi anni (magari proprio con quella famosa commissione d'inchiesta che Renzi lanciò a sproposito il 23 dicembre 2015). E a patto che si fissi almeno un punto fermo: chi ha sbagliato, una volta tanto, tolga il disturbo. A pagare il conto finale non può essere sempre e solo Pantalone. Pantalone siamo noi. Vorremmo almeno sapere, con qualche domanda, chi dobbiamo "ringraziare".
 
IL TESORO.
In una lunga intervista al Sole 24 Ore, il ministro Padoan ripercorre a modo suo il calvario di Mps. Nulla c'è ancora di chiaro, sulle modalità con le quali saranno "coperti" gli obbligazionisti della banca, e quali saranno, anche in questo caso, i sommersi e i salvati. Per il resto, il ministro dice: "Non sono affatto pentito di aver sostenuto, nel rispetto del ruolo di tutti, l'operazione di mercato". Ma non era forse già chiaro a luglio che la "strada privata" avrebbe portato a un vicolo cieco? Si può considerare il licenziamento di un amministratore delegato come Fabrizio Viola, deciso con una telefonata fatta "per conto" dell'allora premier Renzi il 7 settembre, una mossa "nel rispetto del ruolo di tutti"? O qui non c'è forse una clamorosa invasione di campo della politica, che invece di salvare la banca quando le condizioni lo consentivano si è avventurata in un'improbabile "operazione di mercato"? Padoan aggiunge: do il "pieno sostegno all'attuale management della banca", compreso l'ad Marco Morelli. Considerato che in questi anni Mps ha bruciato 17 miliardi di patrimonio, non è il momento di attuare anche in Italia il metodo Obama, che nel 2009 varò il "Tarp", un piano di intervento dello Stato nelle banche da 700 miliardi di dollari, che aveva come condizione l'azzeramento totale di tutti i vertici e la nomina di manager pro tempore scelti dallo Stato? Padoan si lamenta perché "nel nostro Paese non sono sanzionate abbastanza le responsabilità di singoli manager che hanno prodotto danni rilevanti a investitori, azionisti, risparmiatori". Giusto, ma allora perché non presenta una legge che introduce e inasprisce queste sanzioni? Lui è il governo: ha l'obbligo politico e morale di parlare e di agire come il ministro del Tesoro, non come un cittadino qualunque.
 
LA BCE.
La Banca centrale europea ha avuto un ruolo cruciale, fa il suo mestiere. Ma il suo "accanimento terapeutico" nei confronti di Siena merita qualche chiarimento. Dopo gli stress test del 23 giugno, la Vigilanza europea guidata dalla francese Danièle Nouy impone la ricapitalizzazione da 5 miliardi entro il 31 dicembre. In base a quale criterio, solo 4 giorni fa, la Bce chiede per lettera al Monte di aumentare la ricapitalizzazione a 8,8 miliardi? Cosa è cambiato, in questo frattempo? E in base a quale principio Francoforte impone a Mps la stessa copertura patrimoniale (il Cet1, fissato all'8%) che nel 2015 applicò alle banche greche, mentre nelle stesse ore riduce dal 10,7 al 9,5% l'analogo parametro richiesto alla Deutsche Bank (la banca europea con il portafoglio più "zavorrato" dal peso dei titoli tossici)? Mario Draghi, giustamente, ha fatto della cosiddetta "accountability" la sua religione. Ma la necessità di "rendere conto" del proprio operato, a Francoforte, deve valere per tutti.
 
LA BANCA D'ITALIA.
Via Nazionale ha avuto un ruolo importante. Non tanto per quello che ha fatto, quanto per quello che non ha fatto. Sul fronte "esterno": il governatore Visco siede nel board di Francoforte, e l'italiano Ignazio Angeloni siede in quello della Vigilanza europea. Perché sono mancate comunicazioni puntuali tra l'Eurotower e Palazzo Koch? Sul fronte interno: la direttiva sul bail in (che scarica i costi dei fallimenti bancari su azionisti, obbligazionisti e correntisti oltre i 100 mila euro) viene approvata dalla Ue nel 2014, e in Italia viene introdotta per la prima volta un anno dopo con il "decreto di risoluzione" su Banca Etruria, Marche, Cariferrara e Carichieti. Perché Bankitalia (che solo in seguito si dichiarerà contraria a quelle norme, applicate in modo retroattivo su tutti i risparmiatori) non fa una campagna per sensibilizzare l'opinione pubblica e convincere i governi a modificarla? E poi, più in particolare sull'affare Mps: perché il governatore ripete dal gennaio 2013 che la banca "non ha problemi di tenuta ", mentre nei due anni successivi Viola è costretto a chiedere aumenti di capitali per ben 8 miliardi? Perché in estate non si oppone alla cacciata dello stesso Viola, decisa da Renzi il 6 luglio dopo una colazione di lavoro a Palazzo Chigi con il presidente di Jp Morgan, Jamie Dimon? Perché in autunno non si oppone al rinvio dell'aumento da 5 miliardi, che Renzi decide di spostare a dopo il referendum costituzionale del 4 dicembre, per evitare di dover mettere la faccia su un sicuro fallimento? Queste risposte sarebbero necessarie. Al contrario di quello che avviene per le ispezioni (sulle quali pure ci sarebbero tante domande da fare) non si viola nessun segreto d'ufficio.
 
LA CONSOB. 
La commissione che vigila sulle società e la Borsa non può chiamarsi fuori dalle responsabilità. Stendiamo un velo pietoso sui derivati Alexandria e Santorini, che cinque anni fa nessuno vide e nessuno bloccò. Anche negli ultimi mesi su Mps sono accadute anomalie che una Vigilanza seria avrebbe potuto e dovuto intercettare. Almeno due delle emissioni obbligazionarie a rischio ("Lower Tier 2", a scadenza 2020) risultano vendute ai clienti al dettaglio della banca durante la gestione di Giuseppe Vegas. Se questo è vero, perché la Consob non le ha valutate e non le ha bloccate? E se invece non è vero, perché non smentisce e non chiarisce esattamente chi e quando ha autorizzato che cosa?
 
I VERTICI MPS.
Il "groviglio armonioso", a Siena, ha radici antiche. L'inizio della fine, com'è noto, comincia con Giuseppe Mussari, che compra Antonveneta dal Santander per oltre 9 miliardi, la cifra folle che fa esplodere i conti. Questa ormai è storia. La cronaca di questi ultimi mesi presenta zone d'ombra non meno inquietanti. Da settembre, dopo la famigerata "telefonata di licenziamento" di Padoan, ai vertici Mps siede Marco Morelli, già dirigente della banca ai tempi di Mussari. Insieme a Jp Morgan e Mediobanca (finora curiosamente rimasta "al riparo" da critiche) è proprio Morelli a farsi garante della cosiddetta operazione "di mercato", cioe del reperimento dei 5 miliardi di capitali privati. Ed è proprio Morelli a ventilare fino all'ultimo la possibilità che grandi fondi esteri intervengano nella ricapitalizzazione, nel ruolo di "anchor investor", convincendo il Tesoro a rinviare fino all'ultimo un intervento pubblico su Mps che si poteva e si doveva fare almeno sei mesi fa.
Dunque: quando e con chi ha parlato Morelli, tra i rappresentanti del fondo sovrano del Qatar? Quali sono stati i suoi interlocutori nel fondo gestito da George Soros? E quali offerte concrete aveva in mano, quando il 7 dicembre il cda della banca ha chiesto alla Bce una proroga al 20 gennaio 2017, per il closing dell'operazione? È il minimo che si possa chiedere a un manager che ha un compenso fisso di 1,4 milioni, superiore a quello del suo pari grado di Bnp Paribas. Per gestire la peggiore delle grandi banche europee, guadagna più di quello che guida la migliore. Come direbbero un Longanesi o un Flaiano: ah, les italiens...

giovedì 29 dicembre 2016

Economia. Nel mondo globalizzato ... la democrazia

L'istruzione pubblica
arriva in Occidente con


la Riforma Protestante (II)

Se durante tutta la storia dell'umanità l'insegnamento della scrittura e della cultura dei ragazzi e dei giovani  era stato un impegno fondamentalmente dei parenti, con l'eccezione di alcuni precedenti "socializzanti" nell'antica Grecia e nella Giudea ebraica, dopo la Riforma protestante, nel XVI, cominciano a sorgere in Europa e poi in America i primi sistemi educativi  intesi  -all'inizio- prevalentemente alla formazione del clero.
Il clima di forte tensione religiosa apertosi con la Riforma e poi col Concilio di Trento fra cattolici e protestanti porta infatti con se la promozione dell'alfabetizzazione generale della popolazione pure ad iniziativa del potere pubblico che di contro si propone di ridurre il potere delle confessioni religiose,  mentre i riformati da parte loro puntano all'accesso diretto ai testi biblici e alla loro interpretazione prescindendo dalla mediazione del clero.

L'educazione viene percepita come parte importante della gestione pubblica col consolidamento -nel XVIII secolo- dell'Illuminismo, quando i suoi pensatori considereranno la "ragione" come la via privilegiata per il miglioramento dell'umanità e del benessere di questa.

Con lo sviluppo successivo degli Stati-nazione e con l'avvento della Rivoluzione Industriale i sistemi educativi si consolideranno in via definitiva finanziati grazie ai sistemi fiscali pubblici.
L'espansione delle scuole pubbliche non sarà comunque uniforme e contestuale in tutte le aree del vecchi continente se si pensa che fin agli anni sessanta del Novecento la scuola media mancava in tutta la Sicilia ad esclusione delle città capoluogo e dei grossi centri.

La spinta all'espansione del sistema scolastico derivò dalla necessità di manodopera qualificata per assecondare la Rivoluzione Industriale e dall'importante ruolo che esso svolgeva nella costruzione dell'identità e della cultura nazionali. In effetti, per quanto riguarda l'Italia, con gli anni sessanta del Novecento l'educazione delle giovani generazioni smetteva di essere un quasi monopolio della Chiesa e cominciò ad essere influenzata dallo Stato. Sempre in quegli anni (anni dei primi governi di centro-sinistra) pure l'emancipazione operaia, conseguente alle forti organizzazioni sindacali, diede un forte impulso al consolidamento dei sistemi educativi pubblici.

Nell'Ottocento, come in tutta Europa, anche in Italia il modello scolastico era di tipo napoleonico (centralizzato, insegnamento basico uniforme, finanziamento a carico dei comuni, controllo statale sulla formazione della docenza).
La legge Coppino (1877) fissò la durata della scuola dell'obbligo in tre anni ed l ciclo elementare in cinque anni. Nel 1904, con il giolittismo sostenuto dall'esterno dai riformisti socialisti l'obbligatorietà sarà ancorata al dodicesimo anno di età.
La Costituzione del 1948  stabilì l'istruzione pubblica, gratuita ed obbligatoria per almeno otto anni. Successive leggi hanno fissato l'obbligatorietà fino a 16 anni di età.

Il neo-liberismo
La concezione con cui si leggono i fenomeni socio-economici dei nostri giorni -il neo-liberismo- non ritiene che sussista un motivo economico per definire l'educazione come un bene pubblico puro.
Per la scienza economica, una delle caratteristiche del bene pubblico è quella della non esclusione, cioè che in caso di produzione non sia possibile escludere  nessuno dall'utilizzo di quel bene. 
Ma su questi temi avremo modo di soffermarci.  

Hanno detto ... ...

PAPA FRANCESCO
"Mi è gradito porgere un saluto speciale ai giovani, ai malati e agli sposi novelli; io li chiamo i coraggiosi, perché ci vuole coraggio per sposarsi e farlo per tutta la vita: bravi!".

CORRADINO MINEO, senatore
La disoccupazione tra i giovani con meno di 35 anni è aumentata del 2,9% nel trimestre e del 6,6% nell’anno. Un milione e mezzo di loro cerca lavoro e non lo trova.
Come leggere  Giannelli ?
Da sindaco inguaiato a sindaca inguaiata 
Il secondo dato mostra cosa tocchi ai fortunati che trovano impiego: 121 milioni di voucher venduti nel 2016.

Oggi il manifesto sbatte in prima pagina una foto di rovine e sotto scrive: “Lo stato della Palestina”.
Vero, ma la rovina della Palestina è la rovina di Israele. Così Kerry, che parla da amico degli ebrei e perciò fa infuriare di più Netanyahu, spiega che senza uno stato palestinese Israele dovrà rinunciare alla sua natura di stato ebraico o alla democrazia, trasformandosi in regime autoritario che pratica l’apartheid. Quanto tempo prima Kerry avrebbe dovuto parlare così!
E quanto tempo prima Obama avrebbe dovuto vietare le trivellazioni lungo le coste dell’America!
Anche nei confronti di Putin -la Casa Bianca immagina sanzioni effimere per la presunta ingerenza nelle elezioni- , da anni Obama avrebbe dovuto prenderlo sul serio, trattare con lui, offrirgli la pace in Ucraina, togliergli i missili della Nato dal giardino di casa, ma al tempo stesso far pesare la forza degli Usa.

CARLO ALBERTO TREGUA, direttore de il QdS
Il guaio del Mezzogiorno non è la mancanza di risorse finanziarie, bensì la piattezza delle iniziative.
Il Sud è stato sempre considerato la zavorra del Paese, ma i governi non hanno fatto granché per farlo decollare.
Tra le cause della piattezza del Mezzogiorno c’è anche la grande estensione del pubblico impiego.

Avvenimenti da ricordare il 29 dicembre

1891 – Thomas Edison brevetta la radio
1895 A Parigi si tiene il primo spettacolo a pagamento del Cinématographe, nel seminterrato del Grand Café sul Boulevard des Capucines.
Le immagini in movimento ebbero un’immediata e significativa influenza sulla cultura popolare con la proiezione di “L’arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat” (L’arrivée d’un train en gare de la Ciotat) e “La colazione del bimbo” (Le Déjeuner de Bébé), e con il primo esempio di commedia con la farsa “L’innaffiatore innaffiato” (L’arroseur arrosé).
Era nato il cinema; gli stessi inventori la definirono “un’invenzione senza futuro”, un’opinione paradossalmente errata.
1940 – Battaglia d'Inghilterra: la Luftwaffe sgancia bombe incendiarie su Londra, provocando almeno 3mila vittime tra i civili
1949 – LA KC2XAK di Bridgeport diventa la prima stazione televisiva che trasmette in UHF ad avere una programmazione giornaliera
1964 – Giuseppe Saragat presta giuramento come quinto Presidente della Repubblica Italiana; era stato eletto il 28 dicembre con 646 voti su 963
1971 – Giovanni Leone presta giuramento come sesto Presidente della Repubblica Italiana
1975 – Una bomba esplode all'aeroporto Fiorello LaGuardia di New York, 11 vittime
1996 – Il governo del Guatemala e i capi dell'Unione Rivoluzionaria Nazionale Guatemalteca firmano un accordo di pace che pone fine a 36 anni di guerra civile
1997 – Hong Kong: a causa di una epidemia di influenza potenzialmente mortale, vengono uccisi oltre un milione di polli
2016 Paolo Gentiloni confermerà, con il giuramento previsto in serata a Palazzo Chigi, tutti i viceministri e sottosegretari del governo Renzi, escluso Enrico Zanetti che ieri si è tirato indietro.
2016 - è il giorno della conferenza di fine anno durante la quale Paolo Gentiloni illustrerà le linee del suo governo: dalle banche al Jobs act, dalle decisioni della Bce ai contestati voucher, senza dimenticare la legge elettorale.

Trasparenza. I virus per solidificare il Potere strafottente ai danni dell'universalismo

Pier Carlo Padoan ieri in una dichiarazione ha criticato la Bce di Mario Draghi la quale avrebbe dovuto fornire "qualche informazione in più sui criteri con i quali si è arrivati alla valutazione sulla richiesta di un aumento di capitale da 8,8 miliardi di euro per il Monte dei Paschi di Siena". 

Ha parlato di una letterina di cinque righe.

Sulle letterine di cinque righe, pure questo Blog coltiva diffidenze massime e sconcerto immenso, specie quando provengono da presunti palazzi insospettabili. Nel caso della Bce comunque riteniamo che quella letterina poco chiarificatrice contenga adeguate analisi. 

Prescindendo dalla "certa" istruttoria della Bce, da sempre abbiamo pensato e continuiamo
Come non pensare ben oltre al
 potere della finanza, della politica,
dei burocrati, dei prelati, degli
arrampicatori, e persino dei
prepotenti di strada ?
a pensare che:
Le lettere di cinque righe non sono mai state utili a qualche spiegazione o a modificare il senso di un intero codice o raccolta di norme e addirittura di millenarie tradizioni.
La mancanza di informazioni ben fondate (con a monte soddisfacenti istruttorie) da parte di chi gestisce il Potere si traduce -ovviamente- in opacità e le cose opache inducono inevitabilmente i destinatari a interpretazioni quasi sempre sbagliate. Sebbene sbagliate però le interpretazioni originate dall'opacità lasciano intuire a chi (dall'esterno) osserva con curiosità più di qualcosa sulle vere intenzioni. 
Intenzioni mai finalizzate al bene di tutti,  sempre finalizzate ai danni delle minoranze ritenute "asservite" e/o a tenere in sella gli amici arrampicatori che poco tollerano i "diversi". 

mercoledì 28 dicembre 2016

Hanno detto ... ...

MARCO TRAVAGLIO, giornalista
Chi s’informa (si fa per dire) dai tg Rai, cioè la stragrande maggioranza degli italiani, non sa quasi nulla dell’indagine della Procura di Napoli che vede indagati Luca Lotti (il ministro più vicino a Renzi) e i generali Tullio Del Sette (comandante generale dei Carabinieri) ed Emanuele Saltalamacchia (capo dell’Arma in Toscana) per la soffiata che ha vanificato le intercettazioni alla Consip a proposito di un appalto in odor di tangenti destinato all’imprenditore Alfredo Romeo, napoletano, grazie ai buoni uffici di Carlo Russo, fiorentino di Scandicci intimo della famiglia Renzi
Chi invece si informa sui giornaloni qualcosa sa, anche se, visti gli spazi angusti riservati all’indagine svelata dal Fatto, pensa che sia robetta. Nulla di paragonabile alle firme false dei 5Stelle a Palermo, all’indagine sulla Muraro e alla nomina del fratello di Marra in Campidoglio da parte della Raggi che “potrebbe essere indagata”: queste vicende tengono banco da mesi o da settimane sulle prime pagine e in tutti i tg, mentre lo scandalo napoletano è rapidamente scomparso dai radar, dopo i titoli rassicuranti su Del Sette subito ascoltato in Procura seguito a ruota da Lotti. 
Bombardano i 5stelle notte e giorno in tv e sui giornaloni (ndr), dal Pd non si leva un monosillabo. Tutti zitti e mosca. Eppure anche l’inchiesta di Napoli meriterebbe qualche attenzione in più. L’appalto che i pm ritengono truccato è il più grosso d’Europa: acquisti per 2,7 miliardi (sì, miliardi) deliberati dalla Consip (società pubblica al 100% del Tesoro) per la PA. 
E i personaggi coinvolti, indagati e non, sono tra i più potenti d’Italia: Renzi, suo padre, il suo più fedele ministro, i comandanti dei Carabinieri italiani e toscani, i vertici della prima stazione appaltante del Paese. 
Tutti mobilitati – a prescindere dagli eventuali reati commessi o meno – attorno all’indagine di Napoli. Poche settimane fa i pm incaricano i carabinieri del Noe di riempire di microspie gli uffici Consip, dove il dirigente Marco Gasparri avrebbe promesso alcuni lotti della maxi-commessa a Romeo, sponsorizzato da Russo. Ma subito il presidente e l’ad di Consip, Luigi Ferrara e Luigi Marroni, vengono avvertiti da uno o più uccellini di stare attenti a come, dove e con chi parlano. 
Marroni chiama una ditta per bonificare gli uffici. Questa toglie le cimici due giorni dopo l’installazione. Gli inquirenti se ne accorgono subito: da Consip non esce più una parola. E interrogano Marroni, il quale, sapendosi intercettato, indica 4 uccellini che, in rapida successione, misero in guardia lui e Ferrara.
...


martedì 27 dicembre 2016

Economia. Nel mondo globalizzato ... la democrazia

L'istruzione pubblica
arriva in Occidente con
la Riforma Protestante (I)

Uno dei settori della vita collettiva che gli economisti, in tempi più recenti, esaminano con attenzione è quello della "educazione", dell'istruzione.
Oggi è più che mai assodato che "l'educazione è una fonte di prosperità economica".

Tutti i sistemi produttivi necessitano ormai di "conoscenze" che non sempre il cosiddetto mercato del lavoro riesce ad assicurare. "Conoscenze" e attitudini che nemmeno il recente intervento governativo sulla "buona scuola" -in Italia- purtroppo ancora assicura.
Tutti i paesi rivolgono consistenti risorse per educare e formare le popolazioni. 
I paesi aderenti all'OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) destinano mediamente il 6% della ricchezza prodotta annualmente per finanziare i sistemi educativi (dalla scuola elementare all'università). 
Gli economisti che assistono i governi nell'individuare la forma più efficace di impiego della spesa pubblica, nel comparto della formazione, si attengono alla cosiddetta "teoria del capitale umano" che ritiene fonte di prosperità tanto individuale che collettiva la pubblica istruzione. 
Pure la scuola economica neo-liberista, quella che oggi trionfa in Occidente -sorprendentemente, viene da dire- ha riconosciuto l'importanza dell'educazione per il benessere collettivo e per la stabilità democratica dei Paesi, ed ha convenuto sulla necessità che l'insegnamento sia reso obbligatorio al fine di creare una accettazione generalizzata di un insieme di valori comuni.

L'educazione (sotto il punto di vista della Scienza Economica) è una delle principali determinanti dei guadagni degli individui e, pertanto, esercita un ruolo importante sulla distribuzione dei redditi. Offrire a tutti gli individui di una società un'educazione di qualità aiuterebbe a ridurre la diseguaglianza sociale. 
I giovani non pigliano autonomamente la decisione di istruirsi; da qui l'istituzione di sistemi educativi pubblici e obbligatori al fine di proteggere quei giovani i cui genitori non possono o decidono di non dare loro un'istruzione sufficiente.  

Il fenomeno dell'istruzione "pubblica" è piuttosto recente.  Fino al XVII secolo l'insegnamento era sempre stata una responsabilità dei parenti dei ragazzi, con qualche eccezione nell'antica Grecia e in Giudea. 
(segue)

I Grandi dell'Umanità

Fëdor Michajlvic Dostoevskij (Mosca 1821 -  San Pietroburgo 1881)

A Dstoevskij non interessano le apparenze, le facciate, le maschere: a lui importa l'uomo in formazione, in lotta con se stesso e con il mondo, si potrebbe dire che   è più attratto dall'ombra che dalla luce.

Raskol'nikov, il protagonista di "Delitto e Castigo", è personaggio  emblematico in questo senso: 
--è un solitario (raskol', in russo significa "scisma", "scissione)
--si allontana dalla società dei suoi simili, 
--si abbandona alle costruzioni mentali.
Coltiva in un certo senso le tentazioni di Lucifero (agire contro il gregge, sentirsi autorizzato alla diversità).
Egli divide l'umanità in due classi: 
a) quella dei dominatori, che operano in favore dell'umanità e che sempre dispongono di idee nuove,  -sono pochissimi-.
b) la massa della gente. Per questi, e solamente per costoro valgono le leggi della morale.

I capi, i leaders sono esenti da qualsiasi obbligo, possono violare una appresso all'altra tutte le leggi che presiedono al buon funzionamento della società. 
Hanno diritto a commettere qualsiasi delitto. 
La realtà del male, a cui Raskol' aderisce, è frutto di una forza vigorosa, di un impulso luciferino  che affida ogni gesto all'arbitrio della propria volontà, alla trasgressione  della norma. In questo contesto si afferma l'ateismo, la negazione della presenza dell'assoluto nel mondo finito. Si realizza in pratica la sostituzione dell'uomo a Dio: "tutto è permesso" come dice Ivan Karamazov  , il più compiuto dei "ribelli".
Raskol', uomo trasgressore e ribelle, vuole assaggiare il frutto proibito. Lo stesso Dostoevskij, in alcuni appunti, scrive: "la sua figura esprime  l'idea di un orgoglio smisurato, di superbia, di disprezzo per la società. La sua caratteristica principale è  il dispotismo". Ma appena compiuto il delitto si accorge, proprio come Adamo, di essere nudo, di avere compiuto un gesto inutile e di essere un "pidocchio".
L'atto gratuito in assoluta libertà contro l'altro, l'atto che vorrebbe sancire la ribellione si rivela un completo fallimento. L'omicidio è compiuto ma il superamento della norma morale non è avvenuto. Il confine fra il superamento del bene e del male non è stato varcato. 
Chi ha violato la norma morale resta prigioniero di se stesso, più di chi umilmente ha accettato quella norma.
Il vuoto del male invade il personaggio, ormai preda del nulla. L'arido percorso della mente che induce a varcare il confine fra il bene ed il male si risolve nel non senso del gesto. Da questa conclusione può discendere  l'annientamento di se stessi (follia, suicidio) o la rinascita, il ripensamento, il recupero di vecchi e nuovi valori.

La via al bene, secondo Dostoeveskij, passa -dunque- attraverso la sofferta  attraversata del male.          

Hanno detto ... ...

LUIGI ZINGALES, blogger (il testo -per intero- è stato pubblicato su Il Sole 24Ore il 12.12.2016)
L’unica ragionevole spiegazione (ndr., sul perchè dei ritardi) è che questa domanda di rinvio sia stata fatta sapendo che sarebbe stata rigettata, solo per scaricare sulla Bce la responsabilità del bail-in delle obbligazioni subordinate, che verranno trasformate in azioni. 
Rimane da capire in che termini avverrà questo bail-in: in particolare come verranno tutelati gli investitori al dettaglio a cui questi subordinati sono stati venduti senza spiegazioni adeguate.
Ci sono due modi per ovviare a quest’errore. Il primo è che lo Stato si compri sul mercato tutta l’emissione che era stata venduta alla clientela retail. Rimane da stabilire il prezzo, che non deve essere necessariamente il 100% del valore facciale. Vista l’alternativa, i risparmiatori accetterebbero di buon grado anche un valore pari all’80%. Ma rimane il rischio di cause per il 20% mancante. Quindi è facile che l’offerta avvenga al valore nominale. Questo significa un esborso per lo Stato intorno ai due miliardi (il costo è inferiore perché lo Stato riceverebbe in cambio le azioni ottenute dalla conversione dei subordinati). L’alternativa è rimborsare gli investitori retail dopo la conversione dei subordinati e in cambio della cessione delle azioni in cui questi subordinati saranno convertiti.
Questo secondo metodo ha due vantaggi. Il primo è la rapidità. Per quanto veloce, un’offerta pubblica di acquisto richiede tempi tecnici (permesso della Consob, periodo di offerta, ecc.). Con le feste imminenti, difficilmente il tutto potrebbe essere completato entro la fine dell’anno. La seconda è che in un’offerta pubblica è difficile (se non legalmente impossibile) discriminare in base all’identità del venditore, mentre in un rimborso lo è.
Questo significa che in un’offerta pubblica anche tutti gli hedge fund che hanno comprato in questi mesi i titoli dagli investitori individuali si troverebbero a beneficiare dell’acquisto al nominale, realizzando guadagni da favola. Nel caso del rimborso, invece, sarebbe relativamente facile limitarlo agli investitori retail che hanno comprato originariamente e detenuto in portafoglio il subordinato. Non so quanto sia il risparmio, ma penso possa facilmente arrivare a centinaia di milioni.
Molti hedge fund che hanno comprato negli ultimi mesi e stanno facendo lobbying sul governo affinché si segua la prima strada. Se il governo cedesse alle pressioni, sarebbe uno scandalo.
FRANCESCO PIZZETTI, giurista
Per una volta concordo a pieno con Zingales. Su MpS (e non doli) è necessaria chiarezza su passato, presente e futuro.

ANTONIO POLITO, editorialista del Corriere della Sera
Meglio avere risparmi a Siena che ad Arezzo. Quando si dice che nella vita conta anche il codice postale.

MARCO TRAVAGLIO,
Nel sabato di vigilia ci preparavamo a un santo e sereno Natale, e invece niente. Abbiamo scoperto che “il Giglio Magico teme l’assedio delle procure” e che unendo “i puntini” si “intravede il disegno di un assedio mediatico-giudiziario al circolo ristretto degli amici di Renzi”. 
E questo, proprio quando dovremmo essere tutti più buoni.

GIUSEPPE COLOMBO, giornalista
La spesa “cattiva”. Quella del Mezzogiorno, dove i fondi europei si perdono in una voragine fatta di gare irregolari e incapacità gestionali. Di chi è la colpa? Non tutto risiede nelle responsabilità di chi amministra le Regioni del Sud. Anche la macchina centrale, chiamata a guidare le Regioni nell’utilizzo delle risorse che arrivano da Bruxelles, l’Agenzia per la Coesione territoriale, si è inceppata. Nata con il governo Letta e confermata nella sua struttura da Matteo Renzi, l’attività dell’Agenzia non sembra sufficientemente capace a invertire il trend negativo. Un numero su tutti: a luglio 2016 è stato speso solo il 2,16% dei fondi strutturali previsti per il periodo 2014-2020, che ammontano a un totale di 64 miliardi di euro. Considerando che a luglio si è esaurito già il 40% dei 7 anni a disposizione per la spesa, il forte ritardo è evidente. Un affresco infelice, che si inserisce nella cornice di un quadro che vede il Sud fanalino di coda in molti settori. Il Pil, l’indicatore per eccellenza del benessere economico-sociale, è emblematico: secondo quanto emerge dai conti economici territoriali dell’Istat, nel 2015 il prodotto interno lordo per abitante nel Mezzogiorno è risultato inferiore del 44,2% rispetto a quello registrato nel Nord. In soldi fanno una media di 17.800 euro per chi vive al Sud, 33.400 euro per chi vive nel Nord-Ovest. 

ANGELO SPINA, vescovo di Sulmona,
"Fabrizia amava la vita con grandi ideali e forti valori, il suo sorriso resterà sempre con noi"
"Fabrizia era andata via da qui per cercare lavoro, ha dovuto lasciare questa terra che non riesce a dare speranza a questi giovani per il lavoro"
"Questa terra non riesce a dare speranza ai giovani".