domenica 11 ottobre 2015

La Sicilia è sostanzialmente fallita; ... e dopo Marino tocca a Crocetta

L'uomo che si candidò per fare la "Rivoluzione"
adesso assiste disorientato ed impacciato alla Sicilia che affonda 

La popolazione della Sicilia è la metà di quella della Grecia. e le condizioni economiche sono piuttosto simili. 
Non si tratta di una "piccola Grecia", bensì di una "mezza Grecia" di cui l'acciaccata economia italiana deve farsi carico.
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“Un’azienda che non é in grado di pagare i propri creditori porta i libri in tribunale, un governo che non riesce a garantire gli stipendi ai propri dipendenti deve restituire la parola ai cittadini”.
Erasmo Palazzotto, deputato Sel

Serve liquidità senza la quale la Sicilia affonda ed a pagarne le spese non sono gli autori del disastro finanziario ma gli odiati (dall’opinione pubblica) braccianti agricoli forestali delle così dette squadre antincendio e non, i precari, gli addetti ai consorzi di Bonifica, i dipendenti dell’Esa, i lavoratori della Formazione ed una quantità di altri lavoratori, stabili o precari, che circuitano intorno alla Regione ma non ne sono dipendenti diretti.
... se non incasserà mezzo miliardo che aveva previsto di incassare, sposta al prossimo anno i pagamenti che non riesce a fare. e questa scelta viene pure indicata come una scelta virtuosa.
...Ciò che non paga nel 2015, però, la Sicilia dovrà pagarlo nel 2016 e la situazione, fra un anno, sarà perfino peggiore se qualcosa non si sblocca. E allora perché da Roma continuano a tenere la Sicilia al ‘guinzaglio corto’ ?
La spiegazione arriva facile facile: se non si pagano precari e fornitori la colpa ricade sulla Regione (che ne è ampiamente responsabile ma non da sola) e si continua a togliere terreno sotto i piedi al governo Crocetta che, nonostante gli attacchi, le polemiche e i disastri amministrativi, gode ancora di forti amicizie a titolo personale (di Crocetta e del suo senatore di riferimento) soprattutto in area giudiziaria.
Se si va ad elezioni ad ottobre 2016 Roma potrebbe portarsi dietro Palermo e il piano è proprio questo, ma per farlo serve uno scacco al Re (Rosario) in tre mosse. Una è l’impugnativa sistematica di ogni riforma siciliana per togliere a Palermo qualsiasi argomento di ‘resistenza’ (ma per Crocetta le impugnative già iniziate non sono una scelta politica); la seconda mossa è proprio lo stop alla spesa e la liquidità concessa con il contagocce.
Per la terza mossa Renzi e i suoi aspetteranno di essere pronti ma per portarla a termine sarà necessario togliere il sostegno giudiziario al governatore. Una azione un poco più complessa visto come stanno andando attualmente le cose.
Fausto Rossi

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