04-Settembre 2015, ore 18,oo c/o Museo Archeologico di Durazzo
lunedì 31 agosto 2015
Legalità è una cosa, legalismo (da condannare) altra cosa
L'incontro che ti segna.
Ho sempre pensato che l'egoismo fosse appannaggio dei politici, di quelli italiani, e di quelli a stile seconda repubblica.
Riflessioni alla rinfusa
Da un gesuita, non di seconda fila dei nostri giorni, ho appreso non molto tempo fà, che non esiste contrapposizione tra la carità, e specificatamente la carità propria della attività pastorale o del buon credente— che richiede certamente misericordia, comprensione, benignità e altre simili virtù e le norme dell’ordinamento canonico, sia sostanziali (leggi, precetti, ecc.) che funzionali (processi, sanzioni, ecc.).
Senza la "legge" non riusciremmo a capire nemmeno i nostri errori; non riusciremmo a migliorarci. La legge, mi fu spiegato, per il credente quanto meno evidenzia gli sbandamenti.
Un problema può esistere quando si vuole usare la "legge" con durezza di cuore, per umiliare l'interlocutore. Ma in questo caso non è la "legge" ad essere contro la "carità", bensì l'egoismo del protagonista che usa la legge. Non è corretto attribuire alla legge la durezza di cuore.
Lo si ricava pure dal Vangelo proclamato proprio ieri (domenica) nelle Chiese romane. Scribi e farisei usavano la legge per avvalorare e dare incisività alla loro "durezza di cuore". Qui stava la loro iniquità.
I fautori di questa tendenza della contrapposizione accettano del Diritto canonico solo quelle formule che a loro modo di vedere (con loro massima arbitrarietà) non implicano imperatività, ma solo esortazioni, raccomandazioni, orientamenti.
Il Papa che procedette alla recente codificazione
conciliare e sinodale:
Uno sbaglia a contrapporre il Vangelo alla Legge ecclesiastica, perché questa si basa sulla Rivelazione, e inoltre perché la giustizia — che la legge tutela — è un'esigenza primaria della carità, essenza stessa del messaggio evangelico.
Affermazione del Legislatore
(Giovanni Paolo II)
Il Potere usato a discrezione
(altrimenti detto: arbitrariamente)
Vicende dei nostri giorni
Esiste un atteggiamento contrario ai deliberati Conciliari, Sinodali e comunque ecclesiali, di stampo antigiuridico, che spunta quando -magari- a causa dell'amnesia si ha dimenticanza aver collaborato, in passato, col legislatore, a stendere le norme, e magari (ma non è detto) formulato proprio quelle norme che adesso, per ... coincidenze della vita, danno fastidio.
A questo punto forse diventa giusto insinuare che tale atteggiamento non è soltanto rifiuto del Diritto, ma ubbidisce ad una tendenza filosofica e sociologica di portata più vasta e generale, quella cioè di contrapporre artificiosamente la libertà personale (l'arbitrio) alle norme oggettive, di qualsiasi genere esse siano, non soltanto del Diritto Canonico ma anche quelle della Teologia Morale, della Patristica, della Storia. A che prò ?
Fini superiori ?
“Il Diritto Canonico, perché?”
L’artificiosa e tenace contrapposizione fatta da alcuni prelati tra Diritto canonico e « carattere pastorale » del Concilio e delle conseguenti "norme canoniche" è di tale entità ancora ai nostri giorni che l’insegna dell’antigiuridismo viene alla bisogna inalberata addirittura come lo stile dei lavori conciliari.
Eppure gli elementi teologici appropriati per capire senza ambiguità la necessità, la finalità e la specifica natura del Diritto canonico, costituiscono esigenze della scienza giuridica; fu peraltro lo stesso Pontefice Giovanni XXIII, « il Papa del Concilio pastorale » a volere anche la riforma dell’ordinamento canonico della Chiesa, concepita — sono sue parole — come « coronamento » dei lavori conciliari.
Il Diritto ai nostri giorni è essenziale per il tranquillo convivere civile, al di fuori della Chiesa e dentro di essa.
Esso è considerato e rivalutato come aspetto essenziale della vita e della missione della Chiesa anche da chi ai tempi del Concilio nutriva perplessità.
Il Diritto non è come si vuole ritenere, intralcio per la "carità"; applicare le leggi della Chiesa non è un intralcio alla presunta “efficacia” pastorale di chi vuol risolvere i problemi senza il diritto, bensì garanzia della ricerca di soluzioni non arbitrarie, ma veramente pastorali.
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Per usare il linguaggio dell'uomo comune: "Nessuno usi inappropriatamente il contrasto carità/legge per perseguire obiettivi che nulla hanno a che fare col Vangelo, la carità e la pastorale".
Piegare il Vangelo per perseguire impegni assunti in alto loco o per soddisfare adulatori non è cosa buona. Ciò, se rispondente al vero, contrasterebbe davvero con la "carità" evangelica.
(Fonte: spunti ricavati dal sito Vaticano)
L'Universo ha un cervello ?
Un articolo di Edoardo Boncivelli, professore di Biologia e Genetica, sul Corriere della Sera
”È ormai chiaro che nell’universo fisico come in quello biologico, il divenire del mondo è la base stessa del suo essere. Tale affermazione di spiccato sapore eracliteo, ma con il bonus epistemologico che l’essere stesso dipende dal divenire, sorge prepotentemente dallo studio accurato della struttura dell’universo fisico, dopo essere stata per decenni il Leitmotiv della biologia evoluzionistica.
”È ormai chiaro che nell’universo fisico come in quello biologico, il divenire del mondo è la base stessa del suo essere. Tale affermazione di spiccato sapore eracliteo, ma con il bonus epistemologico che l’essere stesso dipende dal divenire, sorge prepotentemente dallo studio accurato della struttura dell’universo fisico, dopo essere stata per decenni il Leitmotiv della biologia evoluzionistica.
Sul piano della conoscenza le nostre generazioni hanno visto veramente di tutto. Prendiamo a esempio le vicende della cosmologia. Nel 1917, nonostante Albert Einstein avesse già formulato la Teoria della Relatività Ristretta, nonché quella della Relatività Generale, la comunità scientifica considerava l’universo come statico ed eterno e costituito da una sola galassia, la nostra Via Lattea.
Solo otto anni dopo Edwin Hubble mostrò alla comunità scientifica attonita che quella di Andromeda era a tutti gli effetti un’altra galassia, piuttosto distante dalla nostra. Molte altre vennero scoperte successivamente e oggi si ritiene che le galassie dell’universo siano dell’ordine del centinaio di miliardi, più o meno quante le cellule nervose del nostro cervello.
Nel 1929, infine, lo stesso Hubble trovò la prova sperimentale che l’universo fisico si espandeva continuamente, con le galassie più lontane che si allontanavano da noi via via più velocemente delle più vicine.
Oggi tutti sanno che l’universo è in espansione e hanno almeno sentito parlare del cosiddetto Big Bang, l’evento cosmico da cui tutto è partito circa 14 miliardi di anni fa. Un cambiamento di prospettiva enorme in meno di un secolo, per non parlare della scoperta della cosiddetta Materia Oscura, che costituisce più o meno il 23% del contenuto dell’universo stesso, e della Energia Oscura, che ne costituisce un altro 73%, cosicché la nostra materia ordinaria, quella di tutti i giorni, non rappresenta che il 4% del tutto. L’universo ci appare in realtà come un luogo molto vario, con stelle, galassie, gruppi di galassie, ammassi di gruppi di galassie e, forse, anche superammassi. Enormi sono anche le differenze di densità fra un luogo cosmico e un altro. L’interno di una massiccia stella di neutroni è più denso di alcune regioni dello spazio interstellare di 45 ordini di grandezza — un miliardo di miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di volte! Una goccia di materiale di una stella di neutroni peserebbe sulla terra diversi milioni di tonnellate, mentre alcune regioni dello spazio sono enormemente più «vuote» del vuoto più spinto che noi si sia mai riusciti a produrre.
La cosa interessante è che tutta questa incredibile varietà si è prodotta per il succedersi di un certo numero di eventi, di molti dei quali si può almeno descrivere la natura. Almeno tre sono i periodi temporali nei quali tutto questo è accaduto, periodi, si badi bene, di estensione drammaticamente diversa.
Il primo è ovviamente il Big Bang, il momento in cui tutto è cominciato, in una regione che possiamo immaginare piccolissima, caldissima e densissima. Questa gigantesca «esplosione» ha generato tutte le particelle o protoparticelle che costituiranno il nostro universo fisico. A scanso di equivoci, occorre precisare che la fisica può arrivare a descrivere quello che è verosimilmente successo a partire da un’infinitesima frazione di secondo dopo il Big Bang, non al preciso momento del Big Bang. Ciò ci è proibito dalla fisica stessa. Che cosa sia effettivamente successo in quell’istante, se ex novo o come prosecuzione di eventi precedenti, non è dato saperlo. Quindi nulla esclude per quel preciso momento un diretto intervento divino: il problema è casomai che così facendo non ci guadagniamo assolutamente niente dal punto di vista conoscitivo.
Passa un’altra ridicola frazione di secondo e comincia un altro processo, detto di Inflazione Cosmica. Durante questo istante, anch’esso di durata ridicola, ma distinto dal Big Bang stesso, l’universo «si gonfia» quasi istantaneamente di 30 ordini di grandezza — mille miliardi di miliardi di miliardi di volte.
Finito questo secondo episodio, l’universo riprende a espandersi, ma per così dire più «tranquillamente», come fa ancora oggi. Che bisogno c’era di ipotizzare un’autentica bizzarria come l’Inflazione Cosmica? Questo eccezionale fenomeno è stato proposto poco più di trenta anni fa per spiegare un’osservazione celeste: nonostante le enormi differenze locali, l’universo stesso ci appare nel suo complesso notevolmente uniforme in qualunque direzione lo si guardi. Si tratta di una constatazione assolutamente inspiegabile con un processo di espansione relativamente lento e costante. Occorre che ci sia stata molto precocemente una fase di espansione quasi istantanea, l’Inflazione Cosmica appunto. Negli ultimi miliardi di anni tutto scorre più lentamente e ordinatamente.
In questo lunghissimo terzo periodo si formano galassie e raggruppamenti di galassie sulla base dell’amplificazione locale, luogo per luogo, di disomogeneità, cioè di differenze di densità di materia, venutesi a formare per caso. Dal complesso di tutti questi eventi prendono forma i dettagli di quell’eccezionale ragnatela di materia cosmica che caratterizza il panorama generale dell’universo attuale. Che è inoltre in continua evoluzione, con addensamenti, dissoluzioni ed esplosioni.
Da alcune di queste esplosioni derivano gli atomi di carbonio e di altri elementi più pesanti di cui è fatta la materia vivente e quindi l’oggetto dell’evoluzione biologica. Ma prima di passare a questa, voglio fare un’ultima osservazione sull’evoluzione del cosmo. Abbiamo delineato un certo corso di eventi cosmici utilizzando esclusivamente i dettami delle leggi fisiche oggi conosciute, oltre naturalmente al complesso delle condizioni iniziali e al contorno. Il fatto che io nutra una grande fiducia nella fisica e nelle sue applicazioni, non mi esime dal pormi alcune domande fondamentali e in un certo senso «velenose». Da dove derivano le leggi fisiche stesse, che sembrano valere per tutti i tempi e tutte le regioni del cosmo? Perché sono quelle e non altre? Chi o che cosa ne controlla e ne «garantisce» la validità? È evidente che le leggi, almeno come sono formulate oggi, non possono giustificare se stesse, ma solo i propri effetti. Evidentemente c’è ancora qualche problemino da risolvere ed è per questo che la cosmologia deve essere studiata di pari passo con la fisica delle particelle fondamentali, magari con l’ausilio di enormi apparecchiature sperimentali come il grande acceleratore del Cern di Ginevra.
Nel cosmo quindi il divenire è il fondamento dell’essere, ma questo lo si sapeva da tempo anche per la biologia, anche se la prima idea di evoluzione si è affacciata sul fare del Settecento a proposito dell’origine cosmica del nostro sistema solare, in un modello ripreso e reso famoso da due giganti come Kant e Laplace.
È Charles Darwin comunque che ci mette in contatto con l’evoluzione delle specie e quindi con la storia della vita. In questo campo sappiamo quindi da più di centocinquant’anni che le diverse forme viventi sono quelle che sono in virtù delle vicende attraverso le quali sono passate, con la novità di strutture che portano con sé anche informazione. Sono come sono, ma potrebbero essere anche diverse, se le cose fossero andate in un altro modo, al punto che, se mai troveremo vita su altri pianeti remoti, è molto improbabile che incontreremo un muflone, un formichiere o anche solo un trifoglio, per non parlare di bipedi implumi vocianti. Oppure no, chissà.
Quella esposta è in ogni caso la convinzione generale del momento. Tanto siamo convinti che le cose stiano in questi termini, che usiamo spesso in biologia fondamentale la locuzione «incidente congelato», di chiara derivazione anglosassone, da Frozen Accident . Chiamiamo «incidente congelato» una struttura o una funzione che si presenta in un dato modo, e che ci pare particolarmente indovinata, ma che poteva anche essere diversa, magari assai diversa.
Il codice genetico, per esempio, vale a dire lo schema fisso e universale che fa passare l’informazione genetica dal Dna alle proteine, poteva essere anche diverso senza che la vita ne risentisse, ma ciò non è accaduto, perché questa scelta probabilmente casuale per cui a esempio TTT vuol dire fenilalanina, si è per così dire fissata, o congelata, e non è poi più cambiata. Probabilmente perché un cambiamento avrebbe richiesto un numero molto alto di cambiamenti concomitanti, difficili da sostenere. Lo stesso vale per la struttura chimica delle membrane biologiche o per la meccanica della sintesi proteica. Una originaria scelta relativamente arbitraria si è tramandata come se fosse necessaria, perché cambiarla sarebbe risultato pernicioso.
Gli «incidenti congelati» rappresentano l’esempio estremo di una storia che crea una specifica realtà, ma tutta la storia delle specie viventi è un’illustrazione palmare di questa proprietà del vivente. Ne abbiamo sentito parlare tante volte e non voglio qui ripetere cose ben note, anche se ci sarà sempre qualcuno che non ci crede. Voglio invece parlare del nostro cervello, simile ma diverso da quello di qualsiasi altro nostro simile. Questo sì formato in larga parte per l’azione dei miei geni e per le vicende della vita che ho vissuto fino a questo momento. Ma non solo. È chiaro che le strutture e le funzioni principali sono come quelle di tutti quanti — ci mancherebbe! — ma certi particolari microcircuiti neuronali o certi allacciamenti secondari sarebbero anche potuti essere diversi, se gli eventi dei periodi embrionali e postembrionali fossero stati diversi.
Il mio cervello poteva insomma anche essere diverso da come è anche con lo stesso patrimonio genetico e la stessa vita di relazione, come dimostra il confronto tra cervelli di gamberetti gemelli. La mia storia nel suo complesso mi ha portato ad avere proprio questo cervello, o questo pancreas, ma noi siamo in genere molto più interessati al cervello.
Georges Bataille dice che gli animali si trovano nel mondo come acqua nell’acqua, ma a noi uomini piace sapere la storia di ogni singola porzione di quest’acqua.
Hanno detto ... ...
FERRUCCIO DE BARTLI, già direttore de Il Corriere della Sera
Davanti a un esodo biblico ogni decisione singola dei Paesi è destinata a fallire.
ENRICO MENTANA, direttore del Tg La7
Davanti a un esodo biblico ogni decisione singola dei Paesi è destinata a fallire.
ENRICO MENTANA, direttore del Tg La7
Le notizie da Catania sono orripilanti. Detto da chi come me (gli scorsi post sono chiari) non è certo un nemico dei migranti: il Cara di Mineo va chiuso subito, e va attuata entro pochi giorni un'anagrafe completa dei migranti ospitati nel nostro paese. Chi sono, da dove vengono, che diritto hanno di entrare in Europa, in che paese sarebbero diretti. Chi ha mentito sulle proprie generalità o sul paese di provenienza va subito espulso. Sono cose che ho già detto, come un'altra che stasera va ribadita nell'interesse di tutti: spostiamoli nelle tante caserme dismesse sparse nel paese
MARCO MARZANO, giornalista
Le ragazze vanno in parrocchia meno delle loro madri e delle loro nonne. Ma su questo il Papa tace.”
La storia di Laura –
Il mio parroco mi ascolta ma poi decide tutto lui: le nostre qualità femminili non vengono valorizzate’. Serve un gesto di Francesco – Se l’orientamento non cambia, tra i banchi resteranno solo quelle che accettano la subordinazione.
Fedeli convinte 14,5% – le ragazze nata intorno al 1990 che assegnano molta importanza alla religione, secondo le rilevazioni di Osret.
I ragazzi con fede 11,6% – Gli uomini nati intorno al 1990 che assegnano molta importanza alla religione, sempre secondo le rilevazioni Osret.
Teologhe 400 – Le studiose italiane che potrebbero insegnare nei seminari ma che solo di rado vengono coinvolte, prevalgono sempre gli uomini ...
ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA, editorialista del Corriere della Sera
La «tempesta demografica perfetta», come è stata definita, che si sta abbattendo sull’Europa sotto i nostri occhi perlopiù indifferenti. Nell’Ue - dove la Germania detiene il record della più bassa natalità mondiale: 8,2 nascite ogni 1.000 abitanti - per ogni donna vedono la luce appena 1,55 bambini.
Ai ritmi attuali, per dirne una, in Spagna ogni nuova generazione conterà in futuro un numero di individui inferiore del 40 per cento rispetto a quella precedente.
domenica 30 agosto 2015
Contessa Entellina. Clima avvelenato e disaggio sociale
Qualcuno nella notte fra il 28 ed il 29 agosto è penetrato nel terreno recintato di proprietà del sindaco, Sergio Parrino, in contrada Rahj Mbrait, ed ha distrutto una decina di alberelli.
La notizia in paese si sta diffondendo in queste ore, con l'avvio della VII edizione della Sagra del grano.
A prevalere è lo stupore in quanto gli scontri e le polemiche
socio-politiche a Contessa Entellina sono state tradizionalmente aspre e dure
tuttavia si sono in linea generale sempre mantenute nell'alveo della legalità e
del rispetto delle persone e delle loro proprietà.
Il clima, come ovunque in Sicilia, è ovviamente segnato dalla
crisi e dalla disoccupazione, ma prevale -come detto- lo stupore per un atto che
ha tutto il sapore dell'intimidazione nei confronti del Sindaco, che ovviamente
ha presentato denuncia alle forze dell'ordine ed ha presentato le prescritte
segnalazioni alla Prefettura di Palermo.
A cosa collegare simile vile ed inaccettabile atto ?
Al Comune i problemi non mancano ma nulla giustifica il fatto: il personale non riceve
retribuzioni da tre mesi, i servizi sociali sono inadeguati a fronteggiare la
grande massa di famiglie in affanno economico, gli strascichi dell'ex
ATO/Monreale persistono col personale in posizione di "sospensione" e
privo dei benefici degli ammortizzatori sociali, i giovani sia
professionalizzati che in condizione di mancata formazione fuggono in direzione
della Germania e del Nord-Italia, ed in questo clima nelle magre finanze
familiari arrivano -con l'acre sapore del "non senso"- cartelle ed avvisi
di pagamento per tributi, utenze e oneri vari.
Sono lontani i tempi post-terremoto, quelli della Ricostruzione,
quando la piena occupazione offriva a tutti benessere e speranza nel futuro sempre migliore. Nonostante ciò l'episodio intimidatorio resta inaccettabile e non giustificato.
Dal Blog, che non ha mai risparmiato le critiche al Sindaco ogni
volta che le scelte amministrative sono sembrate incongrue, giunga piena solidarietà a Sergio
Parrino.
sabato 29 agosto 2015
John Locke, nasceva il 29 agosto 1632
Il Padre del
Liberalismo Politico
“nuove opinioni sono sempre sospette
e vengono di solito contrastate per
l’unica ragione che non sono ancora
diventate comuni.”
Gran parte degli uomini pur essendo stati creati liberi dalla Natura (“naturaliter maiorennes”) si accontenta molto volentieri di rimanere “minorenne” per tutta la vita.
Questa condizione è dovuta o a pigrizia o a viltà e non si ha il coraggio di cercare la verità.
Diceva Locke «Il fatto che gli uomini abbiano trovato alcune proposizioni generali che, una volta comprese, non possono essere sottoposte a dubbio, fu, io ritengo una breve via per concludere che erano innate… Ed era un vantaggio non piccolo per quelli che si presentavano come maestri ed insegnanti considerare questo come il principio di tutti i principi: i principi non devono essere messi in discussione..” .
Il liberalismo politico.
Lo Stato non può negare i diritti naturali, vita, libertà, uguaglianza civile e proprietà. coincidente con la cosiddetta property, violando il contratto sociale, ma ha il compito di tutelare i diritti naturali inalienabili propri di tutti gli uomini.
Tarsu/2008 - Ancora sentenze favorevoli a quelle che sono le attese dei 200 ricorrenti di Contessa Entellina
INTERESSANTE SENTENZA DELLA COMMISSIONE TRIBUTARIA DI II° GRADO
dal GIORNALE DI SICILIA
IMPOSTE. La Commissione tributaria conferma: il rincaro della tassa deciso da Cammarata doveva passare dal Consiglio, non dalla giunta. L'ultima parola alla Cassazione.
Orlando contro il Comune: non pagherà la Tarsu
Aveva fatto ricorso, quando non era sindaco, contro l'aumento del 2009. Gli spettano pure 1200 euro di spese processuali
Il primo cittadino non dovrà pagare una cartella esattoriale da 1.900 euro per la sua casa di via Dante, nella quale non vive più. Pronto il ricorso alla Suprema Corte dal Comune, guidato da ... Orlando.
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sintesi
Il sindaco quando era libero cittadino aveva fatto ricorso, come altre migliaia di cittadini (200 dei quali contessioti) contro l'incremento TARSU operato dalla Giunta Municipale.
Adesso il Comune dovrà rimborsare ad Orlando pure €. 400 per le spese processuali di primo grado ed €. 800 per quello di secondo grado.
Ad appellarsi, a Palermo, come su Contessa Entellina, è stato il Comune.
New Orleans. Dieci anni fà arrivò l'uragano Katrina
L'Uragano Katrina dieci anni fà (29/08/2015) investì la costa Sud-est degli Stati Uniti. La città più colpita fu New Orleans completamente inondata da uno degli uragani più gravi della storia degli Stati Uniti.
Alla conta finale le vittime furono milleottocento.
A proposito di religioni: l'Antica Grecia
La religione degli antichi greci non era fondata su una Rivelazione. Non ebbe un testo sacro come Ebraismo, Cristianesimo o Islam.
Il politeismo che la caratterizzava ebbe come fonte i poeti. Omero rappresentò la Bibbia del mondo greco: Iliade e Odissea diffusero una concezione antropomorfa delle divinità.
Il tempio greco, luogo sacro in genere di un solo dio, si stacca dalle concezioni orientali; le statue, punto d’incontro tra arte e realtà superiori, con sembianze umane recano ai mortali quasi l’essenza divina.
La supremazia di Zeus, presente in Omero, si suggella con caratteristiche assolute in Esiodo; Eschilo e Pindaro confermeranno questa visione del “sistema” olimpico.
L’esegesi era attuata dalla stessa cultura greca.
Poesia, tragedia e letteratura in genere illustrano caratteristiche e privilegi degli dei, giungendo a ottenere una sorta di corrispondenza biunivoca con il divino.
I Greci non cedettero alle sirene del proselitismo, nel loro vocabolario classico è pure assente la parola “religione”.
Il concetto di "anima" è riscontrato già nel V secolo a.C. essendo l’idea sconosciuta a Omero di un ritorno di essa all’etere (la regione superiore del cielo).
Questa misteriosa entità per i Greci cambia continuamente di significato, partecipa all’immortalità e si dota di una coscienza; Platone riprende temi orfici e le offre caratteristiche che le consentiranno una sopravvivenza alla carne.
Della Religione era la filosofia a occuparsi, non la teologia; ed essa non è «il fondamento della persona umana agli occhi di Dio»: tale concezione non apparve «prima delle Confessioni di Agostino».
«L’idea delle rivelazioni divine esiste in ambito pagano, ma quella di una Rivelazione proponentesi come oggetto di fede è totalmente assente».
L’idea di una invenzione umana degli dei, della razza divina come pura finzione, appare alla fine del quinto secolo nel seno di un’Atene profondamente agitata e rovinata per il risultato disastroso della guerra del Peloponneso.
Esisteva pure presso i Greci l’aspetto “politicamente indispensabile”, cme pure la “menzogna necessaria”; la credenza negli dei fu ritenuta infatti necessaria per “mantenere l’ordine”.
Esisteva inoltre un ateismo in scena con Euripide e Aristofane ed esisteva nella medicina, già con Ippocrate.
Uomini, fatti, eventi. Come li ricordiamo oggi
28 Agosto
La vita di Tolstoj, che nacque nel 1828 a Jasnaja Poljana, in provincia di Ščëkino, da genitori di antica nobiltà, fu lunga e tragica nell’accezione più vera del termine, ossia nel senso che essa fu dominata da una profonda, segreta tensione.
Tolstoj ebbe un’incessante, tormentosa evoluzione interiore, lottò con se stesso e con il mondo, e questa lotta, talora impetuosa, alimentò senza sosta l’impulso creativo. Le sue prese di posizione sul cristianesimo, e a favore dei più poveri, lo portarono alla scomunica della Chiesa Ortodossa russa.
“Sono stato battezzato e educato nella fede cristiana ortodossa. Me la insegnarono fino dall’infanzia e durante tutto il periodo della adolescenza e della prima giovinezza. Ma quando, a diciotto anni, abbandonai l’università al secondo corso, io non credevo ormai più a nulla di quello che mi avevano insegnato”.
Nella seconda metà degli anni ottanta vengono pubblicati alcuni tra i migliori racconti. Tolstoj si fa editore e – oltre alle proprie opere – inizia a diffondere decine di milioni di copie di testi formativi (come ad esempio i pensieri di Laozi e i Colloqui con se stesso di Marco Aurelio, venduti per poche copeche. La casa editrice è chiamata Posrednik (L’intermediario) e si propone di «istruire il popolo russo». Intanto diventano sempre più tesi i rapporti con la censura e con la Chiesa ortodossa: la Sonata a Kreutzer (in cui Tolstoj intende, con la cronaca di un adulterio, esaltare indirettamente la castità evangelica) supera il veto della censura, solo per intervento personale dello zar Alessandro III, dopo un incontro con la moglie dello scrittore.
La crescente irritazione dei circoli governativi ed ecclesiastici è dovuta all’attività di Tolstoj in aiuto degli affamati (su cui lo scrittore stende un reportage nel saggio Che fare?); alle sue accese proteste contro le persecuzioni delle minoranze religiose in Russia, a cui egli devolverà gli introiti di Resurrezione; e alle sue roventi accuse contro la nobiltà, contro le istituzioni statali, contro la falsa morale dei potenti. Del 1895 è Contro la caccia, a cui seguirà, qualche anno dopo, Il primo gradino. Entrambi gli scritti sono degli accalorati manifesti in favore dei diritti degli animali e del vegetarismo.
Contro le guerre Nel 1896 scrive una Lettera agli italiani (che verrà pubblicata solo molti anni dopo) contro la guerra italo-abissina e nel 1899 una Lettera agli svedesi sulla renitenza alla leva. Nell’agosto del 1897 riceve una visita di più giorni da parte di Cesare Lombroso, che desiderava incontrarlo. Quando l’italiano inizia a parlare delle proprie convinzioni sui criminali di nascita e sulla pena come difesa sociale, Tolstoj esplode esclamando: «Tutto ciò è delirio! Ogni punizione è criminale!».
Allo scoppio della guerra russo-giapponese lo scrittore invoca con forza la pace (Contro la guerra russo-giapponese,), ma proprio suo figlio Andrej, ventiseienne, si arruola come volontario per combattere al fronte, suscitando lo sdegno del padre. Egli profonde le sue ultime energie nel cercare di comprendere i drammatici avvenimenti d’inizio secolo e nell’insistere a chiedere delle soluzioni di pace ad un mondo che scivola verso il conflitto globale: Perché? e Sull’annessione della Bosnia e dell’Erzegovina all’Austria, 1908. Del 1908 è la Lettera a un indù, che viene apprezzata e diffusa da Gandhi, il quale inizierà, l’anno successivo, uno scambio epistolare con Tolstoj. Nel 1909 lo scrittore tenta – con appelli alla Duma di Stato – di convincere il governo ad abolire la proprietà privata della terra, onde scongiurare una grande rivoluzione, che egli reputa imminente.
La fuga e la morte. Desideroso di compiere il tanto vagheggiato “salto” decisivo col quale avrebbe lasciato tutto per Cristo, Tolstoj mise finalmente in pratica il progetto di andarsene di casa, anche per il crescendo di liti con la moglie e con i figli., causa di enormi sofferenze. Così, una notte dopo essersi accorto che la moglie frugava di nascosto fra le sue carte, lo scrittore, si allontanò di soppiatto. Durante il viaggio, a causa del freddo e della vecchiaia, si ammalò gravemente di polmonite e non poté andar oltre alla stazione ferroviaria di Astapovo.
Accorsero parenti, amici e giornalisti ad attorniare il morente. Rifiutò il Pope e la moglie al capezzale, ammessa nella stanza negli ultimi istanti insieme alla figlia. Intorno alla stazione in cui si spegneva il grande scrittore, c’era la calca dei giornalisti che volevano dare per primi la notizia della sua morte, a tutti i giornali del mondo.
Hanno detto ... ...
CORRADINO MINEO, senatore pd
Adesso l’Europa sa, dice Paolo Gentiloni. Sa che c’erano 4 bambini tra i 71 morti per asfissia nel camion vicino a Vienna, sa che uno "scafista" italiano guidava un camion con 27 migranti in Gran Bretagna, sa che gli arrivi sono stati 340 mila nel 2015, che i morti nel viaggio più o meno 3500 (più dei morti nel crollo delle Torri Gemelle), che dalla Siria sono pronte a scappare in 5 milioni (Corriere della Sera). L'Europa ora sa ma, con garbo, Altan ci spiega che “Viviamo in una fase in cui nessuno vuol sapere come andrà a finire”.
SALVATORE SETTIS, già Direttore della Scuola Superiore Normale di Pisa
L’Europa è un continente rimasto senza idee: a lanciare l’allarme sul Financial Times è stato Edmund Phelps, Nobel per l’economia. Nel braccio di ferro sulle misure di austerità che hanno messo alla gogna la Grecia (e domani altri Paesi), la parola “creatività” non ricorre mai.
La stagnazione delle economie nazionali, il Pil che da anni, quando va bene, sale (come in Italia) di qualche misero decimale: in questo gioco al massacro entrano le borse, i mercati, la troika, l’invadenza tedesca, le influenze americane o asiatiche. Ma che vi sia un qualche rapporto fra creatività ed economia non viene mai in mente. Secondo Phelps, «gli italiani trovano del tutto accettabile che la loro economia sia quasi del tutto priva di innovazioni autoctone da vent’anni, e sia capace solo di reagire alle forze del mercato globale, come se una nazione non avesse bisogno di dinamismo per essere felice». Ma può esserci felicità senza creatività? Secondo un’indagine del Pew Research Center di Washington ( ottobre 2014), in Italia “l’indice di felicità” si ferma a 48 punti (Spagna 54, Grecia 37), mentre i Paesi emergenti, assai più creativi, volano alto: Messico 79, Brasile 73, Argentina 66, Cina 59. L’Italia è fra i Paesi che Phelps sceglie a esempio di un’economia «meccanica, robotizzata, che ha per ingredienti la ricchezza, i tassi di interesse, i salari; ma ne manca uno, l’abilità e l’inventività degli esseri umani».
venerdì 28 agosto 2015
Eparchia. Va diffusa la conoscenza, nessun tenga per sè la verità
L'Eparchia di Piana degli Albanesi da decenni, dagli anni sessanta, ha abbandonato ogni e qualsiasi forma di informazione verso l'esterno.
Da quando sono venuti meno i grandi padri fondatori dell'Eparchia, le nuove generazioni di sacerdoti hanno cominciato a distrarsi dal ruolo speciale dell'Istituzione cui appartengono.
E perchè non dirlo ?
La loro consapevolezza sul bene prezioso liturgico-culturale che detengono ha iniziato la fase discendente; è venuto meno il seminario, sono venute meno le riviste e le pubblicazioni, sono venuti meno i monaci basiliani e sono prossime a venire meno le suore basiliane.
La nostra è -non vi è dubbio- una epoca di grandi cambiamenti.
Nella difficile situazione attuale è comunque importante diffondere la conoscenza delle "pietre nere" e della comunità minoritaria cattolico-bizantina in terra di Sicilia.
Una conoscenza che deve passare per forza attraverso un sguardo più generale sul contesto su cui questa presenza si colloca.
Conoscere è d'altronde mezzo indispensabile per creare veramente, attraverso il dialogo, ponti di incontro tra uomini e culture.
Solo conoscendosi nasce la stima e l'incontro reciproco fra "diversi".
Quando non si possiede "conoscenza" viene meno il rispetto verso la dignità altrui, verso la Storia e la Cultura altrui, ed ottusamente si punta dritto dritto all'omologazione, all'annullamento del "diverso".
Per noi del Blog l'incidente del Vescovo bizantino che sorvola sin dai primi giorni del suo arrivo nel territorio eparchiale sui testi conciliari e sugli atti del II Sinodo di Grottaferrata è più che un incidente.
E' un ripudio del modo di svolgere il dialogo col divino (=Liturgia) secondo il rito bizantino prescritto nei documenti ora ricordati qui sopra.
E' il rifiuto di predicare il Vangelo ad altri, ai latini nel caso specifico, presentandosi da Vescovo bizantino, quale Egli è stato ordinato. Non ci risulta che altrove sia stato ordinato Vescovo romano.
I Vescovi latini a cui vengono affidati in cura parrocchie bizantine, nel corso delle loro visite in esse, vestono da latini. Così si comportano in tutto il pianeta.
Su questo schema ha operato l'Eparchia di Piana degli Albanesi per i primi 70 anni dall'istituzione, nei confronti delle parrocchie latine.
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Il mio amico non credente
"Se il vescovo ha il sincero dubbio che ai latini il Vangelo non può essere predicato in presenza di paramenti alla greca, perchè inidonei, dovrebbe avere l'onestà di informare pure voi bizantini di queste inidoneità.
Non può volere il bene dei soli latini ed il vostro danno.
A meno che Egli sia un relativista, ossia sia privo di una verità da predicare".
Ho risposto:
Troppe brave persone sono convinte, come ho sentito dire una volta a una signora al bar, che Einstein sostenesse che tutto è relativo...
Hanno detto ... ...
MARCO TRAVAGLIO, giornalista
Il sindaco di Roma Ignazio Marino esultante dopo il Consiglio
dei ministri che gli leva quasi tutti i poteri e di fatto lo commissaria, con
il decisivo argomento che“si è tolta dal tavolo l’ipotesi dello scioglimento
del Campidoglio”,ricorda la scena del ragionier Ugo Fantozzi che, pestato a
sangue da una gang di teppisti che gli smontano pure la Bianchina pezzo per
pezzo, esala tra un ceffone e una testata:“Badi, signore, che se osa ancora
alzare la voce con me…”;poi perde i sensi. Ma che cosa deve ancora accadere
perché Marino, che comunque un mestiere ce l’ha e non campa di politica, ponga
fine alla sua agonia politica e si dimetta da sindaco lasciando il suo nemico
di sempre–cioè il suo partito–in brache di tela? Da quando ha avuto il torto di
vincere le elezioni, il Pd gli ha fatto una guerra spietata che nemmeno a B.
Gli ha imposto assessori e
collaboratori poi regolarmente finiti in galera o sotto inchiesta. Ha raccolto
firme per le sue dimissioni. Non ha mosso un dito quando la destra di Alemanno
chiedeva la sua testa perché parcheggiava la Panda in sosta vietata. Dopodiché
si scoprì che il problema di Roma non era la Panda, ma la Banda:della Magliana,
nel seguitissimo se-quel “Mafia Capitale”.
Ignazio Marino. Il prototipo dei politici inconcludenti ed incapaci della seconda repubblica
Marino, forse un bravo medico (con molti dubbi,
comunque; un bravo medico infatti fa il medico non va a finire nei meccanismi
di finanziamento illecito di uomini del Pd, Cop etc. senza riuscire a districarsi e a districare la città) è un amministratore inconcludente. Eppure
nella società dell’immagine, di un inconcludente ci hanno fatto credere che si
trattasse di un genio della buona amministrazione.
Tecnicamente è stato adesso commissariato.
Al ritorno dalle ferie ai Caraibi, Ignazio Marino si ritroverà sindaco sotto tutela, più di quanto non lo fosse già dopo la decisione del governo di inviare nella Capitale quattro nuovi assessori e dopo il rafforzamento dei poteri affidati al commissario del Pd, Matteo Orfini.
Con il Consiglio dei ministri di ieri, il governo ha scelto di assegnare al prefetto della Capitale il coordinamento dei lavori per il Giubileo e la gestione di un piano per salvare la Città dal degrado e dai veleni di Mafia Capitale; la Mafia Capitale i cui capisaldi erano uomini del Pd.
Al ritorno dalle ferie ai Caraibi, Ignazio Marino si ritroverà sindaco sotto tutela, più di quanto non lo fosse già dopo la decisione del governo di inviare nella Capitale quattro nuovi assessori e dopo il rafforzamento dei poteri affidati al commissario del Pd, Matteo Orfini.
Con il Consiglio dei ministri di ieri, il governo ha scelto di assegnare al prefetto della Capitale il coordinamento dei lavori per il Giubileo e la gestione di un piano per salvare la Città dal degrado e dai veleni di Mafia Capitale; la Mafia Capitale i cui capisaldi erano uomini del Pd.
Il tentativo di ripulire un'amministrazione
«caratterizzata da gravi vizi procedurali», come ha ammesso lo stesso titolare
del Viminale, sarà affidato dunque a Franco Gabrielli, che ufficialmente
affiancherà il sindaco nella nuova fase di governo della città, sul modello di
quanto fatto a Milano con Raffaele Cantone e Giuseppe Sala chiamati in soccorso
di Pisapia per la realizzazione di Expo.
Di fatto, diventerà il tutor di Marino.
Di fatto, diventerà il tutor di Marino.