mercoledì 13 luglio 2016

La riflessione di Gjovalin ... 13.07.2016




La società, la convivenza diventa arida, l'individuo si chiude in sé.
Nelle gesta popolari, per esempio, non esiste più nessuno che ringrazi. 
Nessuno ringrazia più.

I bambini, quelli che un tempo a scuola prioritariamente imparavano a salutare e a ringraziare non salutano e non ringraziano gli adulti. 
Nemmeno gli anziani, oggi sempre più sgarbati e viziati come e più dei giovani, ringraziano. 

La società, questa società in cui viviamo, appare più appagata rispetto a trenta o quarant'anni fà, ma è (è, non appare) sempre più insoddisfatta.

Certo può accadere che qualcuno occasionalmente sia riconoscente, ma per farti un sorriso per ringraziarti deve essere motivato da uno straordinario coinvolgimento emotivo. In questo caso il “grazie” scaturisce d‘impulso e non come espressione ponderata.

Abbiamo perso tante altre delicatezze e sfumature, ma la scomparsa della gratitudine è particolarmente ricca di significato.

Abbiamo smarrito il valore delle parole, il loro peso concreto nella vita di tutti giorni, il loro riflesso sul nostro umore, sulla nostra visione delle cose.

Oggi tutto è orientato alla velocità ed alla quantità.

La parola ha subito l'involuzione ed il declino dei nostri modelli di vita, delle nostre idee, dei nostri valori, che nella parola trovavano la loro legittimazione.

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