domenica 20 luglio 2014

Il Vangelo alla luce dei fatti di ogni giorno

MATTEO  9, 1-8
 IL FIGLIO DELL’UOMO HA POTERE SULLA TERRA DI RIMETTERE I PECCATI

9,1 ​E, salito in barca, passò all’altra riva; e venne nella sua città. 2​Ed ecco gli portavano un paralitico che giaceva a letto. E, vedendo Gesù la loro fede, disse al paralitico: Coraggio, figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati. 3​Ed ecco alcuni degli scribi dissero tra sé: Costui bestemmia! 4 ​E, vedendo i loro pensieri, Gesù disse: Perché pensate cose cattive nei vostri cuori? 5​        Cosa è più facile: dire: Ti sono rimessi i tuoi peccati, o dire: Sorgi e cammina?  6​  Ora perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha potere
sulla terra di rimettere i peccati, allora dice al paralitico: Sorgi, leva il tuo letto e va’ a casa tua. 7​ E, sorto, andò a casa sua. 8 ​Ora, visto ciò, le folle temettero e glorificarono Dio che aveva dato tale potere agli uomini.
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Brano del Vangelo di Matteo proclamato in questa domenica nelle Chiese di rito bizantino


Peccare, nel modo di pensare ebraico, significava fallire il bersaglio, non raggiungere il fine. 
I continui fallimenti di noi uomini ci avvolgono come un bozzolo, e alla fine ci paralizzano.
A tutti coloro che oggi sono "anziani", cresciuti prima del Vaticano II, nei catechismi e' stato rappresentato un Dio che giudica e punisce il male, punisce tutti i fallimenti degli esseri umani. Sono cresciuti col dovere di osservare la "legge", con la colpa di trasgredirla ad ogni pie' sospinto, e con la necessità di espiare. 
Dovere, colpa ed espiazione sono tipici di ogni re-ligione.

Ma il Dio cristiano non è legge, e' Amore.
Esistiamo  per amore, e ogni nostro "fallimento" è un fallimento dell'Amore, di cui l'Amore soffre.
L’Amore non accampa diritti: riconosce i bisogni dell’amato come diritti suoi e doveri propri.

Il Figlio è infatti venuto sulla terra per portare nel suo perdono quello del Creatore, quello dell'Amore.
Il Dio cristiano  non perdona perché ci siamo convertiti, ma possiamo convertirci a lui perché Lui per primo si converte a noi e con mitezza si addossa la colpa di averci abbandonati nei fallimenti.

Il Figlio dell’uomo invece di giudicare assolve, invece di condannare perdona, invece di punire espia in prima persona per gli altri.
Proprio per questo sarà giudicato, condannato e giustiziato sulla croce, da dove tutti ci assolve, perdona e libera.
Questo taglio, questa visuale secondo cui e' Dio che e' innamorato dell'uomo, lo cerca e lo perdona,  e non l'uomo che osserva regole, dottrine e catechismi per meritare un buon "giudizio" da Lui,  fa dire a molti che il Cristianesimo non e' una religione come le altre che esigono dal fedele sacrifici, per meritare ... ...



Il Vangelo mostra come la vita nuova sia essenzialmente perdono: la legge, le regole ci inchiodano al nostro male e ci paralizzano, il perdono invece ci risveglia e ci incammina verso la meta: "servire il prossimo".
Perdonare è miracolo più grande che risuscitare un morto. Lazzaro, una volta risuscitato, morirà ancora. Perdonare invece è nascere e far nascere a vita immortale.



Il Nazareno è venuto a portare il giudizio di Dio - ossia il suo potere di legiferare, giudicare e far giustizia-. E fa tutto questo nel perdono. Questo comportamento, per chi segue una religione (come scribi, farisei etc.) costituisce bestemmia,  ed invece per il Cristianesimo sblocca l’uomo dai fallimenti e dalle sue paralisi, ma inchioderà il Figlio dell’uomo sulla croce. 
Dio non e' quindi un giudice, un pubblico ministero, un pantocratore terribile, ma uno che preferisce soffrire purche' l'uomo stia bene, sia libero da qualsiasi laccio o impedimento.
La Chiesa è fatta, dovrebbe essere fatta, da coloro che hanno accolto questo perdono e lo accordano agli altri. Ci appare però -ancora dopo il Concilio- espressione di una qualunque religione.

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