giovedì 6 ottobre 2016

Hanno detto ... ...

PETER TURKSON, cardinale ghanese, capo della task force anticorruzione all'interno della struttura vaticana

Papa Francesco, anche prima di diventare Papa, ha detto che la corruzione non è un singolo atto, ma uno stato di degenerazione, risultato di tanti atti, le cui ferite "difficilmente guariscono". Secondo il cristianesimo, noi siamo tutti peccatori. "Peccatori sì, corrotti no", ammonisce Francesco che, infatti, ha detto che il peccato si può perdonare mentre la corruzione no, perché è uno stato in cui si pensa di bastare a se stessi, si è fissati nelle proprie cose, si pensa di non aver bisogno di perdono, e soprattutto ci si autogiustifica. E la cosa più insidiosa è che il corrotto prima o poi non si rende più conto del male che fa a sé e agli altri, per questo non chiede perdono a nessuno. Come ha detto il Papa, è come quando si ha l’alito cattivo. Chi ce l’ha non lo sente. 
Non si tratta di fare solo accuse: bisogna essere consapevoli che la corruzione è una possibilità che ci attraversa tutti. Di solito poi si parla di corruzione facendo riferimento ad atti illegali. Ma, a differenza di molti altri comportamenti criminali, la logica della corruzione ha la possibilità di far uso di strade ufficialmente legali: ci sono forme di corruzione che si alimentano di un apparente rispetto delle regole. Ad esempio, se non hanno tratto vantaggio da informazioni riservate, i professionisti del settore finanziario che per anni hanno guadagnato, magari molto, "inventando" e vendendo quelli che oggi chiamiamo "titoli tossici", non hanno violato alcuna norma. Tuttavia hanno contribuito in modo decisivo alla de-generazione del sistema economico-finanziario di cui stiamo ancora tutti subendo le conseguenze. Voglio ricordare anche che il guasto causato dalla corruzione non si limita al danno economico che la collettività subisce. La corruzione intacca anche e soprattutto i legami sociali, la fiducia e il capitale sociale, le relazioni e le dinamiche democratiche. Ogni atto di corruzione si comporta come un enzima, attivando processi di degenerazione nel tessuto sociale che lo circonda. Soprattutto quando si tratta di comportamenti attuati da persone che rivestono un incarico istituzionale o ruoli di responsabilità».


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