giovedì 12 maggio 2016

Flash sulla nostra storia

La libertà religiosa per glarbëresh
L’organizzazione episcopale esistente in Sicilia nella seconda metà del Quattrocento, quando cominciarono ad arrivare gli arbëresh risaliva alla fine del ’200 e si mantenne pressoché immutata fino all’inizio dell’800, con le tre sedi arcivescovili
--di Palermo (con le suffraganee di Agrigento, Mazara e Malta),
--di Messina (suffraganee Cefalù e Patti)
--e di Monreale (suffraganee Catania e Siracusa).
I due quasi-vescovati erano
---l’abbazia di S. Lucia del Mela (appannaggio del cappellano maggiore del regno, titolare della giurisdizione sul clero palatino)
---e l’archimandrato del SS.mo Salvatore di Messina (monastero-capo delle abbazie basiliane, concentrate nella Sicilia nord-orientale, con giurisdizione su una dozzina di piccoli centri e casali), 
che ricevettero l’equiparazione alla dignità episcopale tra il 1602 e il 1616, la prima, e nel 1635, il secondo.


Gli arbëresh di Sicilia furono da prima -nella fase iniziale del loro arrivo in Sicilia- sottoposti ai vescovi ortodossi nominati dal patriarcato di Ocrida (odierna Macedonia) aventi giurisdizione su tutta l'Italia, ma dopo il Concilio di Trento furono (d'ufficio) frammentati: quelli di Piana sotto il Vescovo romano di Monreale, quelli di Contessa e Palazzo Adriano sotto il vescovo romano di Agrigento  quelli di Mezzojuso sotto il vescovo di Palermo. 

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