martedì 2 dicembre 2014

Hanno detto ... ...

ANTONIO PADELLARO, direttore de Il Fatto Quotidiano
Renzi: "L'astensionismo è un dato impressionante". 7 giorni fa aveva parlato di "problema secondario". 
Forse anche lui è un po' stanchino

GIUSEPPE CIVATI, dirigente del Pd
Mi sembra di poter dire che l’unico vero avversario del governo, l’unica vera ragione di attrito, l’unico freno irresistibile, l’unico motivo di impasse sia costituito dalla realtà

CORRADINO MINEO, senatore del Pd
Per cambiare il mondo, però, bisogna sapere in che direzione, e per saperlo lo si deve prima interpretare. 

Jobs act: il governo ha posto la fiducia al Senato, poi si è ricreduto e ha lasciato che la Camera ne cambiasse il testo, ora rifiuta ulteriori modifiche (chieste da tutte le minoranze Pd) e vuole imporre di nuovo la fiducia. 
Perché? 
Per arrivare al 12 dicembre, data dello sciopero generale, potendo dire “Già fatto”! 

Padre NAJEEB MICHAEEL, Domenicano, studi in Francia, viveva nel monastero di Qaraqosh, a venti chilometri da Mosul,
«La notte che le bandiere nere sono entrate a Qaraqosh, nella piana di Ninive, ho caricato i manoscritti sul camion, e sopra ho fatto salire le persone, perché dovevo portare in salvo la gente assieme alla memoria della nostra cultura, un popolo senza la propria memoria è un popolo perduto». 
«Non solo testi cristiani, abbiamo sempre raccolto manoscritti musulmani, yazidi, ebraici, armeni e di tutte le comunità che hanno abitato la Mesopotamia: li raccoglievamo, e dopo averli restaurati e inseriti nel nostro archivio digitale li riportavamo nei luoghi da dove provenivano, ecco perché non li ho potuti salvare tutti». 
«Salvare questi libri significa affermare che siamo ancora qui, questa è la nostra terra natale, la nostra cultura fa parte di questi luoghi, dagli albori della cristianità, nonostante tutte le difficoltà, le violenze, la paura...so che hanno bruciato tutto, ma questi li ho salvati, e con loro la nostra memoria».
«Ho fatto avanti e indietro sette otto volte quella notte con il furgone» dice Majeet, il segretario del Vescovo di Mosul, anche lui adesso sfollato ad Erbil. «Portavo la gente a metà strada, da lì potevano proseguire a piedi, poi tornavo davanti alla chiesa e facevo un altro carico, l’ultimo erano una quarantina, uno sull’altro. Quando sono tornato non c’era più nessuno, e gli Isis erano dall’altra parte della piazza, così sono scappato anche io». 

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