Gli Stati Uniti d'America e la crisi del 1929
La crisi ebbe ripercussioni in tutto il mondo
Dall’altra parte dell’Atlantico,
inebriati da una prosperità frutto dell’adozione di innovazioni tecnologiche e
di nuovi metodi di produzione, in particolar modo nell’industria
automobilistica, orgogliosi della notevole impresa realizzata nel maggio 1927
dall’aviatore Charles Lindbergh, che unì New York a Parigi con un unico battito
d’ali, gli Americani cominciarono ad acquistare spensieratamente a credito
autovetture, radio, elettrodomestici, mobili e si lasciarono prendere da una
febbre borsistica incontrollata.
La speculazione fece lievitare le
azioni senza mantenere alcun rapporto con il valore effettivo delle imprese,
finchè nell’ottobre 1929 tutto il sistema franò in pochi giorni. In realtà, il
crollo di Wall Street s’inserisce in quella che, secondo il ciclo di
Kondratiev, è definita una “crisi congiunturale”, conferendole un carattere
drammatico senza precedenti.
L’interdipendenza delle economie
si fece palese e la crisi si estese in breve tempo alle altre nazioni: le
banche fallirono, le fabbriche chiusero e le scorte di materie prime marcirono
nei depositi. In Brasile si bruciò addirittura il caffè nelle caldaie delle
locomotive. Molti stati pensarono di evitare la crisi ricorrendo al “protezionismo”, limitando le
importazioni e aumentando le tasse doganali.
John Maynard Keynes, (Cambridge, 5 giugno 1883 – Tilton (East Sussex), 21 aprile 1946), E' stato un economista che ha contrastato la teoria economica neo-classica. Ha sostenuto la necessità dell'intervento pubblico statale nell'economia con misure di politica di bilancio e monetaria, qualora una insufficiente domanda aggregata non riesca a garantire la piena occupazione, in particolare nella fase di crisi del ciclo economico. |
Se negli Stati Uniti il New Deal
di Franklin Delano Roosvelt, eletto alla Casa Bianca l’8 Novembre 1932,
consentì un risanamento economico favorito da una ripresa congiunturale, in
Germania l’aumento della miseria in seguito alla crisi economica fece il gioco
del Partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori (NSDAP) di Adolf Hitler,
che alle elezioni amministrative del settembre 1930 ottenne 6,4 milioni di voti
e 107 seggi. L’industria pesante puntò su di lui e versò al suo partito circa
due milioni di marchi all’anno.
Nel 1932, in occasione delle
elezioni presidenziali, Paul Hindenburg, figura rimasta emblematica, cnquistò
la maggioranza, ma Hitler, con 13,6 milioni di voti ottenne più del doppio
delle preferenze raccolte nel 1930; alle elezioni legislative dello stesso anno
confermò tale risultato e il 30 gennaio 1933 divenne capo del governo.
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