sabato 31 ottobre 2015

La cultura. Come leggere il potere, l'autorità, la verità e l'esperienza religiosa (4)

La cultura fino a non molti decenni fa' veniva presentata come espressione dell'alta letteratura. Questa in realta e' solo una espressione della cultura, non e' la Cultura.
Continuiamo qui di seguito ad esplorare cosa e' racchiuso nel termine "cultura".
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Nell'antichita' il termine cultura era usato per indicare il processo di formazione della personalita' umana tramite l'apprendimento, la pandeia come lo definivano i greci.
Colui che completava il corso per l'apprendimento ed aveva assimilato le conoscenze ed i valori socialmente trasmessi e si adoperava per tradurli in qualita' personali veniva definito "colto".
Pure nell'antica Roma questo era il concetto che si aveva della cultura, che derivava da "colere" ovvero da coltivare la terra e/o allevare il bestiame. Da qui il significato metaforico di coltivazione dello "spirito"
L'uso in senso figurato del termine cultura venne via via allargandosi fino a comprendere, oltre alla coltivazione delle proprie facolta' spirituali, anche quella della lingua, dell'arte, delle lettere e delle scienze.

Fu verso la meta' del '700, con l'affermarsi dell'Illuminismo, che il termine cultura subisce un ulteriore allargamento del suo significato, venendo a comprendere il Patrimonio universale di conoscenze e di valori formatosi nel corso della storia dell'umanità e che, come tale, è aperto a tutti, costituendo, in quanto deposito della memoria collettiva, una fonte costante di arricchimento dell'esperienza. 
È in questo periodo che si afferma anche il concetto di civiltà o civilizzazione, riferito all'affinamento culturale dei costumi in contrapposizione alla pretesa barbarie delle origini o a quella dei popoli considerati come non civilizzati.

L'idea di civiltà non è altro che il prodotto della profonda trasformazione intervenuta nel pensiero occidentale riguardo alla dimensione storica: con l'Illuminismo va, infatti, affermandosi, in antitesi alle concezioni della teologia, la prospettiva evolutiva della storia dell'umanità come continuo progresso determinato dagli esseri umani. 
Il termine francese civilisation, utilizzato forse per la prima volta nel nuovo senso attribuito a tale parola dal marchese di Mirabeau nel 1757, evoca lo sviluppo delle forme di cortesia, l'affinamento degli atteggiamenti, il controllo delle passioni e della violenza, dovuti appunto allo sviluppo.


La cultura nel post-Illuminismo
La cultura si può definire come l’insieme di idee e comportamenti che l’uomo apprende ed acquisisce in quanto membro di una comunità e che usa per adattarsi al mondo nel quale vive e per trasformarlo. 
Un’altra definizione più generale è, “la cultura è l’insieme di quel che si apprende dagli altri. Si può apprendere dagli altri in diversi modi: osservando le azioni di un’altra persona o ricevendone un insegnamento diretto, orale o scritto o in altri modi ancora". La vita culturale è l’unica che permette l’accumulo dell’apprendimento nelle generazioni. 
La cultura assomiglia quindi al patrimonio genetico nel senso che vi è un passaggio di informazione da una generazione ad un'altra". 
Altri  definiscono la cultura come:“l’insieme degli adattamenti trasmessi per tradizione”. 
La cultura ha in buona sostanza la funzione di far adattare l’individuo al suo ambiente.

Queste ultime tre definizioni di cultura pongono l’accento sulla dimensione della trasmissibilità di essa e della sua funzione adattiva, per l’individuo, rispetto all’ambiente di vita e sono quelle che ormai riflettono gli attuali studi antropologici, e vanno ad integrare il concetto di cultura più usato storicamente da parte di molti studiosi:   'La cultura, o civiltà intesa nel suo ampio senso è quell'insieme complesso che include la conoscenza, le credenze, l'arte, la morale, il diritto, il costume e qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita dall'uomo come membro di una società.' (Tylor, Primitive Culture, 1871) .

Ma come fa la cultura a fornirci senso e significato alla vita ?
Lo vedremo successivamente.


Commemorazione dei defunti. Si ripete la tradizione in tutta la Sicilia

A Contessa, come peraltro in tutta la Sicilia, è iniziato col fine settimana il via vai della gente al Cimitero per onorare, per ricordare i parenti deceduti con il deposito sulle tombe  di mazzi di fiori e di lumini di cera accesi.

E' una secolare tradizione che in terra di Sicilia si ripete il 2 Novembre di ciascun anno; quest'anno però col fine settimana che sta a ridosso di quella data molti contessioti che vivono a Palermo, nei comuni del trapanese o dell'agrigentino hanno anticipato la visita ai propri cari defunti sin da oggi.

A Contessa in verità la visita al cimitero ha dal punto di vista religioso occasioni più frequenti. La comunità cattolico-bizantina oltre che fare propria la occasione del 2 Novembre usa commemorare i defunti pure nel sabato precedente la Pentecoste.

Uomini, fatti, eventi. Come li ricordiamo oggi

31 Ottobre

A Wittenberg, Martin Lutero il 31 ottobre del 1517 affigge sulla porta della cattedrale le 95 tesi, redatte in latino, contro la vendita delle indulgenze. Le tesi dovevano essere discusse all’Università, ma furono tradotte in tedesco e stampate, e fecero il giro della Germania. La stampa, quest’arma d’assalto portava ogni uomo a leggere la parola di Dio: era l’inizio di una nuova era non solo religiosa, ma sociale e culturale. E’ l’atto da cui inizia la Riforma luterana.

Quella che il papa Leone X aveva definito “una bega tra frati” era destinata a cambiare la storia europea e non solo dal punto di vista religioso: il mondo cristiano d'occidente si divise e le conseguenze sociali e politiche di quel gesto di sfida e di protesta furono enormi.



La teoria e la pratica delle indulgenze era cosa consolidata, anche se non era chiaro che, sborsando denaro, si potevano scontare le pene inflitte dalla Chiesa, o anche quelle inflitte direttamente da Dio. 
Il papa aveva le chiavi delle indulgenze, l’alto clero aveva a sua volta stretti rapporti anche con le banche terrene tenute dai finanzieri tedeschi e italiani.
Nel 1515 la confusione tra le due “banche” si era manifestata, quando Alberto di Honhenzollern già titolare di due importanti vescovadi aveva chiesto anche quello di Magonza. Questo cumulo di cariche era proibito, ma il papa Leone X (un Medici) era disposto ad autorizzarlo, dietro il pagamento di 10.000 monete d’oro. 
95ThesenAlberto se le fece anticipare dal banchiere J. Fugger e per poterli restituire concordò con il papa il bando di un’indulgenza di due anni. Gli introiti delle offerte sarebbero stati spartiti a metà: una per i Fugger, l’altra per la costruzione della basilica di S. Pietro. Affare fatto: la vendita delle indulgenze iniziò nel 1517 e fu diretta con sconcertante spregiudicatezza.
Nella tesi n° 27, Lutero diceva: “come il soldino nella cassa risuona, ecco che un’anima il purgatorio abbandona“. Lutero mise in guardia i suoi parrocchiani: i frati domenicani che predicavano le indulgenze riempiendo la cattedrale di reliquie, tra cui una spina autentica della corona di Gesù e 4 capelli di Maria, mettevano in grave pericolo le anime di chi pensava di risolvere così facilmente le proprie pendenze con Dio. 
Molti erano già persuasi della giustezza di quelle tesi, ma vedendole scritte con tanta chiarezza le appoggiarono a partire dallo stesso Elettore di Sassonia. I torchi dei tipografi si misero all’opera e il paese fu invaso da opuscoli, vignette satiriche, manifesti.
Nell’estate del 1518 partì la prima condanna delle tesi, ma Federico il Savio, elettore di Sassonia si rifiutò di mandare a Roma Lutero per essere processato come eretico. Nel ’20 la curia romana emanò una nuova e più articolata condanna, ma Federico ottenne che Lutero venisse ascoltato nella prima dieta imperiale, dopo l’elezione di Carlo V nel ’21. 
Erano passati già più di tre anni dall’inizio della contesa, il fronte dei sostenitori di Lutero si era allargato e le trasformazioni erano in moto: troppo era il danaro che prendeva la via di Roma, e molti principi tedeschi condividevano le proteste di Lutero, inoltre le tesi erano sostenute dalla piccola nobiltà dei cavalieri (i ritter); inoltre il problema della riforma delle Chiesa era sentito non solo in Germania. Ciò avrebbe favorito più tardi la diffusione delle idee luterane in tutta Europa.

Lutero, figlio di un minatore arricchitosi diventando “quadrumviro”, iniziò gli studi giuridici su consiglio del padre, ma li interruppe per entrare nel monastero degli agostiniani osservanti di Erfurt, dove fu ordinato sacerdote. Nel novembre del 1510 fu inviato a Roma in rappresentanza di sette monasteri agostiniani e poté osservare da vicino la vita religiosa della capitale della cristianità, rimanendo profondamente colpito dai costumi mondani del clero romano. Fu poi professore a Wittenberg, dove completò gli studi in teologia acquisendo il dottorato e ottenendo in seguito la cattedra di teologia biblica che tenne fino alla morte. Abbandonò in seguito all’affermazione della Riforma l’abito monacale, si sposò con una ex monaca ed ebbe sei figli. 
La sua casa era il centro culturale della nuova dottrina, frequentata dagli allievi. Predicatore e professore instancabile, tradusse in tedesco la Bibbia, che divenne nota come il “Nuovo Testamento di Settembre“. Costava un fiorino e mezzo, pari al salario di un anno di una domestica. Comunque andò a ruba. In dodici mesi se ne stamparono 6.000 copie in due edizioni, e almeno altre 69 edizioni seguirono nei successivi 12 anni. Per Lutero non poteva esserci religiosità cristiana senza un contatto diretto con la parola di Dio.
In altri trattati sui problemi della riforma ecclesiastica si affermava che il papa non può essere considerato superiore alle Scritture, che essere cristiano è un fatto dell’interiorità, che nulla ha a che vedere con la sudditanza alla curia romana. 
Una critica radicale venne mossa all’ordinamento dei sacerdoti. Tutti gli uomini erano consacrati sacerdoti, per il solo fatto di essere battezzati; la distinzione tra laici e sacerdoti cadeva: nessuno poteva ”intromettersi nel mio rapporto con la parola divina”. I sacramenti erano conservati solo se era evidente che sono gli uomini ad accogliere ciò che Dio offre, il monachesimo non differiva per niente dalle fatiche dei contadini o della donna che lavorava in casa. Il divieto di matrimonio dei sacerdoti venne abolito come fatto contro natura. 
Solo la fede era il fulcro della salvezza, le preghiere erano accessorie: le opere non salvavano, ma andavano compiute gratuitamente. 
Il battesimo non era il rito che lavava il peccato, ma il simbolo della morte e della resurrezione. Sacerdozio universale e libero esame delle Scritture erano strettamente legati ed erano la spina dorsale della Riforma.

L’incontro tra Lutero e l’imperatore Carlo V nella narrazione di Rolan Bainton, ”Lutero”, Einaudi
Worms – 16 aprile 1521- Duemila persone accolsero il monaco e lo accompagnarono al suo alloggio. Il giorno dopo, alle quattro Lutero fu introdotto di fronte all’imperatore e alla dieta. Da una parte Carlo, ventunenne, simbolo di una delle grandi unità medioevali del Medioevo: l’Impero. Di fronte a lui un semplice monaco, figlio di un minatore, senza nulla che lo sostenesse, salvo la propria fede nella parola di Dio… Gli fu chiesto se il libri scritti erano suoi, Lutero rispose di sì, gli fu chiesto “non ne vorresti ripudiarne una parte?”; Lutero rispose ”Datemi, vi prego, il tempo di pensarci”. Gli fu dato un giorno. Il 18 la sala era così affollata che praticamente solo l’Imperatore ebbe un posto a sedere… Il nuovo interrogativo fu secco ”Riprovi sì o no i tuoi libri e gli errori che contengono?” e Lutero ”Poiché Vostra Maestà e le vostre signorie vogliono una risposta univoca, risponderò senza ambiguità e senza asprezza… Non voglio e non posso ritrattare nulla, perché non è giusto né salutare andare contro coscienza. 
Iddio mi aiuti. Amen” 
Troppo audace” commentò il suo protettore Federico di Sassonia. Carlo convocò in seduta separata i 7 Elettori e a sua volta disse ”…Un solo frate che va contro tutta la cristianità di un migliaio di anni dev’essere nell’errore… Su di me, ma anche di voi cadrebbe eterna vergogna se per negligenza dovesse sopravvivervi non dico l’eresia, ma il mero sospetto di eresia .

Carlo imperatore, e Martino Lutero il monaco, non si erano parlati direttamente e non si sarebbero incontrati mai più, ma dopo la parola fine, la Storia continua. La Riforma uscì dalla coscienza di Lutero e divenne un fatto della coscienza collettiva e della politica. 
Carlo fu costretto a patteggiare per più di un trentennio con i luterani; li sconfisse una volta, ma dovette imporre il compromesso ai cattolici. Alla fine nel 1555 dovette accettare che l’eresia diventasse la religione di metà Germania. 
Lutero morto nel 1546 era diventato un semplice consigliere di una Riforma che andava avanti senza di lui.

Con le immagini... ... è più facile

La Buona scuola
Necessita sicuramente di risorse, di riforme
e di consapevolezza delle famiglie
sul fine e sulla missione

Necessita soprattutto di una visione della
direzione verso cui indirizzare le
nuove generazioni.

venerdì 30 ottobre 2015

Contessa Entellina. Ancora sui conti del Comune

Il nostro comune sta  messo male sul piano finanziario e finora per quanto è dato sapere nessuna terapia significativa è stata messa in campo.  Pare che l'unica iniziativa consista nel complicato tentativo di trasformare le entrate presunte degli anni "trascorsi" in reali entrate (incassi); circostanza ammirevole se fatta in tempi appropriati e comunque oggi dagli esiti molto incerti. 
Niente di più pare -a noi che stiamo fuori- che esista in campo.

Siccome in assenza di iniziative vere (strutturali) l’Ente continua a soffrire, la Giunta ha deciso di fare ricorso alle anticipazioni di cassa.
Finora la Giunta aveva ritenuto congruo il ricorso alle anticipazioni di cassa nella misura dei 3/12 delle somme accertate nei primi tre titoli del bilancio 2013, ossia non più di €. 634.570,o.
In queste ore di grave sofferenza del Comune, con l’assenza nella seduta di giunta di due assessori (Lo Bue e Tardo), è stato deciso di avvalersi della possibilità di allargare l’indebitamento di cassa fino ai 5/12 delle somme accertate sui primi tre titoli del Bilanci 2013, in pratica fino a €. 1.057.000,oo. In verità fa tutto ciò per avere maggiore libertà nell'utilizzare somme a utilizzo vincolato, per fini specifici.

In linea pratica sarà il responsabile finanziario a gestire il nuovo limite; limite che la normativa vuole che si fissi all'inizi dell'anno.

Che dire ? 
Speriamo che si possa retribuire il personale che da tre mesi non vede un soldo.

La situazione finanziaria venutasi a creare, dal nostro punto di vista, esigerebbe, per la trasparenza, che l’Amministrazione rendesse pubblici i tracciati contabili-finanziari degli ultimi anni. 
L’opinione pubblica ha il diritto di conoscere dove e perché si è rotolati tanto ... in basso.
E' facile sostenere che la causa della sofferenza sia dovuta alle multe delle infrazioni stradali che non si sono trasformate in denaro  sonante oppure sostenere che la crisi degli ultimi anni ha prodotto molti mancati assolvimenti agli obblighi fiscali e a quelli delle utenze.

Ciò che alla gente andrebbe spiegato è come mai si è fatto affidamento, nell’assumere obbligazioni a carico dell’Ente, sulle previsioni di entrata piuttosto che sugli accertamenti. 
Tutto qui sta il nodo, non altrove. Qui stanno le responsabilità politiche e forse non solo quelle politiche. 

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Per chi è più curioso
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Cosa sta facendo la Giunta ?
Appoggiandosi al contratto per l’affidamento del servizio di Tesoreria Comunale stipulato con Banca Nuova Agenzia di Poggioreale vorrebbe fronteggiare le difficoltà finanziarie che la affliggono ormai da alcuni mesi.
E' una operazione che generalmente si effettua per le difficoltà momentanee, quando si è in attesa di entrate erariali. Una fattispecie che non è quella in cui si trova il Comune che, sappiamo da un precedente post che richiama una recente relazione del Segretario Comunale, è vittima di gravi squilibri fra accertamenti ed impegni, squilibri di cassa fra entrate ed uscite, squilibri complessivi che -sembra- abbiano inciso sul patto di stabilità. 
Adottando apposita deliberazione di anticipazione di cassa e di richiesta di utilizzo dei fondi a specifica destinazione ai sensi dell'art. 195 del D.L.vo n. 267/2000 il Comune potrà disporre dell’utilizzo, in termini di cassa, di entrate aventi specifica destinazione per il finanziamento delle spese correnti, per un importo non superiore all’anticipazione di tesoreria disponibile (che si sarebbe dovuto varare all'inizio e non alla fine dell'anno). 
Avvalendosi del  D.Lgs. 23/06/2011 n. 118 sull’armonizzazione contabile, dell’art. 222 del D.L.vo 267/2000 T.U.E.L. e art. 1 c.542 della Legge 190/2014 (legge di stabilità 2015) che eleva da tre a cinque dodicesimi il limite massimo di ricorso ad anticipazione di tesoreria sino al 31/12/2015, l'Amministrazione va a chiedere l’utilizzo di somme a specifica destinazione al massimo grado consentito.

Essere cittadini della Repubblica. Come difendersi dalla malapolitica ... .... --1--


Avviamo con questo di oggi una serie di scritti finalizzati, ci auguriamo, a far crescere il senso civico e la consapevolezza su ciò che sta dietro al termine  "cittadino".

Il filone culturale a cui ci atterremo e' quello dell'aderenza alla Carta Costituzionale ed il metodo in linea di massima sara' quello di snocciolare concetti e significati sociologici, storici e giuridici.
Nei primi post privilegeremo il criterio descrittivo poi -in seguito- procederemo per flash.
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NECESSITA' DELLO STATO

Tutti gli esseri umani viviamo ai nostri giorni all'interno di istituzioni statuali.

Le istituzioni statuali al fine di garantire l'ordinata convivenza all'interno della collettività dispongono di un "ordinamento giuridico", ossia di un complesso di regole di condotta con cui intervengono anche:
1) per reprimere le condotte socialmente pericolose
2) come e verso quali direzioni disporre delle risorse pubbliche
3) a chi affidare l'esercizio dei poteri pubblici.

IL POTERE POLITICO

Ad influire nelle scelte di guida ed organizzazione degli Stati e' il potere politico.


Cosa e' il potere politico ?
All'interno di tutte le collettivita', dall'inizio della storia ad oggi, si formano e sussistono delle capacita' atte ad influenzare i comportamenti di altri individui. A seconda dei mezzi impiegati per usare tale influenza sono stati individuati tre tipi di poteri sociali:
1) il Potere economico
2) il Potere ideologico
3) il Potere politico
Il potere politico non e' altro che quel potere sociale che permette a chi lo detiene di imporre il proprio volere ricorrendo all'esercizio di una forza legittima. Esso non si basa solamente sull'uso della forza ma anche su un principio di giustificazione di esso che si definisce legittimazione.

Per il sociologo Max Weber (1860-1920) le ragioni che inducono i molti ad ubbidire ai pochi sono ravvisabili il tre differenti tipi di potere legittimo:

1) il potere tradizionale; si basa sul carattere sacro delle tradizioni valide da sempre e nella legittimità di coloro che esercitano un'autorità in attuazione di tali tradizioni.

2) il potere carismatico; poggia sulla dedizione straordinaria al valore esemplare o alla forza eroica o al carattere sacro di una persona e degli ordinamenti che questa ha creato.
3) il potere legale-razionale; poggia sulla credenza nel diritto di comando di coloro che ottengono la titolarità del potere sulla base di procedure legali ed esercitano il potere medesimo con l'osservanza dei limiti stabiliti dal diritto.



IL COSTITUZIONALISMO

Serve ad evitare che il potere attribuito alle istituzioni non giunga a distruggere le liberta' che dovrebbe proteggere, mediante la sottoposizione dello stesso potere politico a limiti giuridici. 
Attraverso principi e regole giuridiche il potere politico viene limitato legandolo al diritto inteso come ordinamento giuridico.

Lo Stato è ritenuto stato di diritto quando si attiene:
1) al principio di legalità
2) al principio della separazione dei poteri,
3) rispetta le diverse liberta' costituzionali

Hanno detto ... ...

CLAUDIO VELARDI, giornalista, esperto in comunicazione
A quanto pare Marino ha un pool di avvocati del suo livello.

GAD LERNER, giornalista
La disinvoltura con cui Ignazio Marino ha rassegnato e poi ritirato le dimissioni in una giravolta tattica priva di fondamenti oggettivi, o tanto meno fatti nuovi, umilia la città di Roma e aggrava la crisi in cui versa la capitale d’Italia. Giusto passare attraverso un dibattito pubblico nella sede deputata, che è il consiglio comunale. Ma non si gioca a rimpiattino con le dimissioni. Il chirurgo che amava distinguersi dai giochetti della politica politichese, vi sta precipitando con disdoro. 

MATTEO RENZI, segretario nazionale Pd
«Devi chiudere questa storia, adesso», è il mandato di Palazzo Chigi ad Orfini. 
«Marino è un irresponsabile e sembra aver perso la testa. Ma tu dovevi chiuderla prima, te l’avevo detto. Ora siamo nei casini»

giovedì 29 ottobre 2015

Ragionare, Capire e Decidere ............... di Ipazia 29.10.2015

Finora abbiamo dato brevi profili dei primi filososofi (Talete, Anassimandro, Anassimene, Eraclito) tutti greci dell'Asia Minore, di Mileto ed Efeso.
Con i pitagorici tratteremo tratteremo altri filosofi, sempre greci e però della Magra Grecia, ossia l'Italia Meridionale.
La Filosofia 9
Pitagora era nato a Samo (circa, 575 a.C) e quarantenne si trasferì a Crotone dove fondò una scuola che in un certo senso possiamo definire una associazione o un ordine religioso con una dottrina riservata e conosciuta dagli adepti.
Aristotele non potrà scrivere nulla nè di Pitagora nè dei singoli esponenti della scuola proprio a cagione della grande segretezza.

Pitagora è pressappoco contemporaneo di Eraclito e come questi si presenta quale maestro di verità, possessore di un sapere eccezionale, precluso agli uomini comuni; un sapere che, se acquisito, consentirebbe una vita virtuosa e quasi divina.
La filosofia dei pitagorici si presenta e rivela più che un insieme di dottrine un modello ed uno stile di vita. 
In più occasione i seguaci di Pitagora tentano di impadronirsi e di condurre la vita politica delle città e tuttavia per l'eccesso di dogmatismo ne vengono cacciati (p.s. dalla stessa Crotone) e spesso massacrati.
La vocazione di unire filosofia e politica sarà in prosieguo, in un contesto diverso, riproposto da Platone.

Quali sono i punti innovativi del pensiero dell'antichità attribuiti a Pitagora ?
=la concezione dell'esistenza dell'anima, entità diversa e indipendente del corpo
=interesse per i numeri, alla cui natura egli riconduceva vari fenomeni fisici.
=Sia Platone che Aristotele attribuiscono a lui la dottrina della metempsicsi (trasmigrazione delle anime di corpo in corpo) nonchè le teorie matematiche e musicali della scuola.

Vediamo come Aristotele nella Metafisica, A 5, 985-6 interpreta la filosofia del numero dei pitagorici: "per primi si applicarono alle matematiche e le fecero progredire, e, nutriti delle medesime, credettero che  principi di queste fossero principi di tutti gli esseri. E, poichè nelle matematiche i numeri sono per  loro natura  i principi primi, appunto nei numeri essi ritenevano di vedere, più che nel fuco, nella terra e nell'acqua, molte somiglianze con le cose che sono e che si generano (.....); e inoltre, poichè vedevano che le note e gli accordi musicali consistevano nei numeri, e, infine, poichè tutte le altre cose, in tutta la realtà,  parevano a loro che fossero fatte a immagine dei numeri e che i numeri fossero ciò che è primo in tutta quanta la realtà, pensarono che gli elementi del numero fossero elementi di tutte le cose, e che tutto quanto l'Universo  fosse armonia e numero".

Hanno detto ... ...

MICHELE AINIS, giurista e costituzinalista
I giudici italiani hanno appena celebrato il loro 32º congresso. Ce ne rimane un’eco d’accuse e controaccuse fra politica e giustizia, secondo tradizione. Eppure quel congresso puntava a una questione ben più rilevante della polemica sulle correnti giudiziarie o sulle intercettazioni. Economia e giustizia: come coniugarle? Non lo sappiamo, però sappiamo come farle bisticciare. La sentenza costituzionale che ha annullato le promozioni di 767 funzionari dell’Agenzia delle Entrate, mettendo in crisi l’Agenzia e facendo ballare la poltrona della sua direttrice, non è che l’ultimo episodio della serie.
In questa baruffa non c’è un colpevole, tuttavia non c’è nemmeno un innocente. Mettiamola così: la politica fa troppe leggi, la magistratura le prende un po’ troppo sul serio. L’una e l’altra, insomma, fanno il proprio mestiere, ma senza preoccuparsi del mestiere altrui.



Contessa Entellina. Lutto degli impiegati municipali

Si svolgeranno oggi pomeriggio, alle 15,oo, nella Chiesa Maria SS. della Favara i riti funebri di Maria Lupo, l'impiegata comunale sessantenne spentasi ieri dopo avere attraversato un lungo decorso di malattia.
Maria è stata l'economa comunale e prima che in Municipio era stata impiegata presso la Comunità Montana di Corleone. Tutti la ricordiamo con affetto come persona attenta, diligente e sensibile. 

Il ricordo personale
Era una lettrice del Blog. L'ultima volta che ci è capitato di incontrarla circa tre mesi fà ci ha incoraggiato a proseguire nella pubblicazione del Blog raccntandoci che i suoi parenti che vivono da parecchi anni fuori da Contessa, nel Nord Italia e anche oltre, riescono in qualche modo a rivivere la realtà contessiota grazie ad esso.

Sia eterna la Sua Memoria 

mercoledì 28 ottobre 2015

Contessa Entellina. Centenari e quasi centenari ... ... di Calogero Raviotta

Negli anni recenti più volte sono stati festeggiati concittadini di Contessa al compimento del 100° anno di età (Fara Vitale, Chisesi Antonina, Canzoneri Francesca, Lojacono Vita).
 Il 23 ottobre 2015 ha raggiunto l'ambito traguardo dei cento anni Cuccia Giacoma, vedova Di Liberto, nata a Contessa per la sua attività di sarta, come ricordano le sue numerose apprendiste. 
Nella fotografia allegata la signora Giacoma festeggia i cento anni con i familiari (il figlio Zino, la nuora Alba, i nipoti) e col sindaco di Novara, suo luogo di residenza attuale, dove si è trasferita da Contessa parecchi anni fa per vivere vicina ai figli. Da parte dei lettori e dei collaboratori de "ilcontessioto" le più vive congratulazioni ed un caloroso augurio di felice proseguimento nel cammino della vita.
All'inizio del 2016 un altro contessioto compirà 100 anni: Spiridione Lala, nato il 3 gennaio 1916, ancora in ottima salute, presente puntualmente alla messa domenicale ed ai momenti di socialità in piazza ed al circolo.
Contessa Entellina può vantare anche un significativo numero di ultranovantenni (oltre venti), percentuale molto alta rispetto al numero dei residenti attuali. I Contessioti  che hanno superato il 65° anno di età sono quasi il 25% dei residenti attuali di Contessa.

Questi dati meritano una riflessione: alcuni ritengono che la longevità dei contessioti dipenda dalla tranquillità e dalla serenità principalmente derivanti sia dal fattore sociale (piccola comunità di circa 1900 abitanti con rapporti sociali e familiari molto intensi) sia dal fattore ambientale (posizione collinare immersa nel verde).
Tenendo presente quanto esaminato, discusso e concluso nel recente sinodo della Chiesa Cattolica sulla famiglia, può risultare interessante una riflessione sui seguenti dati, emersi da una recente rapida verifica. 
A Contessa è significativo, in relazione agli abitanti, il numero degli sposi che celebrano gli anniversari di matrimonio ancora per parecchi anni dopo le "nozze  d'oro" (60°, 65°…. anniversario ): alcune coppie di sposi attualmente residenti a Contessa hanno infatti celebrato il loro matrimonio nel lontano 1947, 1948, 1949, 1950, 1955……  
Da parte della redazione de "ilcontessioto"  vivissime congratulazioni a tutte le coppie di sposi, che, da lungo tempo continuano a condividere la vita coniugale, ed un caloroso augurio di felice proseguimento.
(Calogero Raviotta)

L'Occidente, il post-moderno della dimenticanza, gli altri --n.14--



In questa rubrica ci intratteniamo per tentare di capire chi è l'uomo occidentale, quale è il suo profilo.

41) Quando ci riferiamo a cultura europea cosa intendiamo se non le grandi idee del Rinascimento e della filosofia dei Lumi ? 
Per Occidente o cultura occidentale cosa intendiamo se non la somma di potenza, tecniche ed idee che gli Stati Uniti hanno fornito all'Europa e alla cultura europea ?  

42) Non è necessario per un occidentale avere letto Hegel e Kant, Weber e Durkheim  Heidegger e Spengler, per provare i sentimenti ambigui, le passioni intellettuali e politiche che le opere di questi pensatori hanno seminato nell'ambiente culturale.

43) Dell'apporto americano negli ultimi decenni allo stile di vita del mondo globalizzato quanti sono gli europei che conoscono le catastrofi economiche causate dall'alleanza tra il Tesoro americano e il Fondo monetario internazionale in tantissimi paesi in transizione verso il capitalismo ?
J. E. Stiglitz, premio Nobel per l'economia ha denunciato senza mezzi termini la miopia e l'assenza di ogni visione razionale degli Stati Uniti e del Fondo monetario internazionale nei loro interventi "in soccorso" delle economie in crisi, senza parlare della loro totale indifferenza rispetto alla corruzione e al saccheggio dei paesi in crisi da parte delle oligarchie alleate dell'Occidente.

Uomini, fatti, eventi. Come li ricordiamo oggi

28 Ottobre
Erasmo da Rotterdam nasce il 28 ttobre 1466.
Firmò i suoi scritti con lo pseudonimo di Desiderius Erasmus. La sua opera più conosciuta è l’Elogio della follia. Le informazioni sulla famiglia e sulla sua giovinezza si deducono solo da vaghi indizi nei suoi scritti.  Figlio illegittimo di un prete, Roger Gerard, poco è noto della madre. Malgrado fosse figlio illegittimo, i genitori di Erasmo lo accudirono fino alla loro morte precoce per peste, e gli permisero di ricevere la migliore educazione possibile per un giovane dell’epoca in una serie di scuole monastiche. 
Erasmo frequentò infatti le severe scuole monastiche di Deventer e ‘s Hertogenbosch. Trentenne, con il consenso del vescovo e da questi stipendiato, si recò a studiare presso l’Università di Parigi allora la sede principale dell’insegnamento teologico scolastico, molto influenzato dalla cultura italiana rinascimentale. Trovando la vita religiosa poco congeniale al suo carattere, chiese ed ottenne di essere dispensato dagli uffici sacri. 
A partire dal 1499, effettuò viaggi in Francia, in Inghilterra ed in Italia, tenendovi lezioni e conferenze, e studiando gli antichi manoscritti. Tenne inoltre una fitta corrispondenza con alcuni dei personaggi più importanti del suo tempo. Il periodo trascorso in Inghilterra gli permise di stringere amicizia con alcune delle personalità più rilevanti dell’epoca di Enrico VIII: in particolare Tommaso Moro. 
Egli insegnò greco all’Università di Cambridge e avrebbe avuto la possibilità di passare il resto dei suoi giorni insegnando. Erasmo preferiva tuttavia la vita dello studioso indipendente e evitò sempre consapevolmente ogni legame formale che potesse limitare la sua libertà intellettuale e la sua libertà di espressione.

Egli era in corrispondenza con più di cinquecento persone di rilievo del mondo letterario e politico. I suoi pareri – anche se non sempre seguiti – erano molto ricercati. 
In Italia dopo un primo periodo trascorso a Torino, dove si laureò presso la locale Università, si trasferì a Venezia, presso il celebre editore Aldo Manuzio. A Lovanio Erasmo divenne il bersaglio delle critiche di coloro che erano ostili ai principi del progresso religioso e letterario di cui era sostenitore. Erasmo cercò dunque rifugio a Basilea, dove, sotto la protezione degli svizzeri, egli poteva esprimersi liberamente anche grazie alla collaborazione con l’editore Johann Froben. Qui lo raggiungevano i molti ammiratori da tutta Europa.
Le critiche alla Chiesa cattolica La sua polemica contro alcuni aspetti della vita della Chiesa cattolica nacque da un’esigenza di purificare la dottrina stessa e di salvaguardare le istituzioni del Cristianesimo dai pericoli che le minacciavano, quali la corruzione, l’interesse di pontefici guerrieri come papa Giulio II all’ampliamento dello Stato della Chiesa, la vendita delle indulgenze, il culto smodato delle reliquie. 
Erasmo non mise in dubbio la dottrina. Come studioso cercò di liberare i metodi della Scolastica dalla rigidità e dal formalismo della tradizione medievale. Egli si riteneva un predicatore della virtù, e questa convinzione lo guidò per tutta la vita mentre cercava di rigenerare l’Europa, mediante una critica profonda e coraggiosa alla Chiesa cattolica. Con l’avvento della Riforma luterana, il suo spirito di tolleranza, la visione umanistica dell’Uomo, e l’amore per la pace tra gli Uomini, anche di idee diverse (elementi fondanti del suo pensiero), lo trovarono in contrasto sia con la Chiesa cattolica, che con le Chiese Riformate.


Lo scontro con Lutero 
Le tensioni religiose erano giunte a un punto tale che pochi avrebbero potuto sottrarsi al nascente dibattito, non certo Erasmo che era  al culmine della propria fama. Nelle sue critiche rivolte alle “follie” clericali e agli eccessi della Chiesa egli aveva sempre tenuto a precisare di non volere attaccare la Chiesa come istituzione. Erasmo condivideva, in effetti, molti aspetti delle critiche di Lutero alla Chiesa cattolica: indulgenze, necessità di un ritorno allo spirito originario del cristianesimo. Sarà la negazione dell’esistenza del libero arbitrio a dividere i due personaggi. Lutero sperava di potere collaborare. Erasmo, invece, declinò l’invito ad impegnarsi, affermando che se avesse seguito tale invito, avrebbe messo in pericolo la propria posizione di guida di un movimento puramente intellettuale e culturale, scopo della sua vita. A Lutero tale scelta parve un rifiuto ad assumersi le proprie responsabilità motivato da mancanza di fermezza o, peggio, da codardia. Fu allora che Erasmo – contrariamente alla sua natura – prese posizione per due volte su questioni controverse. La prima fu sul tema cruciale del libero arbitrio. Con il suo scritto De libero arbitrio satireggiò la dottrina luterana del “servo” arbitrio. La negazione della libertà umana era per Erasmo incompatibile con la mentalità umanista e rinascimentale che esaltava la capacità dell’individuo di essere libero artefice del proprio destino, e gli sembrava svilisse la dignità stessa dell’uomo. Richiamandosi a Seneca, Cicerone e Agostino, condannava le varie forme di violenza e di prevaricazione dei potenti sui deboli, deprecando le torture e la pena di morte. In ogni caso nella sua opera egli non prende una posizione definitiva, ma ciò agli occhi dei luterani rappresentava già una colpa. In risposta Lutero scrisse il De Servo Arbitrio, nel quale attaccava direttamente Erasmo, tanto da affermare che quest’ultimo non sarebbe stato neppure un cristiano. Mentre la Riforma trionfava, iniziarono però anche quei disordini sociali che Erasmo temeva e che Lutero riteneva inevitabili: la guerra dei contadini, l’iconoclastia, il radicalismo che sfociò nei movimenti anabattisti in Germania e Olanda. Erasmo era felice di essersene tenuto lontano, anche se, in ambienti cattolici, lo si accusava di essere stato il fomentatore di tali discordie. Inviso ad ambo gli schieramenti – i suoi libri sarebbero stati bruciati a Milano, insieme a quelli di Lutero. Morì a Basilea e fu sepolto nella cattedrale ormai dedicata al culto riformato, sebbene egli fosse sempre rimasto formalmente cattolico. 
Riguardo invece il sentimento della pietas, che per Erasmo costituisce il nucleo del cristianesimo, era convinto dell’importanza di una fede radicata nell’interiorità dell’animo. Le pratiche esteriori della vita religiosa secondo Erasmo non hanno valore se non sono ricondotte alle virtù essenziali del cristiano, cioè l’umiltà, il perdono, la compassione e la pazienza. Predicò una tolleranza religiosa che facesse a meno di cacce all’eretico e di aspre contese critiche e dottrinali. Per riformare la vita della fede, Erasmo elaborò quindi un progetto generale di riforma religiosa fondata su un’educazione culturale, come rimedio ai maggiori pericoli da lui paventati, che erano principalmente: il decadimento morale del clero e l’ostentata ricchezza dei vescovi .

Elogio della Follia (1509), una satira della teologia scolastica, dell’immoralità del clero e della curia, oltre che un’esaltazione della follia del vero cristiano dedicante la sua vita alla fede. La fede religiosa vi viene vista più come una pratica di carità che come una dottrina razionale, essendo il Cristianesimo fondato sulla pazzia della croce, una “pazzia” intesa chiaramente in senso provocatorio. L’Elogio della follia è quindi un’apologia della fede cristiana che contro e oltre le necessità della ragione accetta un articolo di fede indimostrabile, un uomo che è Dio, che muore e da solo resuscita se stesso dai morti, in conflitto con la ragione, considerata la principale categoria di un certo modo di porsi della grecità classica, in particolare di quella facente capo ad Aristotele. 
È interessante anche sapere che Elogio della follia è un titolo con cui Erasmo onora il suo caro amico Tommaso Moro, morto decapitato per ordine di Enrico VIII, in quanto fedele alla fede cattolica. In greco, infatti, “pazzia”è Μωρία (morìa), che ha lo stesso suono del cognome dell’amico. 
L’edizione del Nuovo Testamento tradotta e curata da Erasmo sarebbe stata poi pubblicata da Johann Froben a Basilea. Essa costituirà la base per la maggior parte degli studi scientifici sulla Bibbia nel periodo della Riforma, e sarà utilizzata dallo stesso Lutero per la sua traduzione tedesca.

Iulius exclusus coelis è un vivace scambio di battute tra San Pietro e un arrogante Papa Giulio che pretende di entrare in Paradiso con uno stuolo di rozzi combattenti morti “in nome della fede” cioè le guerre del pontefice. Dell’opera, pubblicata anonima, Erasmo ha sempre negato la paternità. La critica è comunque da tempo concorde che sia uscita dalla colta penna di Erasmo, il nome che subito era stato suggerito anche dai contemporanei. 
Erasmo godette di ampio prestigio nella prima metà del XVI secolo e gli venne anche offerto dal papa il cappello cardinalizio, che rifiutò. Dopo la sua morte, nel periodo successivo al Concilio di Trento, nella fase della Controriforma, la sua libertà intellettuale venne guardata con sospetto, e le sue opere vennero incluse nell’Indice dei libri proibiti.

Contessa Entellina. CONOSCERE CONTESSA: Patrimonio culturale negli edifici di culto (8)

Vara della Madonna della Favara

La festa della Madonna nel 1838 fu celebrata con particolare solennità perché, per la prima volta, la statua fu portata in processione su un nuovo fercolo, la vara, costruita a Palermo e consegnata ai primi di settembre a Contessa.
Ai lettori de "ilcontessioto" sono stati proposti già testi sulla vara della Madonna della Favara, opera d'arte di cui si hanno molti dati e notizie, in parte riportate nei blog del 2014 (22 e 23  febbraio e 12 marzo). Varie anche le pubblicazioni monografiche dell'Associazione "Nicolò Chetta", che riservano uno spazio particolare alla vara, ed infine frequentemente sono riportate notizie sulla vara dalla stampa periodica ("L'Araldo" di S. Margherita Belice), particolarmente in occasione della festa della Madonna della Favara, che si celebra ogni anno a Contessa dal 1660, l'otto settembre.
Vari testi e fotografie riguardanti la vara sono riportate  nella mostra, aperta al Centro Culturale Parrocchiale il sei settembre 2015, già più volte citata, di cui di seguito vengono riportati brevi cenni, utili agli interessati per conoscere particolari aspetti della monumentale e artisticamente preziosa vara: (data di costruzione, scultore, caratteristiche , costo, restauro, curiosità, tradizioni, ecc.).
Nel contratto sottoscritto dal Comitato di Contessa e da mastro Filippo Serio di Palermo, l'artigiano che ha scolpito la monumentale vara, sono riportate dettagliatamente le caratteristiche tecniche e artistiche, che l'arch. Marisa Cusenza riassume con la seguente descrizione.
" L'ottocentesca VARA della Madonna della Favara presenta       uno zoccolo a pianta ottagonale, su cui sono impostati quattro gruppi di colonne e "pilastri" con basi e capitelli in stile corinzio.
Ogni gruppo comprende due colonne intercalate da un pilastro; ciascuno di questi poggia su un unico plinto e presenta alla sommità un unico architrave, con fregio e cornice, ad andamento circolare. La parte centrale di ciascun plinto, corrispondente al pilastro, sporge in avanti per sostenere un angelo anch'esso in legno scolpito.
Nella parte centrale dello zoccolo si trova un piedistallo, dove si pone il simulacro della Madonna durante la processione. Su ciascun architrave poggiano altri due angeli ai due lati di un vaso intagliato. Sui quattro architravi poggia una corona di m. 1,40 di diametro e m. 1,00 circa di altezza; l'altezza complessiva della VARA  è di m. 4,40. Sulla corona sta una cimosa costituita da due puttini che sostengono una raggiera col nome di Maria"
Nel secolo scorso, presentando da tempo la vara, per incuria e vetustà, uno stato di gravissimo degrado, che faceva temere il suo imminente disfacimento, fu deciso di effettuare un intervento di restauro, che  assicurasse la sua stabilità, conservazione e utilizzazione ancora per parecchi decenni principalmente sia perché considerata opera di particolare interesse storico e artistico (è soggetta alla tutela della Soprintendenza  alle  Gallerie  e alle  Opere d'Arte della Sicilia) sia per il valore religioso, culturale e storico, che la vara ha sempre rivestito per i contessioti.

L'intervento di restauro è stato reso possibile grazie a:
-   l'operosità, lo zelo e la tenacia del parroco papas Cola Bufalo, che     ha curato tutti
    gli adempimenti necessari per realizzare il restauro (autorizzazioni, relazioni         tecniche, fondi, ecc..), superando numerose difficoltà;
-   la competente relazione tecnica dell'arch. Maria Cusenza di Sambuca di Sicilia
-   l'intervento di restauro effettuato, con perizia e ammirevole professionalità, dai    fratelli Russotto, artigiani di Bisacquino.
Terminato l'intervento di restauro, l' Associazione Culturale "Nicolò Chetta", in collaborazione con l'Amministrazione comunale e le Parrocchie, ha curato l'organizzazione di una "Giornata Culturale" per celebrare solennemente l'importante avvenimento con le seguenti manifestazioni pubbliche il primo maggio 1984:
-   Solenne pontificale in rito greco-bizantino celebrato nella Chiesa della Madonna della Favara da S.E. Mons. Ercole Lupinacci, Vescovo dell'Eparchia di Piana degli          Albanesi;
-   Presentazione ufficiale  del restauro della VARA nell'aula consiliare comunale      con     interventi di amministratori pubblici, operatori culturali, tecnici, ecc.
-   Processione straordinaria con la VARA restaurata lungo il tratto della via Morea          che va dalla chiesa della Madonna della Favara fino alla piazza Umberto I   (andata e ritorno).
Papàs Kola Bufalo
La partecipazione numerosa dei Contessioti ai vari momenti della giornata culturale può essere considerata come viva testimonianza del particolare interesse, che viene riservato al vasto e peculiare patrimonio culturale locale, di cui la VARA è una delle espressioni più significative.
Nell'animo dei Contessioti è sempre vivo sia il desiderio di poter assistere ogni anno al momento religioso più significativo della festa (la processione), sia poter vedere la statua portata per le vie del paese con la maestosa e artistica vara.
La processione costituisce pertanto l'evento che coinvolge principalmente la partecipazione numerosa di fedeli e la presenza e la collaborazione di istituzioni pubbliche e private.
La processione,  ufficialmente autorizzata nel 1660 dal vescovo di Agrigento, nel suo plurisecolare svolgimento ha consolidato una prassi che, salvo dettagli irrilevanti, rispecchia le originarie disposizioni (decreto vescovile di autorizzazione della processione del 1660, decreto di costituzione della parrocchia di rito romano del 1698, Accordo tra clero greco e latino, approvato dal vescovo, noto come Transazione del 1754), confermate più volte sia dall'autorità ecclesiastica (Curia arcivescovile di Monreale nel 1900) sia dall'autorità civile (sentenza del tribunale nel 1845), quando sono emersi contrasti tra le due parrocchie in merito alla celebrazioni religiose del clero greco nella Chiesa della Madonna della Favara.
La solenne processione si svolge secondo le direttive del clero, con la collaborazione dei membri del comitato e col supporto indispensabile dei portatori, che hanno un ruolo determinante nello svolgimento della processione nella forma solenne tradizionale introdotta nel 1838 con la monumentale e artistica vara. 
A tal scopo è stata costituita il 20 agosto 1997 una associazione dei portatori della vara "Confraternita Interparrocchiale Processione Otto Settembre” col compito di "organizzare, fare svolgere con decoro, serietà e spirito di servizio e di preghiera la processione, che annualmente si svolge a Contessa Entellina il giorno otto settembre" (articolo 3 dello statuto).
I primi portatori della vara, sono noti col nome  "i vastasi della vara". Molti rimarranno scandalizzati da questo titolo, che accosta la parola "vastasi", che ha oggi un significato volgare nel linguaggio popolare, alla parola "vara", che comunemente indica invece lo sgabello o fercolo utilizzato per portare in processione una statua o un'immagine, cui una comunità dedica una particolare venerazione.
Questo stupore certamente svanirà dopo aver letto quanto di seguito verrà precisato, che dimostrerà che l'accostamento delle due parole non ha nulla di blasfemo o di sacrilego, perché "vastaso" al tempo della costruzione della vara (1838) in Sicilia era una parola usata col significato di "portatore", secondo l'originale termine greco da cui deriva, come ampiamente chiarito dal testo esposto nella Mostra.
Quasi al termine della processione, nell’ultimo tratto, tra la fontana “Favara” e la chiesa  della Madonna, si rinnova ogni anno il tradizionale e caratteristico “sali-scendi” della vara, che è stato introdotto nel 1938 per caso.
Prima di tale data la statua della Madonna era portata in processione su un piccolo  fercolo, come quello usato per la processione di san Giuseppe, di santa Rosalia, di Sant'Antonio e quindi molto più leggero.
Si tramanda che nel 1938, quando per la prima volta fu usata la monumentale, artistica e pesantissima vara, i portatori subito presero coscienza dell'impegno fisico che dovevano sostenere, tuttavia assicurarono il regolare svolgimento della processione fino all'ultima sosta, vicino alla fontana Favara. Stanchissimi, allo stremo delle forze, ma stimolati sia dalla devozione alla Madonna sia dall'orgoglio di avere anche a Contessa una simile opera artistica, i portatori si avviarono sull'ultimo e più faticoso tratto della processione prendendo la rincorsa, senza però raggiungere il sagrato della chiesa: la stanchezza ed il peso della vara bloccarono i portatori a metà della ripida salita, facendoli indietreggiare. Questa inaspettata "debolezza" certamente colpì l'orgoglio dei robusti portatori, che ritentarono più volte finché, dopo aver fatto una opportuna ulteriore sosta per riprendere fiato, riuscirono a portare la vara sul sagrato della chiesa. Da allora questa tradizione si ripete ogni anno, anche se la vara é stata alleggerita per poterla più facilmente trasportare.
Infine può risultare interessante, per chi visita la mostra al Centro Culturale Parrocchiale, un testo con fotografia  che ricorda un evento tramandato oralmente, rimasto molto vivo nella memoria popolare, "La statua della Madonna della Favara, esposta al culto sulla rocca di Tarmaggio: " Si tramanda che, dopo il crollo della chiesa, avvenuta nel 1843, la statua della Madonna della Favara, per qualche tempo, fu posta sopra la grande roccia del campo di proprietà della famiglia Liuzza, sulla strada che da Contessa conduce alla contrada Honi, dove erano estratte le pietre da utilizzare per la ricostruzione.
Donne bambini ed anziani vegliavano e pregavano davanti alla statua della Madonna posta sulla "Roccia di Tarmaggio" perché proteggesse tutti i contessioti, che offrivano la generosa e spontanea collaborazione per la ricostruzione della chiesa della Madonna della Favara: con i muli erano trasportate le pietre estratte nella contrada Honi, la sabbia estratta dalle colline Brinjat, l'acqua dalle fontane Canale e Favara".
Per l'intero periodo della ricostruzione il clero greco ha messo a disposizione la Chiesa del Purgatorio come sede della parrocchia latina.


(Patrimonio culturale negli edifici di culto 8 - continua)