sabato 15 novembre 2014

Un articolo di Italia Oggi sui preti cattolico-orientali sposati

Sono quelli appartenenti alle chiese mediorientali che però sono fedeli al vescovo di Roma.


Ok ai preti uxorati, cioè sposati
In altri paesi è stato facile. Riserve, per ora, in Italia


Sacerdoti cattolici sposati pure in Italia? L' eventualità era apparsa qualche settimana addietro, ma ora resta oltremodo aleatoria.
Chiariamo: ci si riferisce non ai preti della chiesa latina, bensì a quelli appartenenti alle chiese cattoliche dei numerosi riti orientali, come caldei, ucraini, melkiti, copti, maroniti ecc. Si tratta di oltre venti diverse chiese, che potremmo sinteticamente (e scorrettamente, sotto il profilo canonico) definire ortodosse però in comunione con il vescovo di Roma.
Tutte, tranne due (siro­malankaresi e siro­ malabaresi, diffuse in India), ammettono sacerdoti sposati.
Ordinano, cioè, persone legate da matrimonio; non consentono, invece, il matrimonio a chi sia già ordinato prete; inoltre, non consacrano Vescovi sposati.
Fin quando queste chiese avevano fedeli nell' Europa orientale, nell'Africa settentrionale, soprattutto in quello che, applicando il linguaggio dell' antica diplomazia britannica, continuiamo a definire Medio Oriente, non si ponevano problemi di contiguità con i sacerdoti cattolici latini, tutti celibi. L'emigrazione, però, avviata già nel tardo Ottocento verso gli Stati Uniti, provocò interventi dei vescovi latini e poi della S. Sede, che proibì la presenza di sacerdoti uxorati (tale la definizione corrente nel linguaggio ecclesiastico) fuori dei territori originali delle chiese cattoliche orientali. Il superamento di tali divieti era stato annunciato dal cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le chiese orientali: ne aveva dato notizia L' Osservatore Romano il 27 ottobre. Appariva così forse possibile la presenza di sacerdoti sposati in Italia.
Fin quando queste chiese avevano fedeli nell' Europa orientale, nell'Africa settentrionale, soprattutto in quello che, applicando il linguaggio dell' antica diplomazia britannica, continuiamo a definire Medio Oriente, non si
Adesso gli Acta Apostolicae Sedis (la gazzetta ufficiale della S. Sede) hanno pubblicato i «Pontificia Praecepta de Clero Uxorato Orientali», ossia le disposizioni per consentire che, fuori dei territori tradizionali di tali chiese, possano operare preti sposati. Le nuove norme affidano la facoltà di «consentire il servizio pastorale del clero uxorato orientale» ai «gerarchi orientali», con il solo «obbligo di informare previamente per iscritto il vescovo latino di residenza del candidato» prete.
In Italia, però, non esistono circoscrizioni amministrative di chiese orientali. Non c' è, per esempio, un vescovo della chiesa cattolica rumena, che pure oggi nella penisola conta decine di migliaia di fedeli e un certo numero di sacerdoti (celibi). Quindi, se in qualche diocesi italiana arrivasse la richiesta di avere 

un prete cattolico orientale uxorato, la decisione dovrebbe essere assunta dalla Congregazione per le chiese orientali, che però (attenzione) la eserciterebbe solo «in casi concreti ed eccezionali».
La consolidata opposizione dei vescovi latini alla presenza di sacerdoti cattolici sposati è sempre stata motivata dal cattivo esempio (chiamiamolo così per farci capire) fornito nei confronti dei propri preti celibi. È da ritenere che le nuove norme permetteranno una diffusa presenza di preti sposati, cattolici di riti orientali, in Canada, Stati Uniti, America Latina, Australia, ove esistono molte diocesi orientali, e anche in qualche paese europeo, come la Francia, ove del pari sono state costituite strutture orientali.
In Italia, salva restando la possibilità di eccezioni concessa dalla Congregazione vaticana, continueranno quindi a legittimamente (sotto il profilo del diritto canonico) operare i pochi sacerdoti italo­albanesi uxorati. Si contano al più con le due mani e dipendono dalle eparchie degli italo­albanesi: Lungro, in Calabria, e Piana degli Albanesi, in Sicilia. Già oggi, in qualche comune convivono il sacerdote cattolico latino, celibe, e il sacerdote cattolico italo­albanese, sposato. Arriveranno dalla S. Sede identiche possibilità per il sacerdote cattolico rumeno, copto, maronita, ucraino, caldeo ecc.?
MARCO BERTONCIN 

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