martedì 31 maggio 2016

Valle del Belice. A quarantotto anni dal terremoto non decolla l'economia e ovunque esistono abitazioni vuote

GIORNALE DI SICILIA-Trapani









del Belice. Centocinquanta milioni di euro per le opere pubbliche e 280 milioni per l'edilizia privata. E i sindaci li chiederanno a gran voce alla delegazione della 13a Commissione permanente al territorio, ambiente e beni ambientali del Senato che da ieri è nella Valle del Belice per tre giorni di audizioni e sopralluoghi.
«La finalità - spiega il coordinamento dei sindaci del Belice, Nicola Catania - è quella di analizzare e conoscere le problematiche connesse alla ricostruzione, con particolare riguardo agli aspetti ambientali, all'assetto del territorio e del social housing. Ma l'audizione vuole cogliere gli aspetti legati alle esigenze di sviluppo socio-economico della Valle, attraverso l'individuazione di strategie politiche adeguate al rilancio del nostro territorio».
Saranno trattate le stesse tematiche già discusse in questi decenni. Ricostruzione da un lato e sviluppo economico, mai pensato concretamente in verità.
Ieri la Commissione presieduta dal senatore saccense Giuseppe Marinello è stata a Salemi e Gibellina. Oggi, invece, a Sambuca, Santa Margherita, Poggioreale, e Partanna. Poi tappa al castello Grifeo dove la delegazione ascolterà i sindaci, gli ex coordinatori del Belice e il Provveditore regionale delle opere pubbliche, per poi chiudere con l'incontro degli assessori regionali al territorio, lavori pubblici e beni culturali.
«Auspichiamo - dice il coordinatore Nicola Catania, sindaco di Partanna - che questo momento possa essere di aiuto ad un'implementazione dell'attenzione e di fattive azioni da parte dello Stato nei confronti delle nostre aree ormai depresse e abbandonate da una politica centrale cieca, che ormai pare abbia decretato la morte del Sud e dei piccoli comuni come i nostri».
I sindaci, dunque, batteranno cassa perché vogliono i soldi e così completare la ricostruzione. Ma pensano pure a come attivare la manutenzione di opere pubbliche costruite coi fondi della ricostruzione e oramai obsolete.
Del Belice, a 48 anni dal sisma, se ne parla ancora perché la ricostruzione rimane un capitolo ancora aperto.
«Lo Stato italiano sembra ancora essere in debito con questa parte di territorio, ma oggi ancor più serve avviare con urgenza ed in modo risolutiva, la questione del completamento della ricostruzione - dice il portavoce M5S al Senato, Vincenzo Maurizio Santangelo - per trasferire ai comuni le somme necessarie per la copertura dei progetti già approvati ed evitare così il default finanziario dei comuni».

In Italia tutti siamo più poveri rispetto al decennio passato. A Contessa la popolazione decresce ... ... come è quasi sempre avvenuto

Il momento sociale ed economico
L'Italia che non ce la fa
L'Italia si impoverisce e a nulla servono le arti renziane di farci credere che il benessere è dietro l'angolo, sta per arrivare con lo 0,001 di aumento del PIL.
Ilvo Diamanti in un articolo su La Repubblica scrive che la stragrande maggioranza degli italiani si sente come su una scala mobile, però in discesa. Il famoso ceto medio, a cui la maggioranza degli italiani ebbe accesso nella seconda metà del Novecento negli anni del primo centro-sinistra, adesso, negli anni di Renzi-Verdini si è dimezzato nella consistenza statistica.


La gente è diventata pessimista, pure le banche dei papà infatti falliscono.


Renzi prova a tirarci su di morale. Prima di lui a farci sentire tutti benestanti ci provava Berlusconi che definiva comunista chiunque gli apparisse pessimista. 
Gli italiani non si fidano più di nessun politico; oggi i politici vengono liquidati tutti come "ladri", compresi quelli onesti che -pure- esistono e non sono pochi.


Due italiani su tre ritengono secondo -sostiene Ilvo Diamanti su La Repubblica di ieri- che sia «inutile fare progetti per sé e per la propria famiglia», «Perché il futuro è incerto e carico di rischi». 

Contessa che si svuota
Se l'insicurezza è cresciuta su dimensione nazionale guardando più vicino a noi, a Contessa Entellina, non possiamo non rilevare che nel nostro piccolo contesto umano sta avvenendo lo svuotamento sociale ed economico, ossia sta per disfarsi il tessuto che ne fa un "paese", una comunità. Sta venendo meno quello che da secoli chiamiamo Hora


Nelle settimane scorse giovani a gruppi di quattro/cinque sono, quasi con frequenza cadenzata, partiti con una borsa a tracollo e senza alcun contratto di lavoro che li attendesse altrove. Hanno portato con loro solamente la speranza e la convinzione che migliaia e migliaia di contessioti prima di loro, negli ultimi 180/200 anni, sono partiti e mai nessuno di loro è tornato a riferire che oltre la "Cascia" i rapporti di lavoro manchino oppure che siano "insani", umilianti, come da noi.
Contessa si svuota, in silenzio. Nessuno manifesta disappunto  o attribuisce responsabilità ai politici  o agli amministratori  pubblici per lo stato di disfacimento umano, ambientale, e territoriale che si coglie tutt'attorno. 
No, a Contessa da 200 anni si parte, si lascia, e tutto questo fuggi fuggi è considerato ovvio. 
Resta in tutti i nostri emigranti certamente la nostalgia di questo luogo, ma solamente il 2 o il 3 per cento di chi lascia il paese un giorno tornerà a  fissare la residenza qui.


Eppure qui ci sarebbe moltissimo da fare
Nel secolo passato, nel Novecento, la popolazione subì una inversione nella curva discendente solamente in due doppi decenni. Nel ventennio fascista, quando per legge fu imposto il divieto di emigrare ed ovviamente le condizioni di vita divennero più dure e pesanti dovendo in tanti attingere alle risorse insufficienti, e nel quasi ventennio di amministrazione locale democratica e socialista sotto la guida di un grande uomo "politico", Francesco Di Martino. 


La sindacatura di Di Martino non su solamente una gestione del quotidiano tram tram come in Sicilia ne esistono tante. Egli era un politico di caratura regionale e non interpretò il mandato di sindaco come un attendere "ficu cadimi mmucca".
Prima del tragico terremoto del 1968 Contessa era già un cantiere di lavori e di realizzazione di opere pubbliche. 
Di Martino, dirigente regionale socialista, sfruttò in pieno la svolta politica avvenuta al livello nazionale col centro-sinistra del 1963. Quella svolta implicò una politica espansiva della spesa pubblica (politica keynesiana) e quelle numerose opere pubbliche progettate ed eseguite già prima del terremoto erano frutto di chi sapeva leggere la realtà sociale locale, misera e sfruttata da pochi grandi proprietari terrieri, e la realtà politica che il primo centro-sinistra seppe imporre;  svolta  che i sindaci dei comuni limitrofi invece non seppero -generalmente- leggere nella completa portata storica, come -per esempio- ancora oggi molti sindaci non sanno leggere le implicazioni della politica europeista.  
Quello che Di Martino fece dal 1964, e poi nel dopo-terremoto, non fu solo un saper mettere a frutto la legislazione contro il sottosviluppo della nostra zona e del meridione in genere. Da vero politico egli programmava in relazione ai bisogni e necessità della società che amministrava. 
Certo, il terremoto offrì poi, sotto l'aspetto degli interventi in opere pubbliche e private, ulteriori opportunità occupazionali e occasioni frenanti rispetto al fenomeno migratorio.
Durante quella sindacatura la popolazione non solo non diminuì ma si accrebbe.


Oggi, molte condizioni sono cambiate e la politica keynesiana è stata bandita dal "liberismo"  trionfante. Liberismo oggi sostenuto dal centro-destra e dal partito partorito dai politicanti post-comunisti.  
Eppure di opere pubbliche da attivare o riattivare, a Contessa, ne esistono: 
(a) non una sola strada di  collegamento di Contessa col resto del mondo è decentemente praticabile;
(b) Tutta l'edilizia pubblica post-terremoto versa in condizioni di disfacimento; 
(c) la dizione "manutenzioni"  a Contessa (e in  tutti gli enti locali del meridione) è sparita dal vocabolario.


Pure la speranza tende a spegnersi
La maggior parte degli italiani oggi ritiene di appartenere a una classe sociale “bassa o medio-bassa”. È una percezione condivisa dal 54% delle persone (intervistate da Demos-Coop): 12 punti in più rispetto al 2011. 
Il "ceto medio"  oggi, secondo la ricerca sopra ricordata, coinvolge meno del 30% degli italiani.

Renzi, faccia a meno di emettere bollettini di crescite socio-economiche inesistenti. 

Elezioni americane. Un socialista per la prima volta si è battuto nelle primarie

BERNIE SANDERS
Chi lo ha sostenuto in questa lunga e complessa corsa verso la Casa Bianca, creando non poche difficoltà alla candidata ufficiale dell "casta di potere"  del partito democratico, la Hillary Clinton ?

Il Partito democratico americano, un pò come in Italia, è una coalizione di gruppi di interesse e quindi aperto a più possibilità (p.e. in Italia comprende componenti di destra, di centro, qualcosa di sinistra, e poi ... tantissimi  opportunisti dell'ultima ora).

Quali sono le motivazioni  percui in America, per la prima volta, un socialista si è fatto largo nella corsa verso la Casa Bianca ?

La varietà di motivazioni è ampia ed è stata esposta in un articolo  di Paul Krugman  su Il Sole 24 Ore del 29.5.16, che qui riportiamo per estratto.

1.Gli idealisti sinceri: è indubbio che un numero non trascurabile dei sostenitori di Sanders sogna una società migliore, e per una qualunque ragione – forse perché sono molto giovani – è pronto a ignorare argomentazioni pratiche sulla ragione per cui non è possibile realizzare in un giorno tutti i loro sogni.
2.I romantici: questo genere di idealismo scolora in qualcosa che non ha a che fare tanto con la volontà di cambiare la società, quanto con il divertimento e la gratificazione per l’ego che deriva dall’essere parte del Movimento. (Quelli fra noi che sono stati studenti negli anni 60 e nei primi anni 70 riconoscono facilmente questa tipologia.) Per un po’ (specialmente per coloro che non avevano un’idea chiara dei meccanismi matematici dell’elezione dei delegati) è sembrata una cavalcata meravigliosa: i giovani battaglieri in marcia per rovesciare i vecchi scellerati. Ma fra l’amore e l’odio la linea è sottile: quando la realtà ha cominciato a prendere il sopravvento, tanti, troppi di questi romantici hanno reagito sprofondando nel risentimento, affermando con rabbia che li stavano ingannando.
3.I puristi: è un filone leggermente diverso del movimento, anche questo caso ben noto a noi che abbiamo una certa età. È composto da persone per le quali la militanza politica non consiste nell’ottenere dei risultati, quanto nell’assumere una posa personale. Sono i puri, gli immacolati, quelli che rigettano la corruzione del mondo e tutti coloro che si sono anche minimamente sporcati (in pratica, chiunque sia riuscito a fare effettivamente qualcosa). Un numero significativo di delegati di Sanders è composto da persone che nelle elezioni del 2000 sostennero il verde Ralph Nader; i risultati di quella candidatura non li turbano, perché i risultati sono sempre stati secondari: l’obiettivo vero è affermare la propria identità personale.
4.Vittime della sindrome Clinton: una parte dei supporter di Sanders sono persone che in primo luogo odiano Hillary. È una sindrome da cui non riescono a liberarsi: sanno che Hillary Clinton è corrotta e malvagia, perché lo sentono ripetere continuamente. Non si rendono conto che la ragione per cui lo sentono ripetere continuamente è che alcuni miliardari di destra si danno da fare da oltre vent’anni per promuovere questo messaggio. Sanders ha preso parecchi voti da Democratici di destra che non votano per lui, bensì contro la Clinton. E sicuramente ci sono pure Democratici di sinistra che hanno assorbito lo stesso messaggio, anche se non guardano la Fox News.
5.Salon des refusés: è un gruppo numericamente ristretto, ma particolarmente rilevante in seno agli editorialisti pro-Sanders. Sto parlando di intellettuali che per una qualche ragione sono rimasti esclusi dalla cerchia ristretta dell’establishment democratico, e che hanno visto Sanders come il lasciapassare per il successo. Nella maggior parte dei casi hanno opinioni eterodosse, ma queste hanno poco a che vedere con la campagna. Ciò che conta è il loro status di outsider, che rende conveniente sostenere un candidato outsider (e li rende riluttanti ad ammettere che il loro candidato non porta più beneficio alla causa progressista).

Che fine farà questa coalizione di non-sempre-disinteressati quando la corsa delle primarie sarà finita? Gli idealisti sinceri probabilmente si renderanno conto che, indipendentemente dai loro sogni, Trump sarebbe un incubo. I puristi e le vittime della sindrome Clinton non sosterranno Hillary, ma tanto non lo avrebbero fatto comunque. Gli intellettuali insoddisfatti penso che alla fine, in linea di massima, la appoggeranno. Il vero dubbio sono i romantici. Quanti cederanno al risentimento? Molto potrebbe dipendere da Sanders: è lui stesso uno di questi romantici rancorosi, incapace di andare oltre?

Hanno detto ... ...

Perdonare ?
MASSIMO GRAMELLINI, giornalista de La Stampa
C’era una volta un piccolo teppista che tirava sassi contro le auto in sosta. I suoi genitori lo portarono in macchina nel cuore del bosco e, dopo averlo fatto scendere, andarono via. Ma quando tornarono a prenderlo, il figlio di sette anni non c’era più.  
È successo in Giappone, più difficile immaginarlo in un Paese mediterraneo, dove un genitore moderno avrebbe difeso la creatura dalle vittime della sassaiola («quante storie, è solo un bambino») e spiegato al sangue del suo sangue che i sassi vanno tirati senza farsi beccare. Eppure fra i due estremi è ancora preferibile il nostro. Persino nella favola più crudele di tutti i tempi, Hänsel e Gretel vengono abbandonati nel bosco a causa della carestia che impedisce al padre di sfamarli. Mentre Yamato Tanooka è scomparso da tre giorni in una foresta frequentata dagli orsi per effetto di una punizione sproporzionata. 

Ormai -in effetti- sono tanti,
troppi, i sindaci che ... si fanno gli
affari loro.
Ogni punizione inferta a qualcuno, e in particolare a un bambino, comporta una perdita di umanità. La si sacrifica in nome di qualche valore che si ritiene preminente in quella circostanza: l’educazione alla disciplina, la formazione del carattere, il rispetto delle regole. Ma esiste un limite insuperabile: la punizione non può mettere in pericolo il punito. Il senso profondo dell’essere genitori è la protezione dei figli. Se li metti in pericolo, non sei un genitore. Sei un fanatico. E magari questo spiega anche perché tuo figlio tira sassi alle auto. In una favola Yamato verrebbe adottato da una famiglia di orsi. Nella realtà ci auguriamo che ritrovi la strada di casa. E genitori più umani. 

ENZO BIANCHI, priore di Bose
Le ferite dovute al tradimento possono esser profonde ma le cicatrici che restano, se c'è stato il perdono, sono cariche di amore.

MANOHAR PARRIKAR, ministro della Difesa indiano
L'India non tratterà più affari commerciali con
l'italiana FINMECCANCA a causa di tentativi di "corruzione"
"Dovunque c'è una intenzione di acquisizione da parte di Finmeccanica e delle sue sussidiarie le corrispondenti richieste di presentare una proposta (Rfp) da parte dell'India saranno revocate. Su questo sono molto chiaro"
"La manutenzione regolare e l'importazione di pezzi di ricambio di materiale per la Difesa già acquisito saranno mantenute, e solo le nuove acquisizioni saranno bloccate".   
GIULIA LATORRE, figlia del marò rientrato dall'India
Ok, la famiglia è importante quanto vuoi. Di nome sei mio padre, ma di fatto? Quando mi si mettono i bastoni tra le ruote sono la prima ad andarmene.
"Se (i marò) sono eroi? Io non sono nessuno per giudicare. Dal mio punto di vista, un eroe è colui che salva una vita. Non so perché vengono chiamati eroi".


lunedì 30 maggio 2016

Lectio magistralis di Sua Santità Bartolomeo I, Patriarca Ecumenico, dopo aver ricevuto la laurea honoris causa dall'Università di Trieste


Nell'imminenza   del Grande Concilio Ortodosso di metà giugno, a Creta, continuiamo a pubblicare Testi, Riflessioni e Punti di vista della cultura della Chiesa orientale.                                    
La diplomazia di Dio e la diplomazia degli uomini

Eminentissimo Metropolita d’Italia e Malta signor Gennadios,
Chiarissimo Magnifico Rettore,
Chiarissimo Signor Preside della Facoltà di Scienze Politiche,
Chiarissimi Signori Professori, Carissimi studenti e studentesse,
Figli diletti nel Signore,

Vi rivolgiamo un calorosissimo saluto da parte della nostra Umiltà e da parte del Patriarcato Ecumenico e vi esprimiamo ringraziamenti calorosi per il conferimento – che ci onora particolarmente - della Laurea Honoris Causa da parte della Vostra celebre Università.

Accettiamo l’onore da parte del Patriarcato Ecumenico, Istituzione plurimillenaria, di cui per grazia e benevolenza di Dio siamo Primate, perché crediamo che anche voi desideriate ono- rare nella nostra persona questa Istituzione per il contributo dato   durante diciassette interi secoli alla Cristianità e alla società degli uomini in generale.
Avendo l’obbligo, secondo la tradizione universitaria, di offrire alcuni pensieri in contraccambio dell’onore conferitoci, abbiamo scelto di rivolgere questi pensieri al tema: “La diplomazia di Dio e la diplomazia degli uomini”.

La diplomazia degli uomini, con la quale non abbiamo tanta familiarità quanto voi, è - come ci sembra, - l’arte della persuasione, che ha come scopo di convincere quello che ci sta di fron- te, amico o nemico, a fare ciò che desideriamo. Usa come mezzi la argomentazione, le promesse e le minacce. Generalmente, trae ispirazione da un punto di partenza di forza e di esercizio del dominio, dichiarati o celati, e si muove in uno spazio di lotta con lo scopo della supremazia dell’uno sull’altro.
La Metodologia o la diplomazia di Dio – permettete per il momento questa espressione inconveniente –, è anch’essa arte della persuasione, che ha come fine il convincere ogni uomo a fare ciò che è nel suo interesse, cioè amare Dio. Non vede l’uomo come un avversario che deve essere sconfitto, ossia costretto a fare ciò che è utile a Dio, ma come un figlio amato, il quale deve essere educato ad amare suo padre. Usa come mezzi l’argomentazione, le promesse e le minacce, ma soprattutto l’umiltà, la kenosi (svuotamento), l’amore e l’auto-sacrificio.
Tutte le cosiddette azioni diplomatiche di Dio per convincere l’uomo a compiere la volontà divina, partono non da una intenzione di imposizione, ma da una intenzione di aiuto all’uomo. Le azioni di Dio sono incompatibili con il contenuto basilare del senso della diplomazia umana. Dio non ha una volontà di interesse personale, come i poteri che rappresentano e servono gli uomini-diplomatici. Dio vuole che tutti gli uomini si salvino, cioè vuole servire l’interesse dell’uomo che sta di fronte a Lui. Non vuole la vittoria, cosa che si esplicita da alcune Sue caratteristi- che azioni, come l’estrema kenosi (svuotamento) dell’incarnazione (prendendo forma di servo), o la nascita nella grotta, o il rifiuto della chiamata delle legioni degli angeli e la consegna all’uomo della “vittoria” sulla morte tramite la Sua crocifissione.
Dio “minaccia” in modo totalmente differente da come minacciano i diplomatici. Non minaccia di fare Lui stesso (Lui che è Amore per eccellenza) qualcosa di male all’uomo disobbediente. Sottolinea, semplicemente, che lontano dal Suo amore, l’uomo sarà privato della beatitudine di figlio che ama e che è amato. Alcuni erroneamente interpretano ciò come una minaccia, indotti forse anche da analoghe espressioni antropomorfiche e imprecise, nel loro fondo, della Santa Scrittura e dei Santi Padri.
Esattamente Dio non minaccia, ma sottolinea la situazione tragica in cui si trova chi non accetta il Suo amore e non ama Lui.
Perciò, infatti, nulla è più dolce dell’amore di Dio, come dice anche l’Abbà Isacco.
Viceversa, anche le promesse di Dio non sono come le pro- messe dei diplomatici, proposte di riscatto di un certo comporta- mento. Sono segnali della letizia di cui gode chi ama Dio e com- pimento di tutto ciò che Egli indica: cose che, umanamente defi- nite “volontà di Dio”, ci conducono alla impressione errata che essa sia una ingiustificata e arbitraria volontà in relazione all’uo- mo di Colui che è più forte dell’uomo, il quale vuole imporre la Sua volontà grazie alla Sua forza.
Il vero contenuto della volontà di Dio è che essa include le condizioni della letizia e della gioia umana. Di conseguenza, non si tratta di “volontà”, ma di condizioni e canoni di salute spiritua- le, che mirano all’uomo e non a Dio. Non è Dio, il Dio forte, che vuole e pretende dagli uomini che facciano ciò che vuole Lui, ma è Dio, il Padre affettuoso, che insegna ai Suoi figli cosa essi deb- bano desiderare e cosa debbano fare per trovarsi nella infinita letizia e gioia.
È un grande errore vedere Dio come icona dell’uomo passiona- le e le azioni salvifiche di Dio per l’uomo, come teocentriche e come miranti alla soddisfazione di Dio o della giustizia divina, a imitazione degli intenti della diplomazia umana. La cosa giusta è che Dio agisce per amore, autosacrificandosi per l’uomo e in Lui non c’è alcuna traccia di desiderio di punire l’uomo o il suo avver- sario o il suo nemico o chi disobbedisce a Lui o chi non si compor- ta secondo i Suoi ordini e insegnamenti, secondo la Sua Volontà, per dirlo in parole umane. Di conseguenza, quando diciamo che Egli minaccia, intendiamo dire che sottolinea le malevoli conse- guenze degli atti umani egocentrici e privi d’amore.
Le parole del Signore ai Suoi Discepoli: “Allora Gesù chiama- tili a sé disse loro: Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dòminano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere. Fra voi però non è così: ma chi vuole essere grande tra voi si farà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi sarà il servo di tutti” (Marco 10, 42-44), esprimono in modo categorico gli indirizzi basilari della Metodologia di Dio e dei Suoi Discepoli, come certamente anche della Sua Chiesa sulla terra.
Se vogliamo certamente applicare questi principi alla diplo- mazia umana, non avremo i risultati desiderati, perché con la diplomazia di Dio si perseguono intenti di salvezza, intenti cioè che mirano al bene di chi sta di fronte a noi e non al suo dominio.
Vi ringraziamo per il vostro amore e la vostra pazienza, in modo particolare per l’onore conferito a noi e al Santissimo, Apostolico e Patriarcale Trono Ecumenico e invochiamo su di voi la Grazia e la ricca Misericordia di Dio, e chiediamo scusa ai diplo- matici qui presenti, se in qualche modo possiamo averli offesi.

Contessa Entellina. Il Comune deve pagare ai dipendenti la mensilità di dicembre 2015 e la tredicesima

DELIBERAZIONE C C N 14

Oggetto: Controllo equilibri di bilancio al 31/12/2015
Scadenza Pubblicazione 06/05/2016
Finanze Comunali di Contessa Entellina
(pigiando si potrà leggere un precedente post)

Il nostro Comune, Contessa Entellina, alle soglie del mese di giugno è privo di Bilancio di Previsione. Non è -in verità- il solo in Sicilia a trovarsi in difficoltà.
Come non rilevare però che dal 2013, anno di insediamento dell'attuale amministrazione, il Bilancio di Previsione è divenuto -all'occhio distratto- un Conto Consuntivo dal momento che viene varato a ridosso delle festività natalizie ?  

Autosufficienza di gruppo
In passato, quando i politici guidavano il Comune (accadeva in tutta Italia), i problemi seri e gravi dell'Ente che riversavano conseguenze sulla cittadinanza venivano esposti nelle Assemblee Cittadine e lì commentati ed, eventualmente, contestati.
Così avvenne -a Contessa- per tutto il periodo pre-terremoto e post-terremoto per le problematiche emergenziali, urbanistiche, occupazionali, di sviluppo (diga Garcia, eliminazione enfiteusi, crisi idriche etc.).  
Così avvenne -pure- per le modifiche della "finanza locale", ossia per la fase nuova, iniziata nei primi anni settanta con i decreti Stammati e  che dura tuttora per la trasformazione della finanza "derivata" in finanza in qualche modo autogestita.
Le assemblee cittadine in quegli anni a gestione "politica" avevano cadenze costanti e consentivano a chiunque di capire, parlare e dissentire su aspetti di azione dell'Amministrazione Comunale o su tutto se mancava la condivisione sulle linee dell'operato degli amministratori.  
(Stante il grande flusso popolare, le Assemblee si svolgevano nel Baraccone di via Palermo, nella Sala Rai e raramente nell'Aula Consiliare).

Certo, la seconda repubblica non selezione più la classe politica nei Congressi o nelle trafile partitico-sindacali. Rivolgersi e spiegare alla gente non serve più. Molti, in effetti, hanno la sensazione che il sistema democratico nato con la Costituzione del 1948 sia stato sospeso.
Adesso chi è digiuno di impegno sociale o di conoscenze tecnico-amministrative viene "chiamato" a scaldare la sedia.  

Perchè parlare alla gente ? 
Perchè ? se persino le segnalazioni di criticità della Corte dei Conti sottoposte (per legge) al Consiglio Comunale nella settimana precedente la consultazione amministrativa del giugno 2013 non sono state portate a  conoscenza del corpo elettorale che si sarebbe espresso la domenica successiva ? 
In quella circostanza nessuna delle due liste elettorali in competizione, che si fronteggiavano, ha esposto agli elettori lo stato finanziario del nostro Ente alla luce della censura della Corte. 
Non l'ha fatto chi aveva gestito e non l'ha fatto chi era stato all'opposizione.

^^^^
Sul tema della finanza locale ci proponiamo di proseguire il discorso che in più occasioni abbiamo trattato e per ultimo come nel seguente link:
(pigiando si potrà leggere un precedente post)

Sull'argomento è intervenuto sul Blog nei giorni scorsi il capogruppo consiliare di minoranza, Leonardo Spera.
Dibattito Aperto sulla crisi finanziaria del Comune
(pigiando si potrà leggere il post)

Con le immagini .... ... è più facile

ROMA CAPITALE: l'immondizia supera quella della periferia italica (dicono per lo sciopero dei netturbini)
MAFIA CAPITALE: Roma, Città saccheggiata da tutte le amministrazioni ...   ... che si sono date l'aria di essere distratte rispetto al malaffare (... si fa per dire).
Domenica si va alle urne: Non si candidano i sindaci che finora si sono dimostrati ciechi rispetto ai saccheggi della "cosa pubblica" ma si ri-candidano gli uomini del Pd e di Fratelli d'Italia, ossia ...    ... 
 ^ ^ ^ ^ 
Il giornale del Pd renziano

Il giornale dei conservatori

Il giornale di recente acquisizione di De Benedetti

Il giornale di Confindustria

Il giornale storico di De Benedetti

Il giornale della famiglia Angelucci

 Il giornale di Berlusconi


Il giornale diretto da Travaglio

Il giornale della borghesia alta del paese
La chiamano 
STAMPA LIBERA.

sabato 28 maggio 2016

La politica ed i partiti in crisi. Chi si orienta è bravo

La politica
Giorgio Gaber, cantautore italiano, prima di lasciarci  si domandava:  "cos’è la destra, cos’è la sinistra". 

L'Italia è il paese dei politologi, tuttavia è stato un cantautore, fra i più grandi, a cogliere il segno di un’epoca, l’epoca in cui i partiti sanno solo di non sapere chi sono e vogliono tutti essere qualcos’altro, possibilmente tutti «partiti della nazione».

Nell'Italia dove negli anni settanta/ottanta tutti erano comunisti, amici e/o curiosi dei comunisti, oggi nessuno o quasi (fortunatamente) lo è. 
Molti, moltissimi di coloro che lo erano oggi sono -politicamente- agli antipodi, sono divenuti liberisti. Li vedi seduti nei talk show ed impartiscono insegnamenti sul modo di essere liberisti.
Vero è che un antico detto dice "solo gli stupidi non cambiano idea", però, però ...però.

In Europa la crisi delle culture politiche (destra/sinistra) forse esiste pure o comincia a manifestarsi, ma non ha ancora le dimensioni che ha qui da noi. Anche lì però il sistema politico non trasuda buona salute e lo si coglie nel fatto che quasi ovunque si ricorre alle "grandi coalizioni" fra socialisti e popolari per fronteggiare l'ondata populista che dilaga un pò ovunque.
Coalizioni fra popolari e socialisti per salvare la grande idea del dopo guerra "Costruire l'Europa per evitare che nel vecchio continente -dopo due guerre mondiali- possano combattersi altre guerre fratricide". 
Coalizioni fra popolari e socialisti che in Italia abbiamo conosciuto molto prima che nel resto del continente, dagli anni sessanta alla fine della prima repubblica.

La situazione italiana
La crisi delle identità politiche è esplosa con l’irruzione sulla scena nazionale del berlusconismo; adesso sta ritrovando un nuovo inizio con il renzismo. 
L’antipolitica dilaga e il renzismo (che in Europa si presenta sotto la casacca socialista) preferisce essere giudicato in Italia come partito trasversale del Sì cui partecipano, a proposito di «centrosinistra», due partiti di centrodestra, il Nuovo Centrodestra di Alfano e l’Ala di Verdini.

Grande è la confusione sotto il cielo e l'editorialista del Corriere della Sera, Antonio Polito, ci ricorda come Gaber provava ad orientarsi: «Una bella minestrina è di destra, il minestrone è sempre di sinistra».
Il nostro guaio, di noi taliani, è che oggi però tanti pensano che siamo alle minestre riscaldate; motivo percui più della metà degli elettori non si reca alle urne. 
Fra politici e politicanti corre immensa differenza.

Con le immagini ... ... è più facile



IL RISULTATO DELLE PRESIDENZIALI AUSTRIACHE INSEGNA QUALCOSA ?
Si, alla Sinistra, ai Socialisti (che governano quasi ininterrottamente da 70 anni quel paese, fra i più floridi in Europa) insegna che ogni "corpo sociale", ogni partito, deve sempre recitare (vivere) il proprio ruolo, la propria visione del mondo. Fare gli opportunisti,  inseguire le frenesie (razziste) del momento non giova.
I Socialisti facciano sempre i socialisti, i razzisti prima o dopo si accorgeranno che gli esseri umani sono tutti, ma proprio tutti, della stessa carne (umana).



Hanno detto ... ...

GIANFRANCO PASQUINO, politolgo
La politica cammina sulle gambe degl uomini e delle donne. Ognuno è responsabile della sua camminata. 
La Politica e la societa' non sono brillanti.

CORRADINO MINEO, deputato e giornalista
Obama sa di essere americano. Sa che nel suo paese la bomba fu chiamata con affetto little boy. E l’aereo che portò la fine del mondo in una città del Giappone, Enola, come la mamma di un colonnello pilota. Sa che il presidente Truman disse che quella strage, e la successiva a Nagasaki, avevano evitato due milioni di morti. Quanti forse ne avrebbe fatti, secondo i suoi calcoli, l’invasione americana del Giappone. 
Sa che il generale McArthur voleva lanciare un’atomica pure su Pechino, al tempo della guerra di Corea. Sa che l’industria del sogno, il cinema americano, per decenni ha spiegato che l’atomica, se l’avevamo, dovevamo mettere in conto di usarla. Contro l’invasione degli ultracorpi, contro il virus comunista che si diffondeva in Occidente dalla lontana Russia e dall’Asia.
Una presidenza che chiude un epoca, quella di Obama. Questo Presidente ha riaperto un canale di dialogo con l’Iran, sessant'anni dopo il golpe contro Mossadeq e 35 dopo l’assalto all’ambasciata americana. È andato a Cuba da Castro, poi in Vietnam dove gli americani, che pretendevano di difendere laggiù il mondo libero, furono umiliati a partire dal 68. Ha riconosciuto che è stata la guerra imperialista e non la religione il vero motore della tragedia del Medio Oriente. I tanti critici di Obama dovrebbero ricordare che appena 15 anni fa il presidente Bush trascinava noi europei nelle sue guerre in Afganistan e poi in Iraq. Che era difficile parlare del fosforo bianco a Fallujah -un’inchiesta di Rainews24 di Morrione- che si parlava poco della tortura nel carcere americano in Iraq di Abou Garhib. Che la CIA rapiva i sospetti -e le spie italiane collaboravano- per deportarli in luoghi dove non fossero soggetti a un tribunale e quindi non fossero portatori di alcun diritto. Che parecchi intellettuali e giornalisti giustificavano il waterboarding, la tortura con l’acqua. Era così l’America, Gianni Riotta ne cantava le lodi, Giuliano Ferrara definiva “mascalzone” chi, come Sean Penn chiedeva alla sua America di aprire gli occhi. Oggi, certo, c’è un’altra America. che chiede di più: è quella di Sanders e dei millennials. Vuole una politica più indipendente dal mercato, dai dettami del capitale finanziario, dalla distruzione in corso del welfare e dalla riduzione, in Occidente, dei diritti del lavoro. Ma molti di quelli che criticano Obama non vogliono questo. Alcuni hanno giustificato i crimini di Bush e applaudito il corrivo Blair.

DANILO TAINO (Corriere 27.5.16)
Arretra la globalizzazione, avanzano i robot. La tedesca Adidas ha annunciato l’inizio di un processo di rimpatrio delle produzioni che aveva delocalizzato in Asia. Sta costruendo un nuovo stabilimento, stato dell’arte, a Ansbach, in Baviera. Si tratta di un impianto prototipo nel quale le scarpe saranno preparate e cucite da robot. Inizierà la prima sperimentazione nella seconda metà dell’anno, poi la produzione più massiccia prenderà il via con il 2017. Un impianto simile – si chiamano Speedfactories – sarà aperto negli Stati Uniti. Se funzionerà, e la società ha pochi dubbi che funzionerà, altri saranno aperti. È da 20 anni che la Adidas non produce in Germania, che ha delocalizzato, come praticamente tutti i suoi concorrenti, in Paesi a basso costo della manodopera. Ora, però, il costo del lavoro è aumentato significativamente in Asia, soprattutto in Cina. In parallelo, le nuove tecnologie permettono di costruire interi impianti robotizzati. Il processo di reshoring – il riportare la produzione in patria opposto all’offshoring – non sarà però repentino. 

venerdì 27 maggio 2016

Enti Locali Siciliani. A cosa servono? Perchè non accorparli in modo che sia più facile avere una "classe dirigente" professionalmente competente ?

LA SICILIA-Catania
















i bilanci. Se c'è la proroga e non hanno i fondi non li possono chiudere lo stesso». 
Il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, è convinto che la proroga fino a luglio per la presentazione dei bilanci di previsione, richiesta dall'Anci Sicilia, non basti a risolvere l'emergenza finanziaria in cui versano i Comuni. 
«Mancano i soldi, non il tempo», ha sottolineato Alfano. I soldi sono i 500 milioni di euro che lo Stato dovrebbe trasferire alla Regione siciliana. Che, a sua volta, ne dovrebbe destinare circa la metà (per la precisione 240 milioni) ai Comuni. 
Da aggiungere ai 105 milioni di cui al momento dispone. Sul tema, che agita i primi cittadini, Alfano "scarica" la palla a Palazzo d'Orléans: «l sindaci siciliani - ha detto - chiedono in primo luogo che la Regione trasferisca loro i fondi per potere chiudere i bilanci perché altrimenti si afferma un default preventivo, non un bilancio preventivo. Il lavoro che noi stiamo facendo come ministero, non avendo alcuna competenza specifica, è quello di essere facilitatori del rapporto dei Comuni col governo nazionale». 
Quindi ha aggiunto: «Da questo punto di vista spero che quanto annunciato dal presidente Crocetta in merito alla trattativa sui 500 milioni di euro corrisponda al vero. È chiaro che io lavorerò ascoltando le istanze dei sindaci e facendo ciò che posso nell'ambito dell'autonomia della Regione, che non prevede che il ministro dell'Interno decida su questi aspetti». 

Parole pronunciate davanti ai sindaci siciliani, chiamati a raccolta ieri a Palermo dall'Anci. Il presidente Leoluca Orlando nei giorni scorsi ha contestato la circolare emessa dalla Regione, che suggerisce ai Comuni - in fase di redazione dei bilanci di previsione 2016 - di effettuare una riduzione dei trasferimenti regionali pari al 70% dell'importo previsto dalla legge di stabilità, minacciando il ricorso alla magistratura contabile ed a quella ordinaria. 
Ieri Orlando è tornato alla carica: «Le amministrazioni comunali non sono una "tabella H", ma una parte significativa del corpo istituzionale. Le fasce tricolore che indossiamo stanno a testimoniare proprio questo». L'incontro con Alfano però è servito a mettere in piedi un dialogo che coinvolga anche i Comuni. 
«Finalmente - ha dichiarato il presidente dell'Anci Sicilia - è stata accolta la nostra richiesta di un tavolo istituzionale tra Stato, Regione e autonomie locali. Oggi non c'è un sindaco nelle condizioni di predisporre un bilancio. Manca la certezza delle risorse». 
All'ordine del giorno c'è anche la questione sicurezza. Ieri il faccia a faccia con il ministro Alfano è iniziato con la solidarietà e gli applausi all'indirizzo di Angelo Cambiano, il sindaco di Licata impegnato in prima linea nel contrasto all'abusivismo edilizio. L'ultimo, ma solo in ordine di tempo, a subire atti d'intimidazione. Alfano ha assicurato «il dovuto sostegno ai Comuni». A sentire i sindaci presenti ieri a Palermo, le ristrettezze economiche sono una delle cause che incidono sull'ordine pubblico. 
«A fine mese finiscono i soldi per gli stipendi dei precari. Non riusciamo a trasferire fondi agli ex Ato per la raccolta dei rifiuti e siamo stati costretti a tagliare la spesa per il sociale e i servizi essenziali», ha spiegato Andrea Galbo, primo cittadino di Caccamo, che ha deciso di destinare l'indennità ai servizi sociali. La mancanza di certezze riguarda pure il passaggio di consegne tra Province e Liberi consorzi: «Serve un intervento economico dello Stato - ha concluso Mario Alvano, segretario Anci Sicilia - perché la Regione ha esaurito i fondi. Serve un'intesa che dia garanzie ai futuri amministratori degli enti intermedi».

Hanno detto ... ...

La Brexit (=uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea) potrebbero avere un grave impatto sull'economia mondiale. Lo hanno scritto in un dichiarazione congiunta i  i leader del G7.

Hanno ancor scritto:  “La crescita globale rimane moderata e inferiore al potenziale, mentre i rischi di una crescita debole persistono. Escalation dei conflitti geopolitici, terrorismo e flussi di profughi possono complicare il contesto economico mondiale”.


martedì 24 maggio 2016

Antimafia. Basta essere onesti e possedere senso civico, non occorrono altre etichette per, poi, invece essere più mascalzoni dei mafiosi

GIORNALE DI SICILIA
··· Dentro l'aula bunker il ricordo di Falcone, fuori l'autocritica del fronte antimafia. Non è stata una celebrazione come le 23 precedenti.


Se ne sono accorti anche i ragazzi delle scuole: Giulia, 18 anni, prende il microfono davanti a politici e magistrati e chiede di «andare oltre la falsa antimafia». È (anche) il 23 maggio dell'annus horribilis dell'antimafia: quello che ha visto alcune delle prime linee finire indagate, dal presidente di Confindustria Antonello Montante al giornalista Pino Maniaci. E così è quasi naturale che Leoluca Orlando finisca per sottolineare che «bisogna evitare di nominare rappresentanti dell'antimafia perché oggi il tempo dei rappresentanti dell'antimafia è finito. Nel '92 è iniziata la disintegrazione della mafia, che esiste ancora ma oggi si articola in una dimensione finanziaria fatta di personaggi in giacca e cravatta che partecipano a convegni antimafia. Dalla mafia finanziaria ci si difende con la correttezza degli appalti, combattendo l'attuale sistema di potere politico affaristico mafioso che si annida nei rifiuti, nell'acqua, nell'energia». 
Fuori dall'aula bunker la parola d'ordine è prendere le distanze dall'antimafia di facciata. E così al ministro della Giustizia Andrea Orlando tocca ammettere che «alcune recenti vicende purtroppo hanno scalfito l'immagine dell'antimafia. Mi piacerebbe convocare gli stati generali dell'antimafia invitando operatori ed intellettuali e riportando la mafia al centro del dibattito», 
E anche per Rosy Bindi, presidente della commissione nazionale Antimafia, «bisogna smascherare chi ha usato l'antimafia per scopi diversi dalla lotta alle cosche». La Bindi allarga il margine di rischio, sottolineando come nelle elezioni amministrative si annidano candidature sospette: «I partiti devono selezionare la classe dirigente. Vincere le elezioni è importante ma vincere con i voti della mafia significa non essere poi in grado di governare. Chi ha messo in lista persone poco trasparenti è ancora in tempo a fermarsi». In molti fra i presenti leggono in queste parole un avvertimento al neo alleato del Pd, Denis Verdini. 
L'ex presidente del Senato,Renato Schifani, vede però una svolta: «Rispetto a una certa antimafia siciliana che sta vivendo momenti di grigiore e che ha costruito carriere c'è invece chi tra la gente, nelle istituzioni e nella magistratura chi porta avanti quotidianamente la battaglia per la legalità». 
Per Rosario Crocetta «c'è anche un'antimafia non di facciata che si manifesta con azioni concrete ogni giorno». Ma anche il sottosegretario all'Istruzione, Davide Faraone, rileva che «attorno all'antimafia si è creata ad hoc confusione e un senso diffuso di diffidenza e in questo momento il ruolo della scuola è sempre più importante. La mafia si può combattere. A partire dalla scuola, dove il patrimonio dell'antimafia segue un percorso virtuoso, di lungo termine ma più efficace e più profondo nelle radici».