giovedì 2 giugno 2016

Fozio. Innografo, teologo e custode dei deliberati dei primi Concili Ecumenici

La musica bizantina ed il canto liturgico fanno quasi un unicum con i manoscritti dell’innografia e le melodie su cui essi venivano cantati ai tempi dell'Impero Romano d'Oriente.  

Dall'interesse per la Storia dell'autore di queste righe è capitato di essersi imbattuti nella figura del grande filosofo ed erudito, nonchè Patriarca di Costantinopoli Fozio,(Costantinopoli820 circa – Armenia6 febbraio 893),
Fozio, in Occidente è conosciuto non tanto per i suoi vasti interessi culturali ma quasi esclusivamente per aver pubblicato, nella veste di Patriarca della chiesa bizantina, un'enciclica con cui riprendeva  il suo confratello Patriarca d'Occidente (ndr il Papa) per essere caduto in alcune eresie. 
I punti di divergenza che Fozio, condivisi dai Patriarchi di tutte le Chiese d'Oriente (Alessandria, Antiochia e Gerusalemme), denunciava a carico della Chiesa di Roma erano:
  • L'aggiunta del filioque al credo, estendendo quindi la dottrina trinitaria della Chiesa delle origini come sancita nei Concili Ecumenici, secondo cui lo Spirito Santo procede dal Padre e anche dal Figlio.
  • Il celibato per i preti, cosa non prevista in nessuna chiesa cristiana (fino ad allora unita).
  • L'esclusiva dei vescovi di celebrare la Cresima, quando fino ad allora tutta la cristianità la consentiva anche ai sacerdoti.
  • Il digiuno per tutto il clero al sabato.
  • La fissazione dell'inizio della quaresima al mercoledì delle ceneri.

Fozio però -qui- ci interessa non in quanto custode dei deliberati dei Concili Ecumenici, ma in quanto innografo.

L’attività innografica del Patriarca Fozio, figura centrale del IX secolo bizantino per un lungo periodo non è stata apprezzata rispetto ai più noti suoi lavori filologici (Lessico e Biblioteca) e teologici (soprattutto gli Anfilochia), nè è stata per lungo tempo sufficientemente indagata. 

L’elenco degli inni che sono stati attribuiti a Fozio sono una quarantina e sono di genere diverso.

Le sue composizioni si riconducono a differenti generi innografici
contacio, 
canone, 
stichera, 
exaposteilaria.

Singolare è la presenza nel corpus foziano di un contacio, una forma creata tra V e VI secolo dal siriaco Romano Il Melodo, che la introdusse a Costantinopoli durante la (veglia) di una notte di Natale, al tempo dell’imperatore Anastasio (491 – 518). 

Il contacio è una sorta di omelia lirica, spesso “drammatizzata” mediante le voci dei vari personaggi delle Scritture, si apre con un proemio ed è costituito da una serie di strofe ( ), collegate da un ritornello che si ripete identico alla fine di ognuna di esse. 
Elemento comune anche ad altri generi innografici è l’acrostico, per cui le lettere iniziali di ogni tropario sono disposte in ordine alfabetico o formano una frase di senso compiuto. 

Al contacio si affiancò poi, a partire dal VII secolo, il canone ( ), che portò alla quasi totale scomparsa della forma più antica. 
Per questo motivo è notevole l’attribuzione a Fozio (vissuto nel IX secolo) di un contacio per santa Irene Megalomartire. 
Nel repertorio foziano è massiccia la presenza dei canoni: forma nata nell’area siro-palestinese dell’impero (inventore ne è considerato ANDREA, nato vicino a Damasco nel 660 e morto a Creta, dove era vescovo, nel 740) e legata strettamente all’officiatura monastica. 
Il sostrato biblico da cui il canone si sviluppa è costituito dai nove cantici delle Sacre Scritture usualmente intonati tra le preghiere dell’ufficio del mattutino. 
Ogni inno è costituito dunque originariamente da nove odi (la seconda, però, sarà in molti casi omessa, anche se nella numerazione: I, III, IV... IX rimarrà il segno dell’eliminazione), organizzate al loro interno in un numero variabile di tropari (dai nove originari, essi si ridussero a tre, parallelamente all’introduzione di nuove strofe dedicate alla Madre di Dio, , alla Trinità, o a Maria presso la croce, , alla fine di ogni ode). 
Ogni ode si basa su di un diverso irmo ( : modello metrico-musicale), fatto che garantisce una grande varietà di melodie all’interno dell’inno. 

Gli stichera ( ) sono composizioni più brevi, cantate su una melodia maggiormente “fiorita” rispetto a quella dei canoni; inizialmente collocate durante l’ufficio serale dopo i Salmi 141, 129, 116, in seguito vennero utilizzate in numerosi contesti liturgici. 

L’exaposteilarion  è una breve strofa (tropario) cantata al mattino, tra il canone e i salmi di lode 148-150.

Sotto la designazione “parainnografia” sono compresi quei componimenti di argomento profano (dai calendari alle trattazioni scientifiche, dalle liste di eretici alle norme grammaticali, ai componimenti satirici contro gli avversari), organizzate però nella forma “solenne e sacra” della poesia liturgica. 

Gli inni attribuiti a Fozio si possono elencare, in ragione del genere innografico e raggruppati in base al santo onorato: 
1. Un contacio per santa Irene Megalomartire 
2.1. – 2.2. Un canone e due stichera idiomela in onore di san Metodio 
3.1 – 3.4 Quattro canoni in onore della Madre di Dio 
3.5. Un altro canone in onore della Madre di Dio 
4. Un canone paracletico per la Madre di Dio 
5. Un canone per la Madre di Dio e per la Santissima Trinità 
6. Otto canoni in onore di san Giovanni il Teologo 
7. Otto canoni per san Nicola di Mira 
8. Cinque stichera in onore di santa Maria Egiziaca 
9.1. – 9.3. Composizioni parainnografiche 
10. Composizioni parainnografiche di contenuto medico. 

A queste composizioni innografiche si deve aggiungere anche un irmo giambico nel II modo plagale composto da Fozio.
(segue)

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