Guido Bertolaso, di ritorno dalla Sierra Leone, e' in quarantena
volontaria su una barca a vela
VINCENZO VITA, senatore della sinistra Pd
Senza scomodare l’Eterno ritorno
di Nietzsche, certo la vicenda della Rai assomiglia ad un ritornello senza
fine: annunci, voci, anticipazioni, convegni. Ma nessun progetto definito
presentato dal governo, che pure aveva promesso di recidere i rapporti tra
l’azienda e i partiti, di anticipare a quest’anno il rinnovo della concessione
dello Stato, di rimodellare la governance, di mettere mano al canone di
abbonamento.
Quest’ultimo argomento sembrava l’unico davvero attuale. E la Rai
ha già acquistato la carta per i bollettini, visto che la riscossione avviene a
gennaio. Lo scorso 28 ottobre scrivemmo che la storia del canone ha un non so
che di misterioso. Ora, qualche tassello del mosaico sembra illuminarsi: il
pagamento avverrà con la bolletta elettrica, l’ammontare sarà diversificato, ma
– ecco l’ovvia e prevedibile notizia delle ultime ore – non dal prossimo anno.
Tanto rumore per nulla? Si lavori almeno per semplificare il meccanismo,
introducendo l’ammontare nella dichiarazione dei redditi: si paghi a seconda di
quanto si ha. Che senso ha che un pensionato al minimo o un precario o un
esodato sia classificato alla stregua di un ricco finanziere? Ecco, si faccia
qualcosa di sinistra, per una volta.
MAURO MAGATTI, giornalista
La
diagnosi di Francesco è severa ma realistica: la
sclerosi europea è conseguenza della chiusura dell’Io su se stesso. Un Io
isolato, privatizzato, ripiegato sulla contingenza, non può che finire per
essere dominato da apparati impersonali e autoreferenziali che, umiliando le
istituzioni democratiche, arrivano a calpestare la dignità umana. Il suo
discorso converge su questo punto: la grande storia europea ha il merito di
aver fatto emergere l’Io individuo. Ma adesso questa storia è destinata ad
arrestarsi se non riconoscerà la costituiva relazionalità della persona. Nelle
sue molteplici dimensioni.
Tra terra e cielo: tenendo aperta la dialettica tra
contingenza e trascendenza, fisica e metafisica, scienza e religione. Nei
rapporti politici: con il compito di realizzare forme istituzionali innovative
capaci di concretizzare il motto dell’Unione - unità nella diversità - che è
l’opposto di quella uniformità burocratica e procedurale che mortifica la
varietà dei popoli europei.
A livello sociale: con il riconoscimento del ruolo insostituibile dei corpi
intermedi (famiglie, associazioni, scuola, partiti) nel creare lo spazio della
libertà personale. Rispetto all’ambiente: superando
le pratiche di sfruttamento delle risorse naturali che preparano solo disastri.
Francesco indica così al Vecchio Continente la prossima tappa del suo cammino
secolare. Dopo il tempo della sovranità (individuale e statuale) viene il tempo
della relazionalità. È lavorando su questa idea che l’Europa può riaccendere
quella speranza che sembra oggi
mancare: la storia della libertà non è destinata al vicolo cieco
dell’individualismo radicalizzato o al suo contrario, il fondamentalismo
identitario. Riconoscendosi in relazione, essa può aspirare a forme più alte
di umanità e socialità.
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