Schadenfreude è la parola tedesca che riassume in 13 lettere un
sentimento ben noto: godere delle disgrazie altrui. Ecco, coloro che sperano in
un fallimento dell'Expo si illudono di provare quel sentimento: in realtà
sperano che affondi la barca a bordo della quale sono anche loro. Preferiscono
che le cose vadano male piuttosto che bene, per poter dire "È tutto uno
schifo", a costo di star peggio anche loro. Rispetto invece chi testimonia
e manifesta contro l'Expo: è il sale della democrazia mettere in discussione
ciò che si reputa sbagliato. Ma senza farci male, in tutti i sensi.
MASSIMO GAGGI, giornalista
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEis3SssYWLqVG3WB7uLNuXSvx1rlf-kJhCWtsmlefCT1fE5CgBNuUxhYGUNmkWJjTc6piRxVWPnlcRrIzz5v6eWgA4mJP1ndvXZ6HTKEueS4cCj0AdRJAdNejb6HfVkn2BZwfygOcsfiMxK/s280/n.jpg)
Parlando dei disordini di Baltimora, Obama ha ammesso le colpe della politica, offrendo agli americani una fotografia della realtà tanto onesta quanto deprimente: slum neri nei quali, sparite manifatture e commerci, l’industria della droga è il principale datore di lavoro.
Qui un ragazzo ha, statisticamente, più possibilità di essere ammazzato o finire in galera che di frequentare un college. Negli Usa un ruolo sociale importante lo svolge anche la filantropia dei privati: ma nemmeno questo strumento è servito a promuovere una vera integrazione. L’ultima sconfitta l’ha incassata Howard Schultz, il fondatore di Starbucks, che 40 giorni fa aveva lanciato una campagna, RaceTogether , per promuovere discussioni sui rapporti interrazziali nelle sue 12 mila caffetterie. Per l’America del profitto a tutti i costi, Schultz è uno strano tipo di imprenditore: ha costruito dal nulla, in 30 anni, un’azienda che oggi ha 182 mila dipendenti e vale 76 miliardi di dollari. Il successo ormai l’ha raggiunto: ora vuole passare alla storia come un innovatore capace di trasformare il capitalismo, dando un ruolo sociale alle imprese.
MAURO DEL BUE, direttore di Avanti !
Com’era prevedibile. La grande guerra dei cento deputati per
fare saltare l’Italicum si è trasformata nella grande ritirata della maggior
parte di loro. Inutile adesso far presa con la scomunica dei trasformisti che
tengono famiglia e posto assicurato. Capita e questo deve essere rischio
calcolato da chi affila le armi per la resa finale. Sappiamo che chi comanda
usa tutte gli argomenti a sua disposizione per evitare di soggiacere a chi lo
vuole sostituire. Non è una novità.
Sappiamo
anche che i contrari sono diventati perplessi e poi si sono arresi alla
maggioranza perché non vogliono cambiare partito. E questo pare un ragionamento
anche logico. Non riesco a comprendere infatti come sia possibile rimanere in
un partito se non si vota la fiducia al governo presieduto dal suo segretario e
si accusa la maggioranza di volere espropriare la democrazia in Italia. Pare
che nel Pd oggi siano raggruppate non solo la maggioranza e la minoranza di un
partito. Ma la maggioranza e la minoranza del paese. Tutte dentro un solo
partito. Il partito della nazione. Democratico e dal cuore grande.
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