Nell'aprile 1982, dopo che la criminalità mafiosa ha prodotto numerosi delitti eccellenti manifestando una protervia e una sicurezza forse mai raggiunta in passato, il governo nazionale presieduto da Giovanni Spadolini ricorre, come misura forte, alla nomina di un generale dei Carabinieri, Carlo Alberto Dalla Chiesa, a prefetto di Palermo. Uomo di provata esperienza, Dalla Chiesa, già attivo in Sicilia come capitano dei Carabinieri per un lungo periodo nel corso degli anni cinquanta (con attività investigativa pure a Corleone), si è successivamente distinto nella lotta contro il terrorismo di matrice politica, ponendosi alla guida, a partire dal 1974, di un nucleo speciale che consegue numerosi successi contro le Brigate rosse.
Le indagini che il generale conduce n qualità di prefetto evidenziano come la mafia stia piano piano soffocando la società civile -quella ancora non compromessa- con una presenza fitta ed efficace sia nei livelli istituzionali sia nel mondo della finanza e dell'economia.
I corleonesi sono riusciti ad impadronirsi della "cupola" di Cosa nostra dopo una sanguinosa guerra contro la cosca Bontade-Inzerillo, dalla quale sono usciti vincitori e padroni. Le vittime dei corleonesi non sono più soltanto gli avversari di mafia ma anche esponenti del mondo civile che non piegano sollecitamente il capo.
Seguendo questa logica, vengono trucidati, negli anni precedenti la nomina di Dalla Chiesa, uomini politicamente impegnati come
-Pio La Torre
-Piersanti Mattarella
e altri che dall'interno delle istituzioni mirano ad indebolire il solido e pericoloso intreccio tra mafia, affari e politica, come
-Rocco Chinnici
-Cesare Terranova.
Dalla Chiesa è l'uomo chiamato a risolvere la situazione, ma il suo impegno sarà purtroppo di breve durata. E non solo per la feroce determinazione dell'avversario che il generale contrasta., ma anche per il cinico isolamento in cui viene abbandonato proprio da quegli ambienti politici che avrebbero dovuto invece sostenerne l'operato, così come lui stesso denuncia, poco prima di subire l'agguato mortale, in una drammatica intervista resa al giornalista Giorgio Bocca.
Lasciato sostanzialmente allo sbaraglio, il 3 settembre 1982 Carlo Alberto Dalla Chiesa viene trucidato dalla mafia insieme con la moglie Emanuela Setti Carraro e l'agente della scorta Domenico Russo.
Solamente dopo questa ennesima tragedia il governo decide di ingaggiare contro mafia, camorra e 'ndrangheta una lotta più efficace. Ma sono più che altro l'impegno e l'azione di giudici e poliziotti coraggiosi a dare i primi veri risultati; si pensi alle condanne del maxiprocesso di Palermo nel 1987.
Nonostante l'istituzione di un Alto Commissariato per la lotta alla mafia, nel 1992 l'organizzazione criminale mette a segno ancora due sanguinosi attentati nei quali trovano la morte i giudici Falcone e Borsellino.
Con l'arresto di due boss (Brusca e Riina) si ipotizzano gravi sospetti di legami della mafia con la grande politica culminati, nel 1993, con l'inizio di un clamoroso procedimento a carico di Andreotti e negli anni recenti con un procedimento su presunte trattative Stato-mafia, tuttora in corso.
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