martedì 2 settembre 2014

L'integralismo islamico. Le fonti che nel corso del Novecento hanno prodotto le basi

Iraq, Siria, Libia ed altri paesi arabi sono percorsi dall'ondata jihadista, il gruppo fondamentalista islamico, la cui caratteristica non è tanto l'estremismo religioso, ma la propensione alle esecuzioni mostruose, l'ubbidienza ad un leader carismatico, la disponibilità di risorse finanziarie abnormi e di armi  modernissime con tecnologia avanzata fornite ovviamente da chi quelle armi le produce.


1928
I Fratelli Musulmani
Temendo che il mondo islamico possa perdere la propria identità, questa associazione si fa portatrice di una ideologia che inaugura la stagione della contestazione integralista: infatti opponendosi al processo di secolarizzazione dello Stato moderno, i Fratelli Musulmani propugnano l'idea della difesa, armata e violenta, del verbo coranico.

1970
L'Egitto dopo Nasser
Alla morte del presidente Abdel Gamal Nasser, nel 1970, l'Egitto cade nella morsa dell'integralismo islamico: incoraggiata in un primo momento dal governo stesso, che teme le idee liberali degli studenti, la protesta religiosa finisce per assumere dimensioni inquietanti. La feroce guerra condotta contro le libertà civili dei laici, porta gli esponenti dei movimenti religiosi nelle posizioni chiave del potere politico.

1979
Khomeini in Iran
Considerato il capo incontrastato dei musulmani sciiti, dal suo esilio francese Khomeini conduce la lotta per la rivoluzione islamica, culminata con la fuga dello scià da Teheran e il ritorno trionfale dell'ayatollah in Iran il 1° febbraio 1979. Ripristinata la legislazione coranica, grazie anche al severo controllo effettuato dai "guardiani della rivoluzione", il leader sciita sviluppa una politica  di allontanamento dalle influenze americane e sovietiche e rompe i rapporti con i paesi arabi moderati.

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