giovedì 10 novembre 2016

Appunti e riflessioni sulle origini del "pensiero dell'Occidente"

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SOCRATE
Per dominare l'indomabile oscillare delle parole è necessario che esse vengano usate con disciplina e sottoposte a controlli ripetuti e puntuali. In questo modo si evita di confondere la verità dalla verosimiglianza.
Socrate che appartiene alla cultura dei sofisti, secondo quanto ci riferiscono Platone e Aristotele fu lo scopritore del "concetto".

Nulla egli ha lasciato di scritto; quello che di lui conosciamo è frutto di testimonianze indirette (Platone).
Nacque ad Atene, visse sempre lì e lì fu condannato alla pena capitale e morì nel 390 a.C.

Egli è un personaggio complesso e controverso; lo fu in vita al punto da essere stato condannato e lo fu nelle diverse interpretazioni che si diede al suo pensiero. Lo fu anche nel dibattito dei moderni (durante il Rinascimento) fino ai giorni nostri. Per Erasmo da Rotterdam fu un "santo" a punto da invocarlo: Sancte Socrates, ora pro  nobis.    
In realtà egli deve essere stato un uomo che creava tensione, inquietudine, sforzi. Sforzi per la insopprimibile volontà di sapere che gli scaturiva dallo spirito di curiosità e dall'animazione di ricerca. Era un indagatore ed un critico della tradizione e dei miti degli antichi.
Socrate da giovane fu allievo di Anassagora e si interessò di filosofia naturale ma lo spirito positivista lo accompagnò nel corso della vita; per dirlo con parle moderne egli fu uno spirito illuminista.
Egli colse, nel suo tempo, il tramonto della vecchia Grecia aristocratica ed oligarchica e su questo frangente Nietzsche coglie in lui il carattere plebeo con le furbizie proprie di quest tipo umano. Per i nostalgici dell'autorità aristocratica egli fu un personaggio insidioso, ironico, demolitore, amante della rissa che però dal combattimento reale si muta in battaglia verbale. Il dialogo per lui è una forma di agonismo, una lotta incruenta in cui l'avversario è irriso e vinto. 
Socrate effettivamente appartiene -come sostiene Nietzsche- all'agonismo greco e quindi alla cultura tragica.
Ebbe una personalità etica pur senza essere individuato come un moralista.  Fu ironico ma non in preda della furbizia. L'ironia la usava per liberare l'interlocutore dalle credenze acquisite ed avviarlo ad una considerazione  critica del mondo.
(segue)

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