martedì 19 agosto 2014

Sicilia. Accanto alla crisi prodotta dal ciclo economico esiste la crisi studiata e voluta dai politicanti

In Sicilia nel 2013 hanno chiuso 6528 imprese artigiane. Chiudono quelli che ormai sono diventati gli “antichi mestieri”: sarti, meccanici, tornitori, fabbri, pellettieri, mobilieri.
La Regione Sicilia spende miliardi (dell’U.E.) per la formazione. Ovviamente conoscendo il committente (Mamma Regione) si capisce che il proposito non è di formare forze di lavoro ma … garantire ai politicanti dell’isola fonti da cui … attingere. 
In Sicilia tutto si scioglie, tutto sparisce. Perché non dovrebbero sparire gli “antichi … recenti mestieri ?”. 
Perché non dovrebbero sparire i fondi dell’Europa ?
 
 La crisi è evidente ma, il lavoro, in molte sue versioni non sembra mancare. Ciò che tutti constatiamo è che, persino in Sicilia, ci sono disponibili molti, moltissimi lavori da svolgere manualmente. L’Ordine dei Consulenti del Lavoro, nel primo trimestre del 2014, fa sapere che esistono 35.000 posti disponibili che però nessuno cerca e che nessuno vuole.
A sentire l’Ordine dei consulenti le gelaterie e le pasticcerie siciliane hanno forti difficoltà a trovare  dipendenti (circa 2 mila posti vacanti) disposti a lavorare nei loro laboratori.
Nel settore agricolo pare che sia difficile reperire lavoratori non specializzati negli allevamenti.
Nell’intero stivale pare che manchino 230 mila specialisti in informatica, tlc.

Su questo sfondo continua lo spreco del denaro pubblico per la “formazione” che non serve. Anzi che serve ai vari politicanti siciliani, che serve alle strutture macroscopiche create in questi decenni e che adesso non possono essere demolite perchè da noi i "lavori inutili"  servono per campare.

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