giovedì 15 dicembre 2016

Contessa Entellina. Come tramonta una cultura ... ... di Paolo Borgia

Così muore una lingua.
Senza trenodie di accompagnamento. 
E senza le preghiere del prete, riservate ai soli cristiani.
Non la polvere delle urne, né l'eredità ai superstiti ignari.
Non hanno bisogno dell'augurale:"abbiate giorni lunghi",
Giorni di buona ventura. Nel nulla dell'oblio non c'è angoscia.
Né "Dite te glata".

Era d'estate al funerale del patriota V. Iraklion Lupinacci, 
e con il grande cantore dell'Arbrìa, Pino Cacozza noto di là 
e di qua dell'Adriatico constatavamo che tutto è finito. 
Che cosa resta quando i sentimenti e il nostro orgoglio 
Il tramonto a Contessa Entellina
diventano folklorismo per turisti e la lingua tace per sempre.

E' di questi giorni, la constatazione del M° Pierpaolo Petta, 
valente fisarmonicista noto in tutta l'Italia, che venuto a Contessa per incontrare i bambini, ha scoperto che non conoscono più la lingua dei padri. 
E questo nonostante che molti si siano spesi nel tempo "gratuitamente" per la salvaguardia della identità e della appartenenza di un gruppo,
il nostro, 
tra i più gelosi della propria diversità.

Egli, però non si è perso d'animo e subito a quei bimbi ha insegnato una canzone
per gioco 
e con il gioco essi hanno imparato le parole ARBRESCE.
Perché imparare deve essere un piacere una gioia un gioco, scuola di vita.
Per sopravvivere, per non soccombere ed essere vincenti oggi 
in questo mondo regressivo in perenne crisi bisogna possedere 
una consapevole identità e un cosciente spirito di appartenenza 
alla antica cultura ecologica arbescia e ai suoi paradigmi esistenzialì: risorse indispensabili per praticare un cammino sostenibile 
per il futuro delle nuove generazioni.

Uniti insieme per un mondo migliore

Buon Natale 

Paolo

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