giovedì 4 febbraio 2016

Hanno detto ... ...

CARLO ALBERTO TREGUA, direttore di QdS
In Sicilia il crollo dei bandi di gara degli appalti è stato del -15,87% nel 2013 e del -28,34% nel 2015.
La Regione siciliana ha continuato a spendere e spandere in spesa corrente senza recuperare risorse che poteva destinare a opere pubbliche

OSCAR GIANNINI, giornalista
Non si può reggere una spesa pubblica maggiore del 25% del PIL in Sardegna, in Calabria ed in Sicilia, e del 6% in Lombardia e dell'8% in Emilia-Romagna.

GIUSEPPE PIPITONE, giornalista de Il Fatto Quotidiano
Una nuova voragine potrebbe aprirsi nei prossimi mesi nei conti della Regione Siciliana. Un buco compreso tra i trecento milioni e il miliardo di euro che, manco a dirlo, potrebbe essere creato dall’ultima débacle sicula in materia di fondi europei. Il 31 dicembre scorso sono infatti scaduti i termini per erogare i pagamenti di tutti i progetti finanziati con i fondi targatiBruxelles del periodo 2007/2013. Degli otto miliardi di euro previsti dai piani operativi più ricchi, ad oggi non è ancora possibile stimare con precisione quanto sia stato utilizzato dalla Regione Siciliana. L’ennesima crepa per i conti dell’isola, però, potrebbe arrivare dal programma operativo Fesr, e cioè il fondo europeo di sviluppo regionale: 4,3 miliardi di euro, dei quali solo 3,3 risultano al momento convalidati dall’amministrazione siciliana. Restano, quindi, da rendicontare contributi pari a un miliardo di euro: in caso contrario Bruxelles bloccherà i rimborsi. E per Palazzo d’Orleans saranno dolori.
Secondo l’autorità di gestione i fondi “a rischio restituzione” ammonterebbero “soltanto” a circa 300 milioni di euro. Come dire che, quando mancano più di due anni al termine ultimo per il rapporto finale di esecuzione (e cioè il 31 Marzo 2017, quando si dovrà dimostrare che i progetti finanziati dall’Ue sono ultimati e funzionanti), la Regione Siciliana sa già che Bruxellesnon rimborserà 300 milioni, denaro che quindi verrà perso. Ma non solo. Perché le note negative per il bilancio siciliano potrebbero aumentare. Sempre dalla Regione spiegano, infatti, che altri 500 milioni sono i pagamenti in fase di registrazione, mentre 400 milioni saranno spesi con i cosiddetti “progetti retrospettivi”. Ed è questo il rivolo oscuro che rischia di far lievitare il rosso nei conti siculi. I progetti retrospettivi, detti anche progetti sponda, non sono altro che un escamotage contabile messo in atto per evitare di perdere i fondi targati Bruxelles. In pratica, gli amministratori siciliani si sono resi conto che non sarebbero riusciti a bandire nuovi progetti per spendere i contributi Ue. Un ritardo dovuto a volte a vicende assurde, come quella vissuta dall’Autorità di Audit della Regione, che si occupa di accertare la spesa, rimasta ferma per 6 mesi in attesa che il governo regionale nominasse il nuovo dirigente.
Ed è per questo motivo che ad un certo punto a Palermo hanno iniziato ad abusare dei progetti sponda, individuando progetti già avviati e finanziati da altri enti (la stessa Regione o lo Stato centrale) e sostituendo in corso d’opera i finanziatori: via i vecchi sponsor, dentro i fondi Europei. 
Una trovata contabile legale ma rischiosa, che oggi riguarda 199 progetti, 109 solo per l’edilizia scolastica, per un totale di 773 milioni. È da lì che dovrebbero essere recuperati 400 milioni di fondi Ue che la Regione non è riuscita a spendere. 
I progetti sponda, però, sono appunto un’incognita. In primo luogo perché snaturano l’essenza stessa dei fondi comunitari, che esistono perché devono affiancare e non sostituire le risorse nazionali già stanziate. E poi perché anche la Corte dei conti li considera “ad alto rischio: sia per il possibile mancato rispetto delle pertinenti regole della normativa europea e nazionale, sia in quanto si riferisce ad interventi, spesso avviati e realizzati, privi di una specifica correlazione con gli obiettivi del programma”.
Quale è il rischio? Che la commissione Ue non abbocchi e decida comunque di non rimborsare i fondi targati di Bruxelles spostati nei progetti sponda. 
Nonostante tutto, però, la Sicilia ha continuato ad abusarne, e gli stessi magistrati contabili hanno registrato che addirittura il 43 per cento della spesa totale dei fondi europei è stata rendicontata con i progetti retrospettivi nel periodo 2000-2006. Lo stesso periodo bacchettato dalla commissione Ue che ha recentemente “tagliato” 367 milioni di euro dal fondo sociale: soldi quasi tutti impegnati per la formazione professionale. “La Sicilia è stata povera e continuerà a restarlo se non si cambia registro: si continua a mostrare una palese incapacità nella programmazione e nella rendicontazione dei fondi europei”, attacca l’europarlamentare del M5s Ignazio Corrao
In effetti il totale dei contributi stanziati da Bruxelles per la Regione più a sud d’Italia nel 2007 sfiorava i venti miliardi di euro. Nove anni dopo basta dare un rapido sguardo alle infrastrutture e alle risorse siciliane per capire che la situazione dell’isola non è poi molto cambiata, nonostante quella montagna di contributi.

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