La Storia dell'isola
L'età giolittiana - Il sicilianismo
Durante il periodo dei governi di Giolitti in Sicilia si registrò qualche progresso nell'agricoltura. La produzione vitivinicola ebbe una parziale ripresa che comunque nel 1914, con 169.000 ettari occupava una superficie pari appena a meno della metà di quella di 20 anni prima. Si ebbe l'espansione della granicoltura (779.000 ettari nel 1906 contro i 665.000 del 1880-1884), dell'olio (382.000 ettari nel 1914), degli agrumi (35.000 ettari). Si ebbe anche una discreta tenuta della produzione di zolfo che dopo aver raggiunto nel 1900 la punta massima di 500.000 tonnellate (pur subendo la forte concorrenza americana) si mantenne al di sopra delle 400.000 tonnellate fino al 1910.
La Sicilia raggiungeva livelli produttivi superiori a quelli di cinquant'anni prima, ma nettamente inferiori a quelli delle regioni settentrionali.
In questo contesto prese piede nell'isola il "sicilianismo", un movimento animato sul piano prettamente culturale dalla storiografia regionale di Isidoro La Lumia e Francesco Maggiore-Perni assunse una feroce virulenza nell'addebitare allo Stato, e in particolare alle regioni del Nord, la responsabilità del ritardato sviluppo economico dell'isola e di tutti i suoi disagi politici e morali.
Contessa ?
E' il periodo, quello giolittiano, di "svuotamento" massimo del paese. L'emigrazione in Luisiania è fewnomeno di massa. La gente va via lasciando in stato di abbandono le casupole, invendibili sia per lo stato di degrado che per mancanza di domanda. Sono anni di massima riduzione della popolazione.
Sono comunque pure anni in cui i Lo Iacono, ormai confinati a gestire solamente il Comune dopo essere stati allontanati da tutte le masserie, ottengono finanziamenti pubblici per realizzare la strada di collegamento con Santa Margherita Belice, avvio dei lavori di realizzazione della rete fognaria e altre minori infrastrutture.
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